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1di Roberta Cortese
Il caso Manca, innanzitutto. E poi Attilio e il suo amore per la vita. Si presenta come una minuziosa ricostruzione di una vicenda ancora, dopo dodici anni, avvolta nel mistero e al contempo come un sensibile ed emozionante ritratto del giovane urologo  di Barcellona scomparso nel 2004 a Viterbo, “Suicidate Attilio Manca”, il libro del giornalista, vicedirettore di “Antimafia Duemila”, Lorenzo Baldo, edito da Imprimatur.
Il volume è stato presentato lunedì nella chiesa di S. Maria Alemanna nel corso di un incontro moderato dal giornalista della Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo e al quale hanno preso parte, oltre allo stesso autore, il sindaco Renato Accorinti, Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Messina, Fabio Repici, legale  della famiglia Manca, e Gianluca Manca, fratello di Attilio.
“Per me è stato come un richiamo - ha spiegato Baldo -, sono fortemente legato alla famiglia Manca, sento il loro dolore, il loro bisogno di verità e giustizia e ho avvertito il dovere morale di farmi carico di questa richiesta. Attilio merita giustizia. Il libro quindi vuole essere un input, un modo per far capire che bisogna continuare a cercare la verità. Scrivendo e testimoniando si può spezzare questo silenzio devastante”.
Nel volume (a leggerne alcuni brani, durante la presentazione, l’attore Michelangelo Zanghì), Baldo mette assieme tutti i pezzi, le fasi che hanno finora scandito la vicenda, che ha avuto come ultima tappa un esposto-denuncia  alla Procura di Roma alla luce delle dichiarazioni del pentito Carmelo D’Amico.
“Abbiamo vissuto momenti cupi. Oggi - ha detto l’avv. Repici -, ci sono degli elementi che impongono alla Procura di Roma di fare ogni opportuna indagine e a me ed Antonio Ingroia (l’altro legale della famiglia, n.d.r.) di spronare le istituzioni a fare ciò che è doveroso”.
Nel corso dell’incontro è stato più volte evidenziata la dimensione umana presente nel libro che dà al lettore l’opportunità di conoscere il giovane urologo, le sue qualità e le sue speranze, e i suoi familiari: “Nel volume - ha affermato Ardita - ho visto descritto un ciclo dei giusti. Emerge il disorientamento di quanti credono nelle regole e che però vivono in un contesto che li mette all’angolo. Il rischio è che questo ciclo dei giusti diventi un ciclo dei vinti, che si torni al punto di partenza”.
“Il nostro scopo - ha detto Gianluca Manca - è ridare dignità ad Attilio, restituirgli verità e giustizia. La mafia uccide anche delegittimando le persone, isolandole. Attilio rappresenta tutto ciò che c’è di ingiusto nel contesto non solo barcellonese ma anche italiano. E’ una vicenda che potrebbe capitare a chiunque”.
A chiudere la serie di interventi, il sindaco Accorinti: "Tutto può cambiare, ma dipende dall’energia che ci mettiamo. La mafia in Sicilia è un gruppo limitato, così come lo sono coloro che la combattono veramente. Dobbiamo credere nella  coscienza che c’è in ogni essere umano. Solo così possiamo trasformare la società”.

Tratto da: La Gazzetta del Sud

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