È accaduto nel comune di Panguipulli, il giocoliere si chiamava Francisco Martìnez Romero
Ci troviamo dalla nostra Redazione a denunciare l'assassinio di un giovane artista giocoliere ambulante cileno, e il clima che si è generato a seguito della reazione sproporzionata delle forze di sicurezza cilene, il cui comportamento si addice più a forze di insicurezza e autoritarismo che a forze dell'ordine. Il fatto è avvenuto in pieno giorno davanti a decine di persone, provocando l'ira della gente in strada, oramai esasperata dagli abusi e dall’agire prepotente, repressivo, violento, e privo di criteri minimi nell'uso della forza, ed è stata praticamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La popolazione ha reagito dando fuoco al comune e attaccando un Commissariato. Entrambi gli edifici rappresentano il potere autocratico.
Per capire in profondità l’accaduto dobbiamo prima conoscere il contesto in cui si sono svolti i fatti:
1°) Rocío Caviedes - gemella della vittima - ha rivelato che suo fratello soffriva di schizofrenia, una condizione psichiatrica che non gli avrebbe causato mai problemi. Ha indicato che inoltre era zio del giovane caduto nel fiume Mapocho durante un’operazione della polizia nel corso di manifestazioni.
2°) Alcune testimonianze pubblicate da persone di Panguipulli nei social rendono noto che Francisco subiva intimidazioni da circa due settimane in modo costante e sistematico. Così come vengono intimiditi quasi tutti i testimoni oculari e loro familiari, e tutti coloro che hanno avuto qualche familiare ucciso, con l’evidente ed unico obiettivo che, per paura, desistano dal denunciare i Carabineros.
3°) Caviedes ha dichiarato anche che a suo fratello “non piacevano i telefoni, non aveva neppure rinnovato la carta di identità dopo averla persa, e quando il carabinero gli ha chiesto il documento sembrava che non glielo volesse dare, invece non lo aveva proprio”.
4°): Di fronte alla risposta negativa del giovane, l'ufficiale dei Carabineros ha sparato due colpi ai piedi, a terra, come avvertimento. Il giovane impotente si è scagliato contro chi gli aveva sparato. Il resto è già noto.
Alla morte di Francisco è seguita istantaneamente e spontaneamente una serie di incidenti nella città, infatti, il popolo si allinea in maniera naturale con gli oppressi e contro gli oppressori. Ci sono due fronti ben definiti ed inconciliabili. Questo è il clima che si respira, frutto della permanente e sempre più acuta oppressione, sotto questo governo fascista e nefasto che conta il 4% di consensi.
Durante le manifestazioni dei cittadini a Panguipulli, il comune è stato dato alle fiamme da persone che protestavano nella città. Attraverso i social sappiamo che sono state lanciate bombe molotov contro il commissariato di Carabinieros e il municipio, che hanno preso a fuoco completamente.
La forza dei Carabinieros si trova nuovamente nell'occhio del ciclone dopo questo nuovo assassinio del giovane giocoliere ad opera di un loro agente. Le reazioni non si sono fatte attendere e si chiede una "riforma" ed un intervento civile dell'istituzione diretta dal generale capo Ricardo Yáñez.
Francisco era un giovane di carattere pacifico - secondo molte testimonianze - che viveva per strada in tenda, perché non aveva un tetto, insieme ai suoi cani e si guadagnava da vivere facendo il giocoliere negli angoli della città.
Secondo il giudice Carlos Gajardo, le immagini di Panguipulli sono "terribili", e segnala inoltre la condotta senza criterio degli agenti: “L’uso delle armi da parte della polizia, alla quale è concesso il monopolio dell’uso della forza, dovrebbe essere con criterio e come ultima risorsa", ha detto. A sua volta, il suo collega, l'avvocato Jaime Bassa, ha segnalato che "abusi dell'uso della forza ed immagini come quelle di Panguipulli indicano che è urgente una riforma del corpo dei Carabinieros del Cile e costruire una nuova forza di polizia che rispetti le nostre garanzie e diritti basilari”.
Dal mondo politico chiedono delle misure. Per il senatore Alejandro Guillier, "le immagini degli spari a Panguipulli sconvolgono". "Una polizia corrotta ed un Governo delegittimato che non vuole intervenire ci fanno male come paese. Un 'controllo di identità' non dovrebbe finire così. Spero, per il bene del Cile, che si indaghi e venga fatta luce sui fatti”, ha affermato.
Indipendentemente dell'agire di Francisco che praticamente si è immolato lanciandosi contro il poliziotto, lui è stato vittima di una pressione sistematica - considerando la sua malattia - e di una politica di intimidazione che caratterizza questa istituzione fascista e al servizio del potere economico. Queste pratiche dittatoriali sono frequenti e possiamo citare decine di casi; pratiche mafiose che ci preoccupano e quindi le denunciamo.
*Foto di Copertina: You Tube
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