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SEREGNO. Il Sindaco Alberto Rossi sul caso Seregnopoli: una vicenda che divide in due la storia del comune brianzolo. «Il prima è un’epoca con cui ancora la città deve rappacificarsi. Il dopo lo stiamo costruendo». Nessun commento sul merito del processo.

A parlare è il Sindaco di Seregno Alberto Rossi, 36 anni, vincitore due anni e mezzo fa alle elezioni comunali per la ricostituzione della Giunta comunale commissariata per presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta dalla prefettura di Monza dopo l’ondata di misure cautelari ed interdittive che travolsero l’amministrazione retta da Edoardo Mazza.

L’inchiesta Seregnopoli ha così posto fine, il 26 settembre 2017, all’esperienza del sindaco forzista, indagato (e l’11 dicembre 2018 rinviato a giudizio) per abuso d’ufficio e corruzione urbanistica.

Secondo i pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, titolari dell’inchiesta, il sindaco Mazza avrebbe favorito prima del 31 maggio 2015 - insieme al vicesindaco Giacinto Mariani e al consigliere comunale Stefano Gatti e ad altri dipendenti comunali imputati altresì per abuso d'ufficio - il costruttore calabrese Antonino Lugarà (anch’egli inizialmente arrestato, ma il 9 ottobre 2017 rilasciato per problemi di salute) nell’iter di una pratica amministrativa presentata in Giunta da una società a lui riconducibile, la G.A.M.M. Srl.

Pratica che prevedeva la riconversione funzionale di un fabbricato produttivo dismesso (di proprietà della G.A.M.M.) nell’area Ex Dell’Orto di via Valassina, per consentire la realizzazione di un centro commerciale. In cambio - sempre secondo l’accusa - Mazza avrebbe beneficiato di un certo numero di voti alle elezioni comunali che lo avevano visto trionfare al ballottaggio del 14 giugno 2015.

Non solo. Tra gli "atti contrari ai doveri d'ufficio" ravvisati nel capo d'accusa per corruzione elevato a carico di Mazza in concorso con Lugarà e Gatti, i pm contestano anche l'approvazione di un nuovo Pgt, entrato in vigore in data 28 giugno 2014 (Mazza era allora assessore all'Urbanistica al Comune di Seregno), che consentiva - a determinate condizioni - la modifica della destinazione d'uso di fabbricati dismessi (guarda caso come quello dell'area Ex Dell'Orto), "ampliando" così le possibilità di intervento sugli stessi. Schema che, va detto, non rappresenta certo una novità. E che, anzi, da decenni si vede replicare, attraverso il perverso connubio tra imprenditoria, politica e - il più delle volte - organizzazioni criminali, nella Brianza delle speculazioni edilizie e della cementificazione selvaggia.

Ad oggi - va precisato - non c’è stata nel processo alcuna contestazione di reati di matrice mafiosa. Però, sta di fatto che il 26 settembre 2017 vengono arrestati nell’ambito della stessa operazione altri dodici soggetti indagati a Cantù (insieme ad altri soggetti già sotto processo) per associazione mafiosa o per reati aggravati dalla finalità mafiosa. Inoltre, il fatto che Lugarà fosse sospettato di collegamenti con alcuni esponenti della locale di ‘Ndrangheta di Mariano Comense, ha dato adito nell’opinione pubblica a non poche riflessioni. Abbiamo dunque pensato di condividerle col sindaco Rossi, che - lo ricordiamo - il 10 giugno 2018 vinceva il ballottaggio col sostegno di Pd e delle liste civiche “Cambia Seregno” e “Scelgo Seregno” ottenendo il 54,21% dei voti.

Sindaco, a suo giudizio, in che misura il problema delle lobby dell’edilizia e della corruzione in materia urbanistica incide sulla forza delle mafie in Brianza?
«Sono 24 le operazioni antimafia negli ultimi 30 anni in Brianza: questo dato definisce in maniera evidente il radicamento del fenomeno mafioso, che ha nell’edilizia uno dei suoi ambiti privilegiati. È chiaro che una fattiva cultura della legalità e della trasparenza delle amministrazioni sia un argine imprescindibile per evitare fenomeni corruttivi (di “abuso di potere delegato per fini privati”, secondo la definizione di Transparency International).»

