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di Donatella Campus e Adriano Ardu

Guardare al passato per capire il presente

A distanza di un anno, Aaron Pettinari è tornato in Sardegna per presentare il suo libro "Quel terribile '92" (ed. Imprimatur). Dopo Terralba, Cagliari e Oristano è la volta di Alghero. L’evento è stato organizzato dalla libreria ‘Il Labirinto’ situata in una delle vie più belle del centro storico cittadino. La giornata viene suddivisa in due momenti che vedranno come protagonisti, al mattino gli studenti del Liceo Classico e Linguistico e la sera l’incontro sarà aperto a tutti.
La mattinata ha avuto inizio con l’accoglienza dei giovani studenti dopodiché sono stati affrontati diversi temi che ogni giorno si dovrebbero far conoscere in tutte le scuole per preparare quelli che, un giorno non lontano, saranno il nostro futuro.
Assieme al caporedattore di ANTIMAFIADuemila è intervenuto anche Elias Vacca, avvocato penalista. Quest'ultimo ha passato in rassegna diverse vicende accadute nel 1992 ricordando anche il suo 23 maggio 1992, giorno della Strage di Capaci. Si trovava ad Alghero per una partita di calcio tra avvocati e magistrati di tutta Italia, convenuti sul posto per un congresso. Alla fine della partita, mentre si aspettava di andare in un locale a festeggiare, entrò negli spogliatoi un magistrato romano che diede il triste annuncio della morte di Falcone. Vacca ha anche fatto un paragone con l’attentato alle Torri Gemelle, dove dopo lo schianto del primo aereo sulla prima torre, mentre tutti erano attoniti per quello che stava accadendo, un altro aereo si schiantava sulla seconda torre. "Nel caso di Falcone e Borsellino - ha ricordato - le 'due torri' vengono abbattute a due mesi di distanza". Parlando del libro ha evidenziato l’importanza editoriale e giornalistica di far raccontare gli eventi da personaggi famosi, che "sono poi persone comuni come noi, e ancora di più lo erano nel 1992, quando molti di loro non erano ancora famosi e conosciuti come poi lo sono diventati. Il libro è incentrato sugli avvenimenti del 1992, anno che segnerà la storia d’Italia e non solo". Quindi ha dato inizio al dialogo con l'autore chiedendo cosa lo ha spinto ad occuparsi di certi fatti. "Di quello che accadde in quell’anno non ho un ricordo ben preciso - ha spiegato Pettinari - ricordo invece che l’anno successivo, nel ’93, ci furono altre stragi e a Firenze morì una bambina di nove anni, la mia età, questo mi colpì molto. Ho sempre avuto la passione per il giornalismo, per la storia; mi occupavo di cronaca sportiva, ho collaborato con diversi giornali (la Gazzetta dello Sport, Il Resto del Carlino ...). A diciotto anni, in occasione di una commemorazione in onore di Falcone e Borsellino, su invito del direttore e del vicedirettore del giornale ‘ANTIMAFIADuemila’ ebbi modo di partecipare a un’indagine giornalistica sugli attentati, e in quell’occasione ebbi modo di vedere dei filmati girati dai Vigili del Fuoco, con immagini raccapriccianti. Ho voluto capire cosa stesse accadendo, dal 2006 ho iniziato a collaborare con ‘ANTIMAFIADuemila’ e dal 2014 vivo a Palermo nella Redazione Siciliana del giornale dove ho avuto modo di seguire numerosissimi processi come quello della ‘Trattativa Stato-Mafia’, ‘Borsellino quater’ e altri". Parlando del libro ha aggiunto: "Perché dobbiamo interessarci di fatti lontani che sono accaduti, oramai, ventisei anni fa? A scuola, in storia, si finisce sempre con la seconda guerra mondiale, la storia contemporanea non viene contemplata, se non grazie alla sensibilità di certi insegnanti che sacrificano parte del loro tempo scolastico per farla conoscere agli alunni. L’idea del libro era quella di parlare di Tangentopoli e delle stragi; sentendo le testimonianze delle persone intervistate ho scoperto alcuni fatti che non conoscevo e ho appurato che il 1992 conteneva tanto altro, non solo stragi. Mi piace ricordare ad esempio l’episodio della Danimarca, campione d’Europa di calcio, che entrò nelle finali grazie al fatto che la Yugoslavia venne estromessa per causa della guerra in atto. I giocatori danesi erano già in vacanza al mare e passarono dalle infradito e costume da bagno al campo da gioco in modo repentino e inaspettato, vincendo quel campionato".
L'avvocato Vacca, con semplicità e precisione, ha quindi elencato una serie di eventi che hanno caratterizzato quell'anno: "Gennaio, sentenza definitiva della Cassazione nel Maxi Processo alla mafia, prima volta in Italia. Febbraio 1992, Mario Chiesa, presidente del Pio albergo Trivulzio, socialista, venne beccato mentre intascava una mazzetta e venne arrestato. Lui e gli altri arrestati, successivamente, parlarono con i magistrati raccontando il giro di mazzette e corruzione che c’era all’epoca, dando origine a un vero e proprio scandalo. Febbraio 1992, guerra nell’ex Yugoslavia. Marzo, uccisione di Salvo Lima, plenipotenziario di Andreotti in Sicilia. 23 maggio, attentato di Capaci, muore Giovanni Falcone e Francesca Morvillo con la scorta. 25 maggio 1992, il Parlamento non riesce a nominare il Capo dello Stato, muore Falcone e, improvvisamente, i parlamentari si ricompattano riconoscendo l’emergenza del momento eleggendo Oscar Luigi Scalfaro.
19 luglio, attentato di via d’Amelio, muore il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.


