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di Marta Capaccioni - Fotogallery
Come Venere nasce dalla spuma; dal sangue di uomini coraggiosi, dal desiderio del popolo italiano, nacqui io. Espressione di giustizia, di uguaglianza, garante di tutti, volevo essere la democrazia che avrebbe permesso al popolo di esprimersi liberamente in pace e armonia”.

Ecco che parla, la Costituzione della Repubblica Italiana. Ecco che parla, ogni giorno dal 1° gennaio 1948, da quando entrò in vigore. Figlia della speranza, nata dall’umana e genuina collaborazione di un gruppo di 75 uomini, che la disegnarono e colorarono minuziosamente.
Ecco che quest’amica rara, ma fedele, grida ad un popolo sordo, che ormai da più di 70 anni, si rifiuta di ascoltarla: “C’era un re, c’era la dittatura e ora ci sono io. Ma cosa è cambiato?”.

E così, come svegliati da un sogno, abbiamo sentito le urla di quella madre.
Lo scorso 24 agosto, nella Città medievale di Gubbio, al Teatro comunale Luca Ronconi, abbiamo organizzato un appuntamento aperto a tutti, per discutere di cittadinanza, dei valori di pace, verità, uguaglianza e libertà, e dei nostri diritti. Un confronto che è iniziato dalle parole di Riccardo Tordoni, attore e regista umbro, che con passione e professionalità, nei due giorni precedenti ci ha trasportati in un altro mondo, dandoci non solo consigli riguardo al teatro e alla recitazione, ma anche preziosi insegnamenti di vita.
Le sue prime parole sul palco sono state: “quando qualcuno mi dirà ‘Ah i giovani d’oggi’, io risponderò ‘Our Voice’”.

In prima fila erano seduti l’assessore Simona Minelli, che ha espresso la sua felicità per l’iniziativa riuscita, l’assessore Oderisi Nello Fiorucci e l’assessore vicesindaco di Gubbio Alessia Tasso. Erano presenti molti ragazzi eugubini, con cui abbiamo fatto amicizia e con cui ci siamo confrontati, scoprendo, con grande gioia, che dentro di loro vive lo stesso fuoco che anima ogni giorno la nostra lotta. Prima dell’inizio della presentazione artistica ha preso la parola Roberto Pezzini che, insieme ad alcuni amici e collaboratori, ci ha aiutato a organizzare questo evento, cantando inoltre il suo brano “Un ragazzo complicato”, dedicata a Stefano Cucchi.

Sei scene, una dopo l’altra, connesse dai nostri sguardi e dalle luci di scena. La Costituzione, sempre presente, sullo sfondo, personificata dalla nostra attrice, nonché responsabile del gruppo Our Voice Friuli, Beatrice. Una voce profonda che ragiona di articoli, di diritti e di doveri, di solidarietà e di giustizia. Un suono che pare lontano nel tempo, una voce che sembra predicare un verbo che non ci appartiene.
Come nella legge della giungla, alcuni uomini decidono sulla vita di altri uomini, e la morte viene poi chiamata “destino”. Durante la serata del 24 agosto urla di disperazione hanno fatto rabbrividire il pubblico. Come quelle della giovanissima Chiara, ritraente una bambina, che insieme al fratello, poi morto, sale su un barcone, abbandonando la propria terra e la propria famiglia. Diritto di asilo? Diritto allo sviluppo della persona umana? Solidarietà? Tutto calpestato.

E poi ancora altre grida di dissenso per quel rapporto evidente ma “presunto” tra lo Stato e la mafia, un compromesso scellerato che causò delitti e stragi. Non smettono mai di emozionare le scene dello scacchiere e dei due ballerini Mattia e Stefano, che inscenano la Trattativa, e ancora, il monologo di Sonia, la nostra direttrice, che ogni volta, fino a perdere la voce, chiede una cosa ormai dimenticata da tempo: giustizia.
Ancora violazioni di diritti inalienabili, di diritti che vengono “riconosciuti”, e non creati, dalla Costituzione proprio perché connaturati all’uomo. Oltraggio!
Tutto in cambio dell’unico motore conosciuto dall’umanità, il denaro. Così, lo sfruttamento della prostituzione che macchia in maniera indelebile anche la storia del nostro Paese, viene rappresentato in una scena soffocante, dove la nostra attrice argentina Julieta richiama alla memoria l’infanzia di una donna: “ero solo una bambina, che sognava il principe azzurro e non l'uomo nero, solo una bambina che sognava il suo primo bacio senza immaginare che le sarebbe stato strappato con la forza”.
Poi un ultimo ballo della giovane coppia di fratelli Mattia e Chiara sulla canzone “the seed”, cantata da Asia e Beatrice, per denunciare la violenza e l’offesa di ogni giorno contro il “bene ambiente”. Infatti, “quando l’ultimo albero verrà abbattuto, l’ultimo fiore avvelenato, l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”.

Più di 70 anni fa abbiamo sancito principi di uguaglianza e solidarietà, ma ancora oggi, nella realtà dei fatti, la Costituzione rappresenta in parte solo un ideale, una speranza, un lavoro da compiere. Noi le abbiamo dato voce, perché lei è esausta di gridare al suo creatore: “Hai tentato di corrompermi, di macchiarmi, ho subito continui soprusi e violazioni. Potere al popolo gridavi alla mia nascita, piangevi di gioia perché avevi conquistato la libertà! Mi volevi e ora che sono al tuo servizio mi offri solo sputi e disprezzo. Mi violenti ogni giorno nelle stanze del potere. Colpevole!”.

Anche Piero Calamandrei, eletto all’Assemblea costituente e quindi membro della Commissione per la Costituzione disse: “La costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.

La Costituzione rappresentava una colomba che, tornando al nido con un ramo d’Ulivo in bocca, annunciava la fine di un periodo di morte e oscurità. Peccato che noi, popolo italiano, a questa bellissima colomba, abbiamo presto tagliato le ali.

Tratto da: ourvoice.it

Foto © Our Voice

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