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di Lara Sciascia
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
E lui di certo paura non aveva, gli altri che lo hanno condannato in vita alla solitudine, che hanno polemizzato contro la sua coraggiosa verità, loro si che avevano paura.
Gli altri che hanno “trattato” la sua morte avevano paura.
Gli altri che non gli hanno concesso di indagare sull’attentato del suo amico Giovanni e nemmeno di essere sentito sui fatti che solo lui poteva sapere.
Fatti che, in attesa di essere sentito, ha potuto solo scrivere su un’agenda, quell’agenda rossa presente sulla scena di un crimine non tutelata, in quel caos di sirene, fumo e pezzi di cadavere, tutta Palermo si aggirava confusa, smarrita, sconfitta e vittoriosa e tra quei pezzi di carne diventati subito anime gloriose, qualcuno freddamente cercava solo quegli appunti degli ultimi giorni del giudice Borsellino.
E li ha sottratti per sempre alla verità e alla giustizia che questo bel Paese aspetta da tanto troppo tempo.
Italia che quindi rimane dentro le sabbie mobili di un sistema traviato in cui un uomo che ha svolto il suo dovere sino alla fine, anche e soprattutto in quei cinquantasei giorni, quel tempo che lo separava dalla morte dell’amico Giovanni sino alla sua fine, in cui ha continuato a cercare la verità, a fare il suo dovere, il suo mestiere, è per noi un eroe.
Certo un eroe, per aver fatto il suo dovere senza piegarsi mai, straordinario non intessere ragnatele di protezione per evitare la morte piuttosto che salvare l’onore di uomo di giudice di padre di siciliano tutto d’un pezzo, normale? No: eccezionale.
E in tutti questi anni? Noi? Davvero siamo consapevoli delle grandi personalità che hanno amato, curato, protetto e che avrebbero voluto rendere migliore la nostra terra? Qualche illustre celebrazione, qualche bel discorso istituzionale, ormai anche cinguettato, postato dai vari leader del momento e poi?
A me viene da pensare a quella giovane collaboratrice che si affidò al giudice Borsellino e che, dopo la sua morte, dopo una settimana, si lanciò da un palazzo in cui viveva protetta. Ecco noi, spesso in molti, siamo ancora su quel davanzale a fare il nostro dovere ma impietriti nel fare quel passo in più, non per fare il volo di quella ragazza ma per volare dentro a delle vite migliori.

Ad Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina, volati per amore del semplice dovere con lui, Paolo Borsellino.
Vi amiamo ancora.

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