"21 luglio, il Presidente del Consiglio Amato manda i soldati in Sicilia, Operazione ‘Vespri Siciliani’. Nel periodo tra le due stragi - ha detto rivolgendosi ai ragazzi - lo Stato scende a patti con la mafia trattando con la stessa, la politica chiede alla mafia quali fossero per loro le concessioni più favorevoli. Borsellino osteggiava la trattativa ed è anche per questo che fu accelerata la sua esecuzione. La Chiesa Cattolica riabilita Galileo Galilei dopo 500 anni. C'è la fine dell’Apartheid. Bill Clinton diventa Presidente degli Stati Uniti d’America. Abbiamo il Trattato di Maastricht e politicamente nasce lo Stato Azienda, concetto fino ad allora sconosciuto".
"Ricollegandomi all’elezione di Scalfaro, i rumors dell’epoca davano per certa l’elezione a capo dello Stato di Andreotti - ha ricordato Pettinari - Prima di Capaci, viene ucciso in Sicilia Salvo Lima, corrente andreottiana, uomo chiave nell’isola per Andreotti. Fu il primo segnale ad una certa politica per qualcosa che la politica stessa aveva fatto, qualcosa che non doveva fare. Ma cosa può essere successo per aver scatenato questa fase stragista da parte della mafia con gli omicidi dei magistrati e altri attentati nell’anno successivo, non solo in Sicilia, ma anche nel Continente? Succede che nel ’92, la Corte Suprema di Cassazione, chiuse a gennaio il Maxiprocesso contro la mafia, con condanna di tutti gli imputati, questo sconvolge il quadro mafioso. In centocinquant’anni di storia della mafia, solo nel 1992, abbiamo la prima vera condanna, tutto questo grazie al grande lavoro di Falcone e Borsellino e di tutto il pool di magistrati. Prima di allora tutti i mafiosi erano rimasti impuniti. Riferendoci alla ‘Trattativa Stato-Mafia’ c’è sempre stato un patto politica e mafia, la corrente democristiana di Andreotti, e in parte quella dei socialisti, erano i referenti politici dei mafiosi, come attestano i pentiti. Andreotti, in un processo per i suoi rapporti con la mafia, durato sette anni, venne prescritto (e non assolto), ma nella sentenza si colgono fatti inquietanti che la categoria dei giornalisti non ha approfondito attraverso trasmissioni televisive e pubblicazioni giornalistiche. Fino al 1980 è dimostrato che Andreotti si incontrava con i capomafia siciliani prima e dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella. Questo non è mai stato raccontato, nonostante sia stato dimostrato dalle carte processuali. La storia di queste stragi non si può dire completa fin quando non conosceremo i mandanti esterni di queste stragi, perché non sono solo stragi di mafia. Il pentito Spatuzza dice che quando stavano caricando l’esplosivo per le stragi, c’era anche un’altra persona esterna alla mafia; dopo l’attentato a Borsellino ci fu la sparizione della famosa ‘agenda rossa’ contenuta all’interno della borsa del giudice che, quel giorno, aveva con se come confermato dai familiari. Dai filmati si evince che l’uomo che aveva la borsa del giudice, dopo l’attentato, aveva la pettorina dei carabinieri".
Il ragionamento è poi proseguito raccontando quel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, ma anche ad una riflessione sul cambiamento che ha attraversato la comunicazione ed il mondo dell'informazione.
"Al tempo di Tangentopoli il popolo italiano sente che il riscatto sia possibile, la stampa era presente su quel tema - ha ricordato Pettinari - In Tv andavano in onda anche i processi. Oggi tutto questo non avviene. Ad esempio, dopo la sentenza sulla trattativa Stato-Mafia, pochissimo spazio viene dato dai media, giusto un giorno poi più nulla. L’informazione smette di dare informazione. Nel tempo la satira si è sostituita all'informazione ed oggi è più facile credere a Crozza che alla stampa tradizionale.
E' accaduto anche in passato che i comici abbiano ‘fatto informazione’ sostituendo i giornalisti. Pensate a Dario Fo, a Benigni, ai fratelli Guzzanti, Beppe Grillo. Qualcuno ha continuato a fare quel lavoro, altri come Grillo hanno fatto politica; in ventisei anni è cambiato molto, anche il modo di fare informazione e forse in peggio. L’informazione a volte tende a nascondere i fatti e ci pensano i comici a farli conoscere".
Grande è stata la partecipazione dei ragazzi che hanno fatto domande per conoscere ed approfondire il tema della mafia e comprendere quel che è possibile fare per contrastare certi fenomeni. Alla fine Pettinari ha concluso con un invito ai presenti a informarsi, ad approfondire "perché solo conoscendo si può avere una vera possibilità di scelta consapevole". Un appello lanciato anche la sera quando il libro è stato presentato nella sala antistante la libreria "Il Labirinto". In entrambi gli eventi la presentazione del libro è stata arricchita dall’esposizione di alcuni quadri; sono del pittore Gaspare Mutolo, pentito di mafia e ultimo collaboratore di giustizia che ha visto in vita Paolo Borsellino. Mutolo è stato uno dei primi e dei più attendibili collaboratori di giustizia prima con Falcone e poi con Borsellino. Fu il primo che parlò dei rapporti istituzionali alti con la mafia, anche all’interno della magistratura. Quadri che raccontano il cambiamento vissuto durante la propria vita, prima come membro di Cosa nostra e poi come pentito. Un percorso travagliato che diventa anche simbolo di un cambiamento possibile, da criminale ad artista, che con il suo passato non ha più nulla a che vedere.

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