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Il ricordo del sindacalista che era scomodo per i Corleonesi

“Mio zio Placido era un contadino, dopo l’8 settembre aveva iniziato con altri giovani a fare la Resistenza contro il nazi-fascismo. In quel periodo ha acquisito una coscienza politica, che a Corleone non avrebbe maturato. Quando rientra a Corleone nel 1945, insieme ad altri sindacalisti siciliani, comincia ad organizzare i contadini. Nacque in Sicilia il primo grosso movimento antimafia, non solo di lotta, ma di cultura ed informazione. Spiegavano ai contadini i loro diritti per far evolvere la classe dei braccianti, nelle città veniva fatto con la classe operaia”. E' questa la “fotografia” di Placido Rizzotto, fatta dal nipote omonimo, figlio di Antonio, fratello del sindacalista scomparso il 10 marzo 1948.
Un uomo che ha fatto della lotta sociale uno stile di vita divenendo segretario della Camera del Lavoro di Corleone, presidente dei reduci e combattenti dell’Anpi, esponente del partito socialista e della Cgil.
In Sicilia il nuovo “nemico” da combattere era il latifondismo che opprimeva i lavoratori assumendoli solo su raccomandazione o per prossimità familiare e che vedeva l'interesse di Cosa nostra.
A capo della cosca di Cosa nostra vi era il primario dell’ospedale di Corleone, Michele Navarra, insieme ai suoi sodali tra cui spiccavano figure che avrebbero successivamente fatto la storia di Cosa nostra come Luciano Liggio, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
Anche contro di loro Placido Rizzotto aveva portato avanti una dura battaglia.
Con impegno, infatti, aveva convinto i contadini a far valere i propri diritti, organizzando occupazioni di terreni e combattendo per l’applicazione del “Decreto Gullo” che obbligava di concedere in affitto le terre incolte o malgestite alle cooperative contadine, dividendo in piccole parti i grandi latifondi.
Ma vi fu anche un ulteriore episodio che inasprì ulteriormente le tensioni tra i mafiosi corleonesi ed il sindacalista: Rizzotto umiliò pubblicamente Luciano Liggio, aggredendolo fisicamente e appendendolo all'inferriata della Villa Comunale.
La vendetta non tardò ad arrivare. Infatti, la sera del 10 marzo 1948 a Rizzotto gli fu tesa una trappola dal suo collega, Pasquale Criscione, colluso con Cosa nostra. Subito dopo, il sindacalista fu portato in un cascinale in Contrada Marvello, dove con l’aiuto di Pasquale Crisicone, venne picchiato a sangue per poi essere finito con tre colpi di pistola e lo gettò in una foiba profonda 50 metri di un diametro di 50 centimetri a Rocca Busambra.
L’unico testimone dell'assassinio fu il pastorello Giuseppe Letizia di 13 anni, che venne a sua volta ucciso con un'iniezione letale fattagli da Michele Navarra.
Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora giovane capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Leggio.
Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista, ma non il corpo. Nonostante questo, i tre furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
Durante gli anni i familiari di Rizzotto e la Cgil richiese a più riprese di trovare i resti del sindacalista.
Il 7 luglio 2009 furono ritrovati i resti del sindacalista, dopo lunghe e difficili ricerche da parte degli agenti della Polizia di Stato insieme a personale specializzato in interventi speleologici del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Palermo nelle foibe di Rocca Busambra con l’ausilio delle moderne tecnologie.
Grazie al confronto del Dna con i resti riesumati del padre Carmelo furono attribuiti con certezza i resti al sindacalista. Così il 24 maggio 2012 furono stati celebrati i funerali di Stato.
La memoria di Placido Rizzotto non è sempre stata scontata in passato, infatti fino agli anni ‘80 era solo uno dei tanti sindacalisti dimenticati e caduti nelle lotte sociali e lavorative nella Sicilia del dopoguerra. L’iniziativa del ricordo è partita da un gruppo di giovani e sostenuti dalla Cgil, rendendo così possibile recuperarne la memoria. Iniziative come questa hanno mostrato la loro importanza, perché permettono di far emergere importanti pezzi della storia del nostro Paese che altrimenti sarebbero dimenticati e ignorati.

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