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mazzeo antonio 700Il prossimo 7 aprile, davanti al Tribunale di Messina, Antonio Mazzeo, nostro amico e compagno di innumerevoli lotte per la giustizia, la pace e i diritti civili, che ha denunciato - con coraggio - ogni forma di illegalità, corruzione e infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione, dovrà affrontare il  processo, dal sapore kafkiano, per diffamazione a mezzo stampa scaturito da una querela presentata dal Comune di Falcone e dall’ex sindaco Cirella  per l’inchiesta pubblicata sul periodico I Siciliani giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone comune di mafia fra Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”.
Un articolo in cui venivano raccontate origini e dinamiche evolutive delle organizzazioni criminali organicamente legate alla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, così come erano emerse da diverse operazioni di polizia e indagini della magistratura.
Un articolo in cui venivano descritte alcune vicende che avevano interessato la vita politica, sociale, economica ed amministrativa del comune tirrenico (speculazioni immobiliari dalle devastanti conseguenze ambientali e paesaggistiche; lavori di somma urgenza post alluvione del 2008, ecc.), così come denunciate pubblicamente dal candidato a sindaco sconfitto in quella tornata elettorale, Marco Filiti, presidente del Comitato Rinascita Falconese, sostenuto da Sel, Fli ed ex Pdl e dai consiglieri del gruppo d’opposizione “Falcone città futura” in un documento inviato al Ministero degli interni e al Prefetto di Messina.
Fatti su cui Antonio, da giornalista, ha esercitato un libero diritto di cronaca.
Fatti sui quali sono state presentate ben tre dettagliate interrogazioni parlamentari.
Ciò nonostante, Antonio, a causa di un’inchiesta, di una verità a volte scomoda, è stato rinviato a giudizio per “diffamazione”.
Nonostante in istruttoria,  per ben due volte, ne fosse stato chiesto il proscioglimento.
Nonostante il Comune di Falcone (retto da una nuova amministrazione) abbia inviato al proprio legale una nota con la quale comunica che lo stesso ha deciso di non costituirsi “parte civile” contro il giornalista messinese.
L’Associazione Antimafie Rita Atria fin dall’inizio di questa assurda vicenda sostiene ed è vicina al giornalista Mazzeo.
Confidiamo che verrà fatta giustizia nel nome della libertà di informazione e del diritto di cronaca perché troppo spesso la stampa libera è sotto attacco di querele e minacce, non per ottenere rimedio a un torto subito, che qui non c’è stato secondo il pm, ma per intimorire con lo spauracchio del risarcimento danni chi cerca di raccontare la verità.

Associazione Antimafie Rita Atria

ANTIMAFIADuemila
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