Lugarà, ma anche altri costruttori - va ricordato - si sono mostrati molto invasivi nei lavori della Giunta seregnese, e - secondo l’accusa - gli amministratori pubblici avrebbero dato luogo a comportamenti a dir poco accomodanti, se non di esplicito favoritismo, nei loro confronti. Se nel processo si accertasse l’illegittimità della pratica di Lugarà, dal consulente dell’accusa ritenuta «in variante» al Pgt, e quindi da adottarsi e approvarsi in Consiglio comunale (anziché dalla Giunta, com’è invece stato fatto nell'intento - secondo l'accusa - di "velocizzarla"), ci troveremmo di fronte - al di là dei profili penali - anche ad una grave violazione del dovere costituzionale di «disciplina e onore» che dovrebbe sempre fare carico ai titolari di funzioni pubbliche.

Com’è possibile arginare fenomeni di sistematica anteposizione degli interessi del privato al bene pubblico?
«Non entro, evidentemente, in valutazioni su fatti attualmente materia di processi in corso. In generale, credo che sia soprattutto una questione di far crescere il senso di responsabilità sia individuale, che comporta – per chi ricopre determinati ruoli – il rispetto di altrettanto determinati comportamenti, sia collettivo, inteso come partecipazione alla vita politica del territorio anche attraverso gli strumenti di controllo messi a disposizione dalla normativa.»

Lugarà aveva anche un infiltrato nella Procura della Repubblica di Monza, un funzionario addetto all'ufficio smistamento notizie di reato di nome Giuseppe Carello, accusato - anche alla luce delle intercettazioni - di aver rivelato l'esistenza di indagini in corso sui dirigenti della Giunta a Lugarà, il quale poi li informava e chiedeva a Carello altri chiarimenti. Lei cosa ne pensa?
«Come ho già detto, con senso di rispetto per il lavoro dei magistrati, non commento fatti attualmente materia di processi in corso.»

Come ha reagito il Comune di Seregno a questo scandalo? Una Giunta commissariata, un intero Consiglio comunale dimissionato, una cittadinanza ormai privata della fiducia nelle istituzioni a lei più vicine. Qual è la sua opinione in proposito? Cosa ha fatto il Comune di Seregno, una volta che Lei ne prese le redini nel 2018, per rinascere, anche politicamente?
«Per Seregno, le vicende del 2017 sono decisamente uno spartiacque tra un prima ed un dopoIl prima è un’epoca con cui ancora la città deve rappacificarsi: occorrerà tempo e, ritengo, occorrerà acquisire definitivamente la verità così come emergerà dai processi in corso. Il dopo lo stiamo costruendo.

La mia elezione è stata resa possibile dalla sinergia di molte persone che hanno scelto di mettersi in gioco in un contesto per nulla facile: quanti si sono candidati con me, quanti mi hanno sostenuto hanno espresso la determinazione a che la città voltasse pagina. Voltare pagina soprattutto come stile di impegno nell’amministrare la cosa pubblica. Il resto lo stiamo costruendo con l’impegno la presenza e la partecipazione di ogni giorno.»

La gestione da parte di amministratori locali compiacenti è abbastanza evidente nella vicenda Seregnopoli. I magistrati parlano proprio di un asservimento di pubblici ufficiali all'interesse dei costruttori. È d'accordo?
«Come ho già detto, con senso di rispetto per il lavoro dei magistrati, non commento fatti attualmente materia di processi in corso.»

Come le sembra abbia reagito la comunità? C'è interesse o indifferenza per il processo in corso?
«Come ho detto, c’è una ferita profonda che deve rimarginarsi. La cittadinanza, secondo me, segue le vicende processuali con attenzione, cercando di capire cosa realmente è accaduto per poterlo poi iscrivere chiaramente nella storia della nostra comunità».

Tratto da: wordnews.it

Foto © Imagoeconomica

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