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napolitano movimentodi Danilo Di Lorenzo
Il 14 Novembre a Roma, in occasione della marcia di solidarietà al PM Di Matteo e al pool antimafia di Palermo, forse ci siamo illusi. Vedere tanta gente in piazza a manifestare per verità e per giustizia, ci ha portato a credere che le cose potessero cambiare e che il silenzio istituzionale potesse infrangersi. Quel fresco profumo di libertà che si respirava, ci ha perfino fatto pensare di vivere in un paese democratico.
Ma dopo la luce di quel giorno e dopo quella breve parentesi di libertà, è subito ripiombata la realtà, con le sue ombre. Con il buio dell’omertà, del silenzio.  E’ evidente che qualcuno, a luce ed urla di onestà, preferisce buio e omertà.
In questi giorni, infatti, l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha ottenuto di non essere audito al processo “Borsellino quater” sulla strage di Via D’Amelio, sebbene la sua testimonianza fosse stata ammessa dagli stessi magistrati solo 48 ore prima. Ma cosa ha fatto cambiare idea ai giudici della corte di Assise di Caltanissetta? Una lettera scritta da “Re” Giorgio in cui “invitava” li revocare la sua convocazione, ritenendo la sua testimonianza “inutile e ripetitiva”. Nel corso di questi anni, saremo forse stati distratti noi, ma non ricordiamo analoghi casi dove ad un testimone viene accolta la richiesta di non testimoniare.
Ma si sa, il re è il re. Il re tutto può ed in molti sono pronti ad ossequiarlo.
Per taluni, poco importa se tutto ciò stride con i principi democratici di “uguaglianza” d’innanzi alla Legge, né importa che un atto simile possa creare un precedente importante che faccia giurisprudenza e, di fatto, consenta ad ogni testimone il diritto di ovviare le convocazioni a testimoniare della Magistratura, con buona pace dell’obbligo di legge nonché dell’etica morale.
In fondo basta una semplice lettera.

Al cosiddetto “garante” non è bastato imporre la distruzione delle intercettazioni delle sue personali conversazioni con Nicola Mancino, relative al processo sulla trattativa Stato mafia, sebbene le stesse non fossero state né trascritte né pubblicate. Allo stesso modo, non gli è bastato spingere il CSM, del quale era a capo, ad avviare un processo disciplinare a carico del PM Di Matteo, in prima linea proprio sulle indagini e le attività giudiziarie relative agli intrecci tra lo Stato e Cosa Nostra.
No… al “garante” non basta mai ogni garanzia al silenzio e di certe vicende non si deve parlare e, soprattutto, in certe vicende non deve essere coinvolto, perché il re è sempre al di sopra della legge.
Adesso i maligni penseranno che si è palesato il vero motivo per il quale a qualcuno, interessi spostare il processo sulla trattativa da Palermo a Caltanissetta, ma queste sono solo voci di popolo. Dicerie insomma.
Si sappia però che, nonostante questo e nonostante tutti, noi continueremo a lottare e ad urlare affinché sia fatta piena luce sulle stragi del 1992. Noi non smetteremo di invocare a gran voce la “resistenza” al fianco di Salvatore Borsellino, perché resistere è un dovere morale e civile. Questa è la strada che perseguiremo perché, come sostiene il PM Nino Di Matteo, “senza la verità sulle stragi, in questo Paese non potrà esserci la democrazia”.
Ma forse è proprio questo il problema: “a qualcuno non piace la democrazia”.

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