di Daniela Tornatore
Le barricate a Goro per respingere i migranti, la solidarietà negata e quella distanza che non è solo geografica
Ho immaginato le barricate nelle strade di Lampedusa. Sul molo, nelle spiagge. Barricate sulla pista dell’aeroporto, barricate davanti al centro di accoglienza. Ho immaginato i lampedusani protestare a gran voce in piazza, chiudere le porte di casa loro, negare aiuto, soccorso, collaborazione, solidarietà. Ho immaginato grigliate di pesce fresco nel corso principale e scoppi di gioia a fine trincea. I clandestini via, non li vogliamo. Cominciano in dodici e poi ne arrivano mille. Donna incinta? Non me ne frega un cazzo. Prima ci siamo noi, poi ci sono loro. Via.
Per un attimo ho immaginato Lampedusa come Goro. E mi sono chiesta: che cosa sarebbe successo se in tutti questi anni a Lampedusa avessero fatto così, come hanno fatto a Goro? Se Lampedusa avesse chiuso le sue braccia a migliaia e migliaia di immigrati? Se avesse cacciato via tutti gli uomini, le donne e i bambini che ha accolto in questi anni? Se non avesse seppellito tutti i morti?
Che cosa dovrebbero dire a Lampedusa? Che cosa dovrebbero darle, il Nobel?
Goro, provincia di Ferrara, Emilia Romagna. Lampedusa, provincia di Agrigento, Sicilia. Quando la distanza non è solo geografica.
Tratto da: dipalermo.it
Foto © Ansa/AP