In memoria del Comandante Ernesto “Che” Guevara
di Juan Alberto Rambaldo
Ieri era l’otto ottobre e tanto il web quanto i vari social si sono riempiti di espressioni di lode verso la figura del Comandante Ernesto "Che" Guevara. Così non ho potuto fare a meno di riflettere su chi e sul perché in tanti si sono espressi in questo modo.
Basta leggere le esternazioni di chi ha scritto nei social network, appunto, per giungere alla conclusione che si stanno declamando lodi verso un personaggio di finzione che risponde all'immagine del "idealismo astratto” reso tale dal regime che si è appropriato della sua figura, snaturalizzandola e trasformandola in una merce di consumo nel mercato (commercio di magliette, berretti con la stella di cinque punte, ecc.).
Tuttavia, sono sicuro che ci sono alcuni - magari pochi - che interiormente riprendono il suo concetto di lotta antimperialista ed anticapitalista; che hanno compresso il salto qualitativo che comportò la trasformazione di quel concetto in un atto rivoluzionario; che comprendono che la sua idea dell’"uomo nuovo" non era il prodotto di un'elaborazione romantica bensì della convinzione che quella sarebbe la risultante logica dell'evoluzione dell'uomo e della società; che la lotta per la giustizia è un diritto irrinunciabile ed un dovere insormontabile per ogni uomo che si vanti di essere tale.
Credo che la lotta può avere diverse forme di espressione secondo i momenti storici, ma è indubbio che è lei il vero motore della storia.
Quella è l'essenza del lascito del Comandante.
Hasta la victoria siempre! Vinceremo!
Ieri era l'otto di ottobre...
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