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Il 9 novembre è uscito in tutte le librerie “Il pedone e la regina”, il nuovo romanzo di Domenico Rizzo nonché terzo capitolo e atto conclusivo della cosiddetta “Trilogia di Risi”.
Ancora una volta il protagonista del romanzo è il giudice Andrea Risi, la cui lunga esperienza siciliana, concentrata sulla lotta alla criminalità organizzata siciliana e in particolare sulla ricerca del boss superlatitante Michele Caparra, trova dunque in questo romanzo la sua conclusione, tra colpi di scena, vecchi e nuovi protagonisti, trame oscure e indagini difficili che avvengono in Sicilia ma che a momenti spaziano anche ben al di là dell’isola e dell’Italia, sconfinando nella lontana Svizzera.
Meritevole di approfondimento è la parte della trama che ricostruisce la vicenda realmente accaduta riguardante la morte dell’urologo Attilio Manca, avvenuta a Viterbo l’11 febbraio 2004, sulla quale da anni aleggiano oscure ombre riguardanti il reale svolgimento degli eventi.
Per l’ennesima volta, Domenico Rizzo ricostruisce, attraverso i suoi racconti e i suoi personaggi fittizi, spaccati realistici della storia della nostra nazione e di eventi che hanno caratterizzato l’eterna lotta tra la magistratura e le organizzazioni criminali.
La prefazione del romanzo è stata curata dal giornalista e scrittore siciliano Luciano Mirone.
“Il pedone è la regina” è acquistabile o prenotabile in tutte le librerie e nei maggiori siti di vendita online (Amazon, Feltrinelli, etc..)

Dati romanzo:
Editore: Albatros il filo
Pagine: 318
Lingua: Italiano
Prezzo di copertina: € 14,90
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L’intervista all’autore

Siamo al terzo capitolo e alla conclusione della cosiddetta “Trilogia di Risi”. Quali sensazioni provi nel vedere completata la tua opera?
Io, a distanza di anni, ancora mi emoziono quando, girando per il web, mi imbatto nel mio primo romanzo in vendita su Amazon o in altri store di vendita online, quindi lascio immaginare quale sia la mia soddisfazione nell’essere arrivato alla conclusione di questo percorso. Sono felice di aver avuto l’occasione di completare quest’opera che solo qualche anno fa non avrei mai pensato nemmeno di iniziare. A questo proposito vorrei ringraziare la Albatros editore che ha creduto in questo progetto fin dall’inizio.

il padrone e la regina domenico rizzo vert autoreIn precedenti interviste in cui presentavi i tuoi romanzi hai definito “L’imperatore dei limoni” come un romanzo con dei connotati riflessivi e conoscitivi, mentre “Cuore avvelenato” come una storia dai ritmi molto piu’ alti, simili a un film d’azione. E il pedone e la regina che format presenta?
Siamo al “gran finale”. La trama è un susseguirsi di tensioni conseguenti alle situazioni che si verificano e che fanno intuire quanto la resa dei conti si avvicini, una resa dei conti che coinvolge tutti i protagonisti in una serie di eventi che portano (spero) il lettore a sfogliare velocemente le pagine per sapere come va a finire.

Quali vicissitudini affronterà il giudice Risi in questo libro?
Il giudice Risi vive inizialmente una situazione di stallo. La mafia da anni ha praticato la strategia della sommersione non facendo piu’ “sentire la sua voce”; in procura, dove lavora, ha a che fare con colleghi che non apprezzano la fama di ottimo magistrato che lo circonda e si dimostrano invidiosi e scostanti. Tutto questo fino a quando un incontro inaspettato lo porta a una pista valida su alcuni movimenti del boss Michele Caparra, latitante da anni e capo indicusso dell’organizzazione mafiosa.

Oltre a narrare il lavoro del giudice Risi, “Il pedone e la regina” ruota intorno a una vicenda realmente accaduta. Ovvero la morte dell’urologo Attilio Manca, alla cui memoria oltretutto tu hai dedicato il libro. Cosa ti ha spinto a questa scelta?
Mi ha spinto l’affetto che provo da anni per la famiglia Manca ed il desiderio di accendere, nel mio piccolo, un riflettore su questa assurda vicenda che grida giustizia da anni; un grido fino ad’ora inascoltato. La vicenda di Attilio Manca, e questo vorrei sottolinearlo, oltre al dolore che si prova nel conoscerla, mi porta a una riflessione tanto amara quanto reale: La mafia non guarda in faccia nessuno e può in qualsiasi momento colpire chiunque di noi e rovinare la vita delle nostre famiglie. Attilio Manca non era un magistrato, un carabiniere o un poliziotto. Queste categorie, con coraggio, affrontano il nemico consapevoli di rischiare la vita. Un medico no. Un medico, cosi come un postino, un idraulico o un panettiere, vuole solo svolgere al meglio il proprio lavoro. Nel caso di Attilio Manca, questa passione è stata la sua condanna a morte e io spero con tutto il cuore che un giorno la famiglia Manca possa ottenere giustizia in qualche aula di tribunale.

La nemesi immaginaria del giudice Risi è il potentissimo boss Michele Caparra di cui tu sottolinei l’impunità e la lunga latitanza, favorita spesso da contatti continui e accordi con apparati deviati delle istituzioni ed entità trasversali rispetto al lavoro dei magistrati e alla latitanza dei mafiosi.
Nella realtà, quanti omicidi sono stati progettati con l’ausilio di talpe interne a organi istituzionali? Quante latitanze sono state organizzate con garanzie di impunità conseguenti a oscure trame o patti tra la mafia e apparati deviati delle istituzioni? La stessa esistenza secolare della mafia sarebbe potuta essere cosi’ longeva senza la copertura di altre entità interessate a questa esistenza? Non credo di avere scoperto l’acqua calda nel narrare certe situazioni, ma ho voluto parlarne perchè è un aspetto della vita della mafia che va sottolineato.

In questo romanzo descrivi anche il lavoro di una categoria che spesso viene ignorata o trattata con superficialità, ovvero gli uomini delle scorte.
E’ un mio personalissimo omaggio e una piccola luce che ho voluto accendere sui tanti ragazzi che hanno dato la vita per proteggere uomini a rischio e a quelli che ancora oggi lo fanno. Spesso, troppo spesso, i riflettori mediatici si accendono (giustamente) sui rischi che corrono i magistrati sotto minaccia, senza che questi stessi rischi siano considerati ed evidenziati anche per quei ragazzi che li accompagnano e che spesso la mattina escono di casa pregando di ritornarvi la sera.

Con la conclusione della “Trilogia” che farai? Hai altre idee in mente?
Ho in mente un progetto del quale ho appena iniziato a delinearne i lineamenti e a cui inizierò a lavorare in maniera piu’ conceta a breve. Per ora mi godo la conclusione della “Trilogia di Risi”, sperando con tutto il cuore che il finale soddisfi la curiosità e la passione di chi lo leggerà.

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