Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

20161124 lea garofalodi Martina Mazzeo
Ancora una volta, Milano ricorderà Lea Garofalo, con una fiaccolata, giovedì 24 novembre. Partiremo dall’Arco della Pace, luogo della sua scomparsa, per arrivare nello stabile di viale Montello 6, dove Lea e sua figlia Denise Cosco hanno vissuto. La manifestazione è organizzata da: Libera Milano, Scuola di Formazione Politica Antonino Caponnetto, Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva, Giardini in Transito, Associazione Saveria Antiochia Osservatorio Antimafia, e Stampo Antimafioso.
Ricostruiamo brevemente la vicenda di Lea Garofalo. Testimone di giustizia, nata a Petilia Policastro (KR) in una famiglia di ‘ndrangheta, decide da adolescente, negli anni ’90, innamoratasi di un ragazzo più grande di lei di nome Carlo Cosco, di trasferirsi dalla Calabria a Milano. Pensa così di lasciarsi tutto alle spalle, di voltare pagina. In realtà trova nella Milano degli anni ’90 esattamente ciò che ha lasciato: Milano, e nella fattispecie viale Montello 6, rappresenta il fulcro degli intrecci criminali della famiglia di Carlo Cosco e in qualche modo il collegamento con la casa madre, dal momento che Carlo Cosco gestisce un traffico di droga i cui proventi sono spartiti con Floriano Garofalo, il fratello di Lea. Carlo Cosco nutre evidenti ambizioni criminali, l’amore per Lea si rivela quindi strumentale ai suoi obiettivi “di carriera”.

Lea Garofalo e la figlia trascorrono sette anni, dal 2002 al 2009, nel programma di protezione. La scelta di raccontare agli inquirenti ciò che sa sulle faide interne alla famiglia, sugli affari nel capoluogo lombardo, sul traffico di stupefacenti e sugli omicidi, costringono lei e Denise a una vita difficile, fatta di continui spostamenti da una città all’altra. Sei località in sette anni. Lea sviluppa un rapporto conflittuale con il programma, pieno di sofferenza e ripensamenti, da cui infatti entra ed esce continuamente, fino a quando nel 2009 decide di abbandonarlo definitivamente. Il 5 maggio 2009, durante il periodo di residenza a Campobasso, Carlo Cosco organizza un tentativo di sequestro e di omicidio ai danni della sua ex convivente. Lea sfugge all’agguato grazie all’aiuto della figlia Denise e informa i carabinieri dell’accaduto, ipotizzando il coinvolgimento di Cosco. Il bisogno di soldi e la necessità di parlare del futuro scolastico della figlia la spingono però ad accettare l’invito di Carlo Cosco a Milano. Il 20 novembre del 2009 Lea e sua figlia giungono nel capoluogo lombardo; “volevamo stare lì solo un paio di giorni e basta” afferma Denise durante il processo di primo grado. Invece si fermano fino al 24 novembre, data del rapimento e dell’uccisione di Lea.
Giovedì 24 novembre entreremo per l’ultima volta in quello che era il “fortino” dei Cosco, e qui ricorderemo e infine assisteremo alla rappresentazione della “Ballata per Lea” scritta da Nicoletta Vallorani e interpretata da Tano Avanzato. Lo stabile, ora fatiscente, ospita il cantiere che porterà alla costruzione di una nuova corte moderna. Ma per chi ha vissuto e ancora vive quella grande stagione di mobilitazione iniziata nel 2011, viale Montello resterà per sempre un luogo di memoria, patrimonio della storia della città di Milano.

Tratto daliberainformazione.org

TAGS:

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos