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di Piero Innocenti
Si è tornati a parlare di cocaina alcuni giorni fa con alcune stimolanti riflessioni di Beppe Severgnini (cfr. Corriere della Sera del 5 settembre scorso, pag.30) che ha, tra l’altro, ricordato come “la cocaina, un tempo era la droga dei ricchi viziosi; oggi è alla portata di tutti e rischia di fare grossi danni,soprattutto alle nuove generazioni”; una droga che provoca “euforia eccessiva, mancanza di controllo, aggressività”.
Ormai lo spaccio di stupefacenti è sostanzialmente incontrollabile e a poco servono le “retate” di ogni fine settimana che poliziotti e carabinieri fanno arrestando alcune decine di pusher nelle Città Metropolitane che, sistematicamente, poco dopo la convalida degli arresti da parte del gip, tornano in libertà a ricominciare il “lavoro” interrotto, infischiandosene di essere riarrestati anche solo dopo qualche giorno o qualche ora.
I consumatori, molti, di “polvere bianca” si sono assicurati in diversi casi anche il servizio di consegna a domicilio, attività che viene svolta con sollecitudine e puntualità anche utilizzando i monopattini.
Che la politica nazionale antidroga (ma anche internazionale) continui ad essere un mezzo fallimento non è una grossa novità e questa situazione è solo parzialmente attenuata dalla diligente azione di contrasto delle forze di polizia spesso scoraggiate per quanto accade successivamente al loro intervento repressivo.
Basterebbe leggere con un po’ di attenzione (cosa che fanno in pochi) le relazioni annuali della DCSA (l’ultima, con i dati del 2019, pubblicata a fine giugno scorso) sulla situazione del narcotraffico in Italia, con focus anche sulla situazione di altri paesi, in particolare quelli produttori di stupefacenti, per avere un quadro decisamente allarmante.
In realtà, il narcotraffico fa comodo a molti paesi e a molti politici perché la loro sopravvivenza è garantita dal denaro sporco che ricevono dai trafficanti.
A distanza di oltre mezzo secolo dall’inizio di quella che pomposamente fu indicata come la “guerra alla droga”, l’estensione delle colture di foglia di coca in Colombia, Bolivia e Perù, è addirittura aumentata, così come in Afghanistan sono aumentate le piantagioni di papavero da oppio. E tutto questo nonostante le tanto pubblicizzate eradicazioni (fatte manualmente o con l’aspersione aerea di diserbante) di più o meno estese coltivazioni di coca che puntualmente ricrescono pochi mesi dopo per una produzione stimata annua di oltre mille tonnellate di cocaina.
In Italia, nel 2019, sono state sequestrate 8,2ton (record decennale) di cocaina mentre quest’anno, già a metà settembre, sono già state intercettate oltre 8,5ton. In tutta l’UE, nel 2017 (ultimo dato disponibile nell’attesa dell’annunciata relazione dell’EMCDDA per il 22 settembre p.v.), sono state bloccate poco più di 140 ton di cocaina con i sequestri più consistenti nei porti del Belgio (44,75ton), della Spagna (40,96ton), della Francia (17,5ton), dell’Olanda (14,62ton).
Un commercio che, come abbiamo ricordato più volte, genera ingentissimi profitti usati dai trafficanti per accrescere la loro ricchezza attraverso investimenti nei vari continenti e assicurandosi, attraverso la corruzione di politici e funzionari pubblici, un contesto territoriale favorevole anche per altre attività illecite.

Tratto da: liberainformazione.org

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