di AMDuemila
Stipulato nel 1973 al Cairo da un rappresentante dell’OLP e due ambasciatori italiani
Tra Italia e OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) ad inizio degli anni ’70 c’è stata una stretta di mano fatta sottobanco tra le stanze dell'ambasciata italiana al Cairo. Un patto segreto mai scritto e finora sempre smentito dalle parti coinvolte. Ma oggi con il nuovo libro “Arafat Il sovrano senza stato” (Castelvecchi editore) della giornalista e scrittrice Stefania Limiti quell’accordo sembra aver finalmente la conferma che sia esistito. Si tratta del Lodo Moro, un accordo che prevedeva da parte palestinese la garanzia di non compiere attacchi terroristici in suolo italiano (erano gli anni in cui in Europa i palestinesi si erano macchiati di violente azioni criminali ai fini della loro causa) a fronte di una 'copertura' legata agli interessi e ai traffici d'armi nel nostro paese dei palestinesi in lotta contro Israele. La prima seduta bilaterale tra il rappresentate dell’OLP Said Wasfi Kamal, e due diplomatici italiani, Ranieri Tallarigo e Concetta Di Stefano in Grignano, secondo la scrittrice, avvenne nell’ottobre del 1973 (l’anno seguente alla strage di Monaco compiuta da Settembre Nero). “L’uomo dell'Olp dice ai suoi ospiti: 'Siamo pronti a siglare un'intesa: voi ci ridate i cinque fedayn arrestati a Roma nel gennaio, noi non colpiremo obiettivi israeliani sul vostro territorio'. - scrive la Limiti nel libro - La stretta di mano è̀ scontata: l'accordo conviene a tutti".
Stando alla ricostruzione della Limiti qualche giorno dopo quell’incontro la scena si spostò alla Farnesina dove i diplomatici si incontrarono con il vicequestore Silvano Russomanno, direttore della Divisione Sicurezza Interna. "Non esiste un resoconto della riunione ma, a grandi linee, è anche così che prende forma il Lodo". Che l'autrice rivendica come "nient'altro se non un capitolo di attuazione della linea politica di Aldo Moro". Sul banco della trattativa l'Italia pose "incolumità̀, assistenza anche attraverso borse di studio ai giovani palestinesi, una sede di rappresentanza a Roma, in cambio della pace garantita sul nostro territorio". Ricordando che "tutto si tiene dentro una cornice ideologica che riconosce il diritto di quel popolo ad attuare una strategia di resistenza e a salvaguardare la nostra sicurezza nazionale". Un patto che, citando le parole di Stefano Giovannone, capocentro del Sismi inviato a Beirut da Aldo Moro garantì 'sette anni di tregua’, fino al 1980. Nell’estate di quell’anno avvenne la strage alla stazione di Bologna, uno dei tanti misteri irrisolti della storia d’Italia. E proprio della bomba esplosa quella mattina del 2 agosto si parla brevemente nel volume della giornalista. A riferire sul punto è il francese Frédéric Laurant, assistente di François de Grossouvre assegnato alla Presidenza della Repubblica per sovrintendere ai problemi di sicurezza nazionale. "Non avevate avuto nessun sentore di un possibile coinvolgimento dei palestinesi nella strage di Bologna?" gli viene chiesto dalla Limiti in quanto secondo l’interlocutore anche Parigi avrebbe adottato il Lodo Moro - "Scherza? La cosiddetta pista palestinese nel terribile eccidio, glielo assicuro, è un’autentica sciocchezza".
In foto il presidente dell'OLP Yasser Arafat © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Carlo Palermo: ''Sono un sopravvissuto alla rivelazione di alcuni segreti di Stato''
Carlo Palermo racconta ''La Bestia''. Dal ''Lodo Moro'' al riciclaggio tra Svizzera e Wall Street