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battaglia letizia shobhadi Gioia Sgarlata
Si presenta il nuovo numero della rivista che ha tagliato il traguardo del quarto di secolo. Le fondatrici ricordano la nascita, le liti e la città degli anni Novanta ferita dalla mafia

Una donna nuda, accartocciata su se stessa, immobile a terra su un tappeto di foglie secche. Eccola la foto che apre il numero 154 di Mezzocielo, “il trimestrale di politica, cultura e ambiente pensato e realizzato da donne” (come recita la testata) che sarà presentato oggi alle 17 al cinema Rouge ed Noir. È il primo numero del 2017. Il primo, del 26esimo anno di vita. Già, perché — roba da strabuzzare gli occhi in un’epoca in cui i femminili di lotta continuano a chiudere, ultimo lo storico Noi Donne — questo giornale con cielo e nuvole a segnare pagine e rubriche, ha tagliato il traguardo del primo quarto di secolo.
Era il novembre 1991 quando un gruppo di donne di provenienza diversa decisero di crearlo. Il sindaco Orlando si era dimesso l’anno prima lasciando il posto a Domenico Lo Vasco con una giunta monocolore Dc, il Pci aveva mutato pelle e nome diventando Pds, la guerra del Golfo impazzava sui tg alternando immagini di distruzione alla disperazione dei profughi. Il 15 dicembre 1991, poco prima di Natale, quelle donne presentavano la rivista alla città. Teatro: la libreria Sellerio di corso Vittorio Emanuele, piccolo scrigno di cultura, dentro un centro storico ancora abbandonato.
«Era un momento di grandi fibrillazioni — racconta Letizia Battaglia, cofondatrice e attuale direttore della rivista — C’era, tra noi donne, la voglia di farci sentire e di costruire percorsi nuovi. L’idea partì da me, ti ricordi? — chiede a Simona Mafai — Ti chiamai al telefono e ti dissi: dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo inventarci qualcosa… Ero talmente determinata che venni fuori con una delle mie provocazioni: anche un bordello, esclamai, ma facciamo qualcosa!».
Di quella prima presentazione sono rimaste poche foto. Negativi, in parte bruciati dal tempo. Le pareti tappezzate di libri della piccola libreria Sellerio e loro, le donne, in prima fila col giornale in mano, orgogliose: Letizia Battaglia con la sua frangia ribelle, Simona Mafai al centro, Rosanna Pirajno sorridente. E ancora: Rosalba Bellomare, Piera Fallucca e la giornalista Silvia Ferraris, cronista de L’Ora.
In qualche scatto c’è anche Shobha, la figlia di Letizia, fotografa oggi nota in tutto il mondo e autrice di tante immagini pubblicate sulla rivista.
«Avevamo tutte una formazione diversa alle spalle — racconta Simona Mafai, 89 anni tra qualche mese — C’era chi veniva dal sindacato come Piera Fallucca, Letizia Battaglia che aveva fondato i Verdi a Palermo, Rosanna Pirajno anche lei ambientalista, io che avevo rotto con il Pds e Rosalba Bellomare, consigliere comunale, considerata la voce ribelle della Dc. Diverse ma unite dalla voglia di affrontare i temi che più ci stavano a cuore per dare una lettura femminile agli eventi di quegli anni: dalla guerra alle battaglie per la parità, alla politica».
«All’inizio — aggiunge Letizia Battaglia — si era pensato di fare anche una lista di donne per le comunali del 1993 ma poi le stragi di mafia, hanno cambiato le priorità».
Anni difficili, cruenti. Anni di lotta civile in cui Mezzocielo — «libero e autofinanziato da sempre», sottolineano loro — ha rappresentato il luogo di elaborazione del pensiero progressista delle donne di Palermo: dall’Udi guidata da Daniela Dioguardi che promosse “Le donne del digiuno”, piazza Castelnuovo occupata per un mese, digiunando per dire no alla mafia subito dopo le stragi del ‘92. E ancora, il Comitato dei lenzuoli promosso da Marta Cimino e da sua madre Giuliana Saladino, collaboratrice sino alla fine della rivista.
«Ci sono state liti furiose e discussioni interminabili ma alla fine siamo sempre riuscite a fare sintesi», dice Rosanna Pirajno, 78 anni. Giornalista pubblicista, l’architetto è il direttore responsabile della testata oltre che responsabile del sito («nato nel 2011 per essere al passo coi tempi e coinvolgere anche nuove collaboratrici», dice) che cura assieme a Silvana Fernandez. Anche la testata porta la sua firma: «La prima versione, quella con la scritta “cielo” più in alto rispetto a “mezzo”, l’ho scritta io a mano», sorride Pirajno.
L’immagine che apre il nuovo numero (foto di Giulia Mariani) mostra un corpo di spalle, accartocciato e parla di violenza. «Le storie di femminicidi che si ripetono senza soluzione di continuità ci dicono che c’è ancora una questione femminile aperta, nonostante le tante conquiste fatte», dice Mafai, alla guida della rivista fino a qualche anno fa.
A scrivere e collaborare, tra le altre ci sono la giornalista Egle Palazzolo, la scrittrice Silvana Fernandez, l’editor Bice Agnello. E tante altre donne: da Adriana Palmeri a Gisella Modica, Francesca Traina, Giusi Catalfamo, Stefania Savoia, Rita Calabrese, Mimma Grillo, Maria Luisa Mondello.
«Il momento più emozionante — racconta Adriana Palmeri, 59 anni — è quando si impaginano gli articoli e il giornale prende forma».
Certo, qualche pezzo si è perso per strada in questi anni: tra le firme non ci sono più Bellomare e Fallucca. Né la storica Giovanna Fiume, per un periodo anche direttore della rivista. Ma da 25 anni il giornale va in stampa: 600 copie e 400 abbonamenti in Italia e all’estero. E numeri che hanno segnato le coscienze collettive. Come quello in cui comparve una foto che ritraeva l’atroce rito dell’infibulazione. E poi i tanti volti che hanno fatto la storia della Sicilia e delle lotte per l’affermazione delle donne: da Piera Ajello, che voltò le spalle alla famiglia mafiosa, a Franca Imbergamo, giudice in prima linea nella lotta a Cosa Nostra, a Costanza Quatriglio, Evelina Santangelo, Emma Dante, Lina Prosa.
«… Ma non ci arrendiamo!», scrivono in prima pagina le donne di Mezzocielo. L’editoriale che apre il nuovo numero, firmato da Beatrice Agnello e Simona Mafai, affronta il massacro di Aleppo e la vittoria di Trump, lasciando intuire le lunghe riunioni che stanno dietro la pianificazione della rivista, in casa (ora di una ora dell’altra con i pasticcini preparati per l’occasione e il divieto di fumare dettato da Rosanna), o al Caffè del viale. E con quell’esortazione di Gramsci che le unisce tutte nel dna: praticare «il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà».

Tratto da: La Repubblica

In foto: Letizia Battaglia e Shobha

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