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xylella ulivo tagliato effdi Emiliano Federico Caruso
Dagli alberi secolari di Los Angeles, con tanto di stato di emergenza dichiarato dal governatore della California Jerry Brown, fino ai binari occupati in Puglia per protestare contro il taglio degli ulivi salentani, dalla disobbedienza civile contro le eradicazioni degli alberi in provincia di Lecce e Brindisi, al taglio probabilmente ingiustificato di migliaia di piante, fino ai 3mila euro di multa previsti per gli agricoltori pugliesi che si rifiutavano di abbattere le proprie piante (in buona parte, specifichiamo, ancora sane). E non manca nemmeno l’ombra, finora solo teorizzata, delle grandi multinazionali.

Quello della Xylella fastidiosa (non è un epiteto, ma il vero nome scientifico del batterio) sembra diventato un flagello, inizialmente confinato in poche zone del mondo, come il sud America, ma ormai diffuso in molti altri paesi, Italia compresa. Proprio in Italia il batterio si è diffuso principalmente nel sud, colpendo soprattutto gli ulivi iniziando intorno al 2010 dalla zona di Gallipoli. Lo stato di semi abbandono di molte coltivazioni, l’inverno particolarmente mite a cavallo tra il 2013 e il 2014, e l’immancabile inerzia politica e istituzionale del nostro paese hanno portato a una situazione talmente estesa da rendere ormai impossibile qualsiasi misura di contrasto che non sia il contenimento del flagello. Un batterio diffuso da un paio di piccole specie di cicaline che, succhiando la linfa, sono i principali vettori della Xylella, impedendo di fatto la normale trasmissione delle sostanze nutritive fino al disseccamento della pianta ospite.

In mezzo al caos generale di allarmismo talvolta ingiustificato, dal momento che molte piante che vengono sradicate sono in realtà ben sane, a dire il vero, alcuni timidi tentativi di organizzare comitati scientifici con il compito di affrontare il problema della Xylella ci sono stati, in particolare quello organizzato a luglio di quest’anno da Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Ma la presenza, in questo comitato, di Alexander Purcell e Rodrigo Lopes Almeida, rispettivamente professore emerito all’università della California e Corporate Affairs Director della Monsanto, qualche sospetto ce lo fa venire.

Proprio la Monsanto, della quale gli stessi Purcell e Almeida sono consulenti, è una multinazionale da sempre attiva nel campo degli OGM (Organismi geneticamente modificati) con un curriculum etico non certo invidiabile fatto di circa 700 cause pendenti sparse per il mondo. Tanto per dirne un paio nel 2011 l’azienda venne denunciata per bioterrorismo da un’intera nazione, l’India, e a ottobre di quest’anno anche dalla Corte suprema del Delaware, per aver sottovalutato, forse volontariamente, i rischi cancerogeni provocati dal glifosato contenuto negli erbicidi commercializzati dal colosso agricolo. Un prodotto, tanto per sottolineare, la cui vendita nel solo 2015 ha fruttato quasi 5 miliardi di dollari di ricavi per la Monsanto. La correlazione tra Xylella ed economia agricola, poi, sembra di una precisione impressionante, tale da far venire qualche sospetto: in Puglia, dove gli ulivi sono alla base dell’economia agricola locale, sono state colpite proprio queste piante, mentre in Sicilia a farne ne spese, guarda caso, sono gli aranci.

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