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di Lara Sciascia
Caro dottor Falcone,
era sabato anche ventitré anni fa... erano le 17.58.
E per tutto questo tempo, nonostante le letture sulla sua vita e sulla sua morte, ho fissato all’ora di pranzo il momento in cui apprendevo del suo assassinio. Solo stamattina, di fronte all’ennesima lettura, mi son fermata sull’orario della strage ed ho compreso che la mia mente per tutti questi anni ha condizionato il ricordo. La voce di mio padre che per telefono mi annunciava che sarebbe rimasto in servizio oltre l’orario programmato, perché avevano ucciso il giudice Falcone e la moglie e gli uomini della scorta, aveva creato un vuoto, un cratere attorno alla speranza, talmente profondo da inghiottire, da subito, l’esatta collocazione temporale di quel lampo, spostandolo, anticipandolo all’ora di pranzo, al momento più pieno della giornata e a quell’epoca era il momento dello stare insieme.
Adesso mi piace immaginarla seduto dietro una scrivania, dietro la nube del suo sigaro, dietro una spiaggia, davanti al mare, davanti alle nostre emozioni, e sopra di lei una dimensione senza nord, sud, est o ovest, solo cielo, e nel frattempo ci scrive questo:
“Caro mio bel Paese,
violentato dalla mala gestione, dal cinismo politico, hai sfidato l’illegalità con trattative varie e lobotomizzato con distrazioni altrettanto varie. Avete smesso di chiedervi dove io fossi arrivato.
Fate in modo che il passato non rimanga una lezione inascoltata, che il sangue che entra dentro la storia non si secchi troppo in fretta.
I volumi della verità risiedono dentro le mura sorvegliate dai fucili dell’ignoranza arrogante. Abbatteteli.
Vivete in tempi pieni di giorni già decisi.
Solo menti oscure non possono comprendere l’inadeguatezza della dimensione umana dell’indifferenza. E poi ci sono le menti raffinatissime...
Quando qualcosa è giusto deve esistere, non ci sono ma o forse, deve realizzarsi ciò che è giusto.
Fate in modo che le vostre vite non siano immobili, che i vostri ideali camminino sulle gambe delle vostre azioni e non consentite che invece diventino polvere. La polvere con cui mi hanno ucciso.
Ho lottato finché ho potuto.
Non dimenticatemi.
Neanche un giorno.
Neanche un attimo.”
Ecco... penso che il giudice Giovanni Falcone oggi ci parlerebbe così...

Lara Sciascia

Foto © Shobha

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