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casablanca n51Editoriale "Il Sogno e la Noia"
di Graziella Proto
Il ragazzo che entra nella stanza del medico per essere visitato, non si capisce quanti anni abbia. Cammina appoggiandosi alla persona che lo accompagna, strisciando una gamba e tenendo l’altra – faticosamente – un poco alzata. Un braccio dritto immobile lungo i fianchi. Non si vede ma verrà fuori dalla visita che ha anche traumi al cranio e al collo.
Non sa l’italiano, ma non è per questo che non parla. Ha paura, spiega l’assistente sociale che lo accompagna alla dottoressa che guarda attonita e premurosa.
Tiene la testa abbassata sul petto e gli occhi socchiusi. Alle domande poste dall’assistente sociale risponde a monosillabe e con un filo di voce proprio perché non può farne a meno. È proprio terrorizzato.
Ha paura di parlare, paura di guardare. Paura di sbagliare, Alcune funzioni non le riprenderà più. Un ragazzo di 18 0 20 anni che non potrà più correre sul prato per una partita di pallone, che non potrà più sentirsi uguale agli amici... Segnato a vita – qualora si riprendesse dal terrore che per un attimo lascia intravedere dai suoi occhi e che per adesso non gli permette di vivere.
Chi è? Come si chiama? Che cosa fa? Che cosa insegue? Non importa il suo nome, da dove proviene, da dove è arrivato in quel di Ramacca. Questo paesino sperduto della piana di Catania. Che cosa fa...
Cosa sogna? Sogna, signor ministro Minniti, di non capitare più nei campi della Libia dove così lo hanno conciato.
Sogna giovane ragazzo. Sogna di riprenderti. Sogna una vita normale come tutti gli altri ragazzi della tua età al mondo.
“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.

“Credo che solo una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire!”
(Paul Coelho)


25 NOVEMBRE A CATANIA
Lo voglio dire: questa assurda, esagerata frantumazione mi incupisce. La trovo triste. Noiosa. Priva di progetto politico a lunga scadenza.
Catania è una città che sorride alla destra, le fa l’occhiolino tutte le volte che può, in situazioni molto diverse.
Le teste della sinistra che ci sono in questa città sono bellissime. Vivaci. Giovani. Attuali. Capaci – come ebbe a dire il compagno Berlinguer durante un comizio a Piazza Università – di grandi analisi politiche, riflessioni profonde ma incapaci di trasformare in consenso elettorale tutto quel lavoro. Troppo litigiosi. Troppo settari. Una frammentazione assurda che va solo a beneficio dell’avversario. Tante piccole isolate formichine delle quali l’elefante non percepisce l’esistenza.
Chi ha iniziato? Chi ha sbagliato di più? Dovremmo andare molto indietro nel tempo.
Una situazione alla quale non si sottraggono – purtroppo – nemmeno le donne, le femministe.
Menti straordinarie. Menti lucide. Pensiero lungimirante.
Donne dal cuore gigantesco e generoso. Donne le cui riflessioni sarebbero un enorme patrimonio per le giovani donne, le tantissime desiderose di conoscere e apprendere.
Eppure nel momento della partecipazione democratica e della condivisione, della costruzione di una piattaforma, ogni piccolo, microscopico gruppo fa rifermento a sé stesso. Si chiude in un altezzoso isolamento dall’altro e va per i fatti propri.
Per il 25 novembre a Catania c’è stata una serie variegata di manifestazioni. Ogni gruppo ha organizzato per i fatti propri. Chi, esterna ai movimenti, voleva partecipare e aderire al senso giornata, ha avuto difficoltà a capire dove andare e perché. Dall’esterno è difficile capire il perché delle diverse manifestazioni all’interno di una ricorrenza che non dovrebbe avere bandiere, steccati, vessilli, gonfaloni ... rifiuti.
Io penso che stiamo buttando al vento tutto il lavoro che abbiamo fatto. Il sogno che abbiamo inseguito per anni a volte con molti sacrifici. I risultati piccoli o grandi ottenuti nel tempo. Mi piacerebbe tanto vedere a Catania una manifestazione delle donne dove ci siamo tutte, di ogni gruppo, di ogni corrente, di ogni quartiere.

Nessuna di noi è periferia mentale.
Non una di meno.
Se non ora quando?

SOMMARIO
4 - 5 gennaio: ricordando Giuseppe Fava - di Giuseppe Fava

5 - Catania: chi ha paura del giudice Scidà? - di Graziella Proto

8 - Salviamo la casa di Rosetta Piazza - di Graziella Proto

14 Altragricoltura - dalla parte degli Agricoltori - di Giuliana Buzzone

16 - I beni “vostri” sono nostri!  - di Pina Palella

20 - Parola d’ordine: Respingere - di Fulvio Vassallo Paleologo

22 - Nessuno è colpevole - di Gigi Malabarba

25 - La Scuola va alla guerra - di Antonio Mazzeo

29 - “Mimì Capatosta” - di Franca Fortunato

32 - L’Assalto al Cielo - di Giorgio Cremaschi

34 - Donne e idee - di Giovanna Regalbuto

39 - Maurizia: un grande insegnamento - di Sara Fagone

41 - In Viaggio con Rita Atria e Stefania Noce - di Graziella Proto

45 - 25 novembre di frontiera: per sempre mia, non tua! - Giovanna Regalbuto

47 - Catania contro la violenza sulle Donne - di Claudia Urzì

EDITORIA DI FRONTIERA
46 - Patrizia Maltese - Editoria

47 - L’Editor si racconta e Viaggio nel paese degli stereotipi - Graziella Priulla

50 - “Novant’anni da ribelle” - recensione di Patrizia Maltese

51 - Memoria Attiva: chiediamo... cittadinanza onoraria di Roma a Rita Atria

Letture di Frontiera

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