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giangrave barbaradi Aaron Pettinari
E' il caso della giornalista e scrittrice siciliana Barbara Giangravè che da due anni attende il premio di 10mila euro

Il nostro mestiere ci impone delle regole ben precise, soprattutto per quanto riguarda i tempi. Alcuni di noi lasciano le redazioni giornalistiche per passare alle case editrici e diventare scrittori. È questo il caso di Barbara Giangravè, giornalista e scrittrice siciliana che, due anni fa, vinse il Premio Letterario Nazionale Augusta con il suo primo romanzo: “Inerti”.
La notizia, ovviamente, non è questa. La notizia, già resa pubblica da Il Post lo scorso febbraio, è che Barbara non ha mai ricevuto i soldi del sopra citato premio, che fu salutato da Repubblica come una novità assoluta nel panorama letterario italiano sia per la consistenza dell’assegno (10mila euro) che per il fatto di essere riservato esclusivamente a scrittori esordienti e alla loro opera prima.
Il Premio Augusta, che prendeva il nome dall’omonima associazione di Torino, inoltre, vantava patrocini illustri: il Comune (di Torino, per l’appunto), la Regione Piemonte, il Salone Internazionale del Libro e l’Istituto Treccani.
Lo scorso febbraio, come dicevamo, il giornale diretto da Luca Sofri, sollevò il caso del mancato pagamento. Contattò i responsabili e ottenne le risposte dell’associazione Augusta, del Comune di Torino, ma non della Regione Piemonte, né del Salone Internazionale del Libro e dell’Istituto Treccani.
Risultato? In uno scarno comunicato stampa diffuso dall’associazione Augusta, la presidentessa Manuela Fusto scriveva: “L’associazione si farà carico, in via pubblica e in via personale, di adempiere ai pagamenti non ancora effettuati (…). L’associazione chiede venia per i ritardi oltre data stabilita che non sono dipesi da volontà della stessa ma da ritardi di pagamenti da parte di Enti per cui ha lavorato, dal ritiro di sponsor a programma già avviato e, soprattutto, dall’impossibilità di percepire introiti dagli eventi che l’associazione aveva in programma presso la propria struttura sita in corso Moncalieri 18 durante un arco di tempo che copre le edizioni del premio e che, purtroppo, dura ancora oggi. Nell’attesa che le situazioni sopra citate si sblocchino e come dichiarato, l’associazione si fa carico del ritardo e provvederà a far sì che lo stesso possa non dilungarsi oltre misura; per quanto riguarda le tempistiche l’associazione non può far fede, quindi, a date precise ma, rinnovando le nostre scuse, ci rendiamo disponibili a risolvere questa spiacevole situazione restando dalla parte dei Autori”.
A distanza di nove mesi abbiamo contattato Barbara Giangravè nella convinzione che il caso si fosse definitivamente chiuso. Questo è quello che ci ha detto: “Non ho mai ricevuto un solo centesimo di quei soldi. Non dico di avere perso le speranze, ma sicuramente ho imparato una grande lezione. Il blasonato mondo dell’editoria italiana non è in crisi solo perché l’Italia è un Paese in cui tanti scrivono ma pochi leggono. È in crisi anche perché certi personaggi si permettono di fare esperimenti sulla pelle degli scrittori. Non ho dovuto pagare alcuna quota per partecipare al Premio Augusta né costringere la casa editrice a spedire decine di copie per la giuria, ma sono stata costretta, per ben due volte, a recarmi in città e in regioni diverse per prendere parte a due cerimonie di premiazione che, di fatto, non mi hanno mai premiata”.
Già, perché Barbara fu finalista della prima edizione del Premio Augusta, nel 2016, e della seconda, nel 2017, quando lo vinse. Nel frattempo sarebbero maturati anche gli interessi. Tenuto conto del precedente difficile dire se saranno riconosiuti o meno, ma a due anni di distanza sarebbe già molto sapere se, prima o poi, il Premio sarà pagato e, soprattutto, da chi.
All’associazione Augusta, al Comune di Torino, alla Regione Piemonte, al Salone Internazionale del Libro e all’Istituto Treccani l’ardua sentenza.

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