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di Salvo Vitale
Sembrano stringere i tempi in cui qualcuno ha deciso che la Pizzeria Impastato deve chiudere. Le vicende sono iniziate almeno quarant’anni fa, quando uno dei suoi due titolari, Luigi Impastato, venne investito da una macchina poco dopo essere uscito dalla sua pizzeria, dopo la chiusura. Su questa morte, avvenuta incidentalmente di notte, sull’asfalto, secondo la ricostruzione ufficiale e secondo la testimonianza della donna che ha investito Luigi, non è stata mai fatta una definitiva chiarezza ed è rimasto il dubbio che potesse trattarsi di un delitto, deliberatamente voluto dal clan Badalamenti per potere eliminare una sorta di scudo di protezione che Luigi garantiva a suo figlio Peppino .Un anno dopo la morte di Peppino, allorchè Giovanni Impastato era candidato nelle liste di Democrazia Proletaria alla Camera dei deputati, avvenne un altro grave fatto: i due cani che Giovanni teneva all’esterno del negozio, che è ubicato in aperta campagna, vennero dallo stesso Giovanni, andato al mattino ad aprire il negozio, trovati uccisi a colpi di pistola: un chiaro atto intimidatorio e un invito palese a desistere dalla campagna di difesa della memoria di Peppino, portata avanti da Giovanni e dai suoi compagni. Passarono alcuni anni e un’altra mattina (1996) Giovanni trovò la porta e la facciata del suo negozio spruzzate di vernice rossa, che sembrava sangue. Anche allora le indagini su questi improvvisati imbianchini non arrivarono a nulla. Altri anni ancora e nel 2011 un violento incendio distrusse parte del locale. Qualcuno allora espresse dubbi sulla matrice dolosa dell’incendio, secondo un rituale tipico che cerca sempre di assolvere i mafiosi e penalizzare le vittime, ma i danni non hanno impedito una paziente ricostruzione del locale. E’ seguito, nel passato settembre un severo controllo dei vigili urbani e della guardia di Finanza, mentre il locale era stato chiuso, dopo la stagione estiva, per lavori di ristrutturazione, legati soprattutto alla rimozione di lastre di eternit in una parte del tetto. L’ispezione ha fatto seguito a una lettera anonima inviata ai vigili urbani di Carini e ha rilevato che le licenze rilasciate a Giovanni Impastato e, prima ancora a suo padre, erano state erroneamente rilasciate dal Comune di Cinisi, poiché a seguito di un controllo sui confini, è stato rilevato che la Pizzeria Impastato è sita in territorio di Carini. Stranamente l’episodio è stato reso noto dopo due mesi, con una serie di imprecisioni giornalistiche da cui si può facilmente rilevare che, da parte di chi ha dato le informazioni, c’era la non celata intenzione di stendere il sospetto d’illegalità su chi per oltre quarant’anni ha portato avanti una convinta battaglia di legalità in tutte le scuole e le Associazioni non solo d’Italia. impastato giovanni Non era vero infatti che il locale è stato chiuso per un’ordinanza, in quanto era già chiuso per lavori interni, così come le accuse di scontrini non regolari sembrano irrisorie o prive di riscontro e l’accusa di abusivismo edilizio è falsa e determinata solo dal fatto che le licenze sono state chieste e rilasciate dal Comune di Cinisi e non da quello di Carini. In pratica è stato posto in atto un preciso disegno di delegittimazione del personaggio. E infine l’ultimo episodio la sera dell’11 novembre 2019, allorchè ignoti, approfittando del cantiere ancora aperto per lavori che avrebbero dovuto essere completati in settimana, si sono introdotti da una porta del retro del locale, hanno dato fuoco a un pensile, dopo averlo ridotto a pezzi e hanno acceso altri focolai. Solo l’attenzione di un passante che ha visto il fumo e ha avvertito la famiglia e il conseguente intervento dei vigili del fuoco hanno limitato i danni e impedito che il fuoco potesse arrivare alle bombole per una possibile esplosione. La conclusione di questa lunga storia, che negli ultimi tempi sembra avere accelerato il ritmo, può essere legata al tipico canone dell’intimidazione mafiosa, o all’intenzione, portata avanti col metodo Buscetta, ovvero di servirsi dell’intervento dello stato per avere ragione dei propri nemici, di far chiudere in un modo o nell’altro il locale, per motivi non ancora individuati. Inutile dire la rituale frase delle indagini che procedono a trecentosessanta gradi, in quanto su tutto quello che è successo presso questa pizzeria indagini serie non ne sono mai state fatte. Eppure, è proprio in questo locale hanno parlato Pietro Grasso, Francesco Forgione, Francesco La Licata, Umberto Santino e tanti altri che rappresentano il mondo più impegnato dell’antimafia.

Da parte di tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila rivolgiamo solidarietà e vicinanza a Giovanni Impastato.

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