L’eliminazione dell’ergastolo ostativo e la recente riforma della giustizia “vanno proprio nella direzione di distruggere quella che era la legislazione studiata soprattutto da Giovanni Falcone”, ha affermato Salvatore Borsellino intervistato da ANTIMAFIADuemila lo scorso 17 luglio, in occasione del sesto compleanno della “Casa di Paolo”, l’ex “Farmacia Borsellino”. Quest’ultima è stata adibita ormai da molto tempo a luogo di aggregazione e di formazione, e mira a fornire ai ragazzi in condizioni socio-culturali difficoltose strumenti validi per sottrarsi ad una realtà difficile, il fratello dell’ex magistrato ha rilasciato dichiarazioni nette ed inequivocabili.
Sono passati solo pochi giorni da quando la riforma della giustizia penale della ministra Marta Cartabia è stata approvata dal Consiglio dei ministri e ora attende di essere approvata in aula il 23 luglio. Punto decisivo del provvedimento è una forte revisione della riforma Bonafede del 2019, che aveva congelato la prescrizione. Ora viene imposto un tempo di decorso che non superi i due anni per il processo di appello, e un anno per il giudizio di Cassazione. Un timing che, se non viene rispettato, impone di fermare il processo e renderlo “improcedibile”.
“La riforma della giustizia è qualcosa di veramente osceno”, ha esordito il fondatore delle Agende Rosse, poiché introduce “un concetto che è quello di non poter procedere dopo due anni in un processo d’appello”, e dopo l’anno per quanto riguarda la Cassazione. Ciò “significherebbe che chi ha i soldi per potersi pagare gli avvocati al fine di allungare i tempi del processo ne verrà fuori, i poveri disgraziati, messi dentro per reati di poca entità, invece saranno processati”.
Per quanto concerne il tema dell’ergastolo ostativo, in merito al quale il 15 Aprile 2021 la Corte Costituzionale aveva disposto il rinvio del giudizio al 10 maggio 2022, dando così al Parlamento un congruo tempo per affrontare la materia, le parole di Salvatore Borsellino non sono state da meno. “Li stiamo veramente tradendo”, ha detto ai nostri microfoni, riferendosi alla norma introdotta proprio dopo le tragiche morti di Giovanni Falcone e di suo fratello. “L’ergastolo ostativo, la legislazione premiale per i collaboratori di giustizia, il 41 bis sono un insieme di norme che erano un’arma formidabile, se saputa usare nei confronti della lotta alla mafia, perché senza l’ergastolo ostativo non ci sarebbero i collaboratori di giustizia. Se un mafioso sa che, in qualche maniera, anche soltanto dissociandosi dalla mafia può venir fuori dal carcere, il mafioso accetta di fare il carcere”.
https://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/238-senti/85010-salvatore-borsellino-con-nuove-misure-sulla-giustizia-tradiamo-nostri-martiri.html#sigProId11a27c2cca
Infatti, per poter uscire dalle mura carcerarie, i boss mafiosi hanno la sola ed unica possibilità di collaborare con la giustizia, fornendo un preziosissimo contributo alla ricerca della verità. Se l’ergastolo ostativo venisse abolito, “un mafioso come Graviano potrebbe venire fuori dal carcere senza aver dato nessun contributo alla ricerca della verità e della giustizia come invece hanno fatto altri come Spatuzza, e come quei collaboratori di giustizia che, se non ci fosse stata una legislazione premiale, non avrebbero mai collaborato con la giustizia”.
Un’ultima menzione forte è stata rivolta anche alla Corte di Strasburgo che, con la sentenza emessa il 13 giugno 2019, ha stabilito come la legge sull'ergastolo ostativo violi “il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti”.
“La commissione Europea pretende di sindacare sulle sentenze emanate in Italia, quando nessuno stato in Europa ha una legislazione antimafia. Solo grazie a Falcone, Borsellino e La Torre abbiamo la legislazione più avanzata per la lotta alla mafia” ha concluso Salvatore, incalzando dunque su quei pilastri che, proprio in questi giorni, stanno rischiando di crollare rovinosamente, infangando la memoria di quei martiri della giustizia che, a costo del loro sangue, li hanno eroicamente edificati.
Foto © Davide de Bari
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