di Lorenzo Tosa
C’è la Sicilia di Nello Musumeci che respinge, intossica l’aria, umilia gli ultimi, che “usa Dio per terrorizzare la gente” (cit. Papa Francesco).
E c’è la Sicilia e la Chiesa di don Lorenzo Russo, giovane parroco di Siracusa. Che, dopo la folle ordinanza della Regione sui migranti, decide di prendere virtualmente carta e penna e rivolgersi direttamente ai suoi fedeli.
“Scrivo ai miei parocchiani, a quanti tra questi oggi gioiscono per l’ordinanza di Musumeci convinti da domani di essersi liberati del problema delle migrazioni, a quanti osannano scelte politiche che non fanno il bene dei poveri di questo mondo ma guardano solo al proprio interesse.
A voi dico: non venite a Messa, state perdendo tempo! Non giova a nulla battervi il petto, ascoltare la Parola del Vangelo, nutrirvi dell’Eucarestia. La vostra ipocrisia vi precede. Chiedete coerenza a chi vi circonda, imparate voi ad essere coerenti con la fede che dite di professare. Sennò saremo solo come i “sepolcri imbiancati” di cui parla Gesù: che si lasciano ammirare dalla gente per la loro bellezza esteriore, ma che all’interno custodiscono solo odore di morte". Non c’è bisogno di credere alcun Dio per apprezzare queste parole. È necessario essere umani per farle e sentirle proprie.
Foto © Imagoeconomica