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informazione libri walldi Francesco Bertelli
Mi capita in questi giorni di riflettere su quello che manca a questo Paese per farsi definire (senza ridere) una Democrazia. Occorre guardarci dritti negli occhi e dircelo chiaramente: non viviamo in democrazia. Perché in Italia non c’è una democrazia vera?
Prima di tutto perché abbiamo vissuto (e lo stiamo ancora vivendo) oltre un ventennio privo di un’obiettiva informazione. Finché i maggiori organi di stampa saranno zerbini dei partiti politici è difficile pretendere quell’informazione che invochiamo ogni giorni.

A maggior ragione se il ventennio del Paese in questione  è nato dalle bombe delle stragi mafiose, frutto di un’ennesima trattativa tra pezzi dello Stato e pezzi di Cosa Nostra.

E’ per questo motivo che abbiamo deciso come Agende Rosse-Gruppo Peppino Impastato di Grosseto, insieme alle Agende Rosse-Gruppo Peppino Impastato di Milano e d’intorni, e con l’aiuto delle Agende Rosse di Siena, di partecipare per il secondo anno consecutivo a Festambiente, a Rispescia (GR). Dieci giorni intensi per creare un contatto con le persone, informare loro, far passare la voce che non viviamo in un Paese normale.

Quindi mi sono messo a riflettere. Trovi le persone totalmente disinteressate a queste tematiche. Queste sono “vittime” del sistema Paese. Loro non sanno e preferiscono non sapere, preferiscono allietare le loro giornate con quello che la televisione offre loro. Una distrazione di massa. E’ in queste situazioni che cerchi di capire come sia possibile tutto questo. “La politica non mi interessa” è una delle frasi principali che ti viene detta. Ti chiedi: come è possibile? Ogni scelta che ciascun cittadino fa ha un riflesso sulla politica ed influenza la politica.

Trovi anche i rassegnati, quelli che ti dicono: “La mafia è ovunque, è impossibile sconfiggerla”. E qui ti senti male dentro. Perché capisci che molte persone sono informate, ma sanno che è impossibile cambiare il sistema.

Qui è utile chiarire un punto: chi si impegna quotidianamente per informare le persone, chi fa attivismo, deve aver chiaro che è ovvio che la partita è ardua in partenza. Ma ci deve provare comunque. Dare del sapere a qualcuno che magari, ignora un determinato fatto, è uno degli aspetti più gratificanti per chi si occupa di queste tematiche. Personalmente mi è capitato sentirmi chiedere: “Chi è quest’uomo?”. La persona stava leggendo uno dei tanti volantini che distribuivamo a Festambiente. Al centro, in bianco e nero si trova il viso di Nino Di Matteo. Come è possibile che non si riesca a conoscerlo? Eppure è possibile. E’ possibile se nessun organo di stampa sostiene un magistrato (per non parlare dei suoi colleghi più giovani) in una battaglia enorme: fare luce su ciò che è successo 24 anni fa, cosa accadde a cavallo della strage di Capaci e quella di Via D’Amelio, cosa è avvenuto durante questa prima parte della trattativa, cosa è accaduto nella seconda parte che vide le bombe del 1993.

E’ possibile se il cittadino si basa solo su ciò che gli viene detto dal mondo politico nella sua interezza. Un mondo politico che ha le sue radici in quella stagione stragista e che sta isolando con tutti i mezzi il pool di onesti servitori dello Stato che a Palermo stanno rischiando la vita.
Quello che sappiamo lo dobbiamo agli sforzi di questi magistrati e alla vicinanza dei vari gruppi della società civile che si impegnano a rafforzare le richieste di verità e giustizia.

Infine trovi gruppi di giovani (tutti sotto i diciotto anni) che sono già informati e accorrono da te per sapere le ultime novità sui processi (Trattativa e Borsellino Quater). Vedi nei loro sguardi quella voglia irrefrenabile di sapere. Sapere per rimanere svegli e non diventare esseri dormienti. Qui capisci che con un sistema di informazione normale non avremmo perso oltre una generazione. Ma il compito nostro (di noi cittadini) quello di non perdere altro tempo e cercare di informarci. E’ l’unica strada percorribile. Ognuno di noi deve sforzarsi di farlo, senza perdersi in tristezza se comprende che la battaglia è dura, perché lo è davvero. Durissima.

E’ il silenzio l’arma più forte di cui la politica si serve. Occorre romperlo. Tutti noi dobbiamo farlo, perché il tempo a disposizione non è molto. Perciò muoviamoci e #ROMPIAMOILSILENZIO.

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