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impastato peppino casolare 2di Salvo Vitale
Un'Associazione di Cinisi ha avviato una richiesta di fondi per restaurare il casolare in cui fu ucciso Peppino Impastato. Giovanni Impastato ha criticato questa iniziativa, portata avanti da "sciacalli e quaqquaraquà del terzo millennio" che non hanno nulla a che fare con la storia di Peppino.
Non entro in merito alla polemica tra Giovanni Impastato e Manfredi Vitello che si può leggere sul sito di Casa Memoria. Parliamo di un luogo dov'è stato ucciso un uomo che aveva messo a disposizione la sua vita nella lotta per una società diversa, dove non ci fossero mafie, dove si potesse parlare liberamente, dove non esistesse più la regola centrale del tanto decantato liberalismo, ovvero "c'è cu mancia e c'è cu talia".
Parliamo di un posto dove il rinvenimento di alcune tracce di sangue, fatto dai compagni di Peppino e non da chi avrebbe dovuto fare le indagini correttamente, è servito a dare all'omicidio la giusta svolta e a smontare l'impostazione che ne stavano facendo carabinieri, magistrati e brava gente del territorio. Parliamo di un luogo che ancora ha un suo fascino un po' macabro e che ingenera emozioni e tristezza in chi ha avuto la possibilità di visitarlo.

Nella stradella che porta In quel luogo ho attaccato, per conto dell'Associazione Peppino Impastato, il 9 maggio del 2014, assieme a Pino Dicevi, una targa con la scritta "Via Nove maggio": un atto, direbbe qualcuno, di disobbedienza civile, perchè solo il al Comune compete il diritto di indicare i nomi e sistemare targhe segnaletiche, ma spero che, in questo caso, dopo che è passato qualche anno, non si svegli un qualsiasi rappresentante comunale della legge a chiederne la rimozione: ci vorrebbe coraggio e molto disprezzo per la storia di Peppino, la cui azione e la cui immagine.
E' il caso di dirlo, non può essere accostata a quella di Salvatore Badalamenti. Anche qua, evitiamo inutili polemiche, per favore. Parliamo infine di un posto in cui, ai bordi della linea ferrata i compagni di Peppino piantarono un tabellone, ai bordi della ferrovia, con la scritta: "Peppino Impastato, assassinato dalla mafia qui". Con la stessa scritta, nel 2014, Pino Dicevi e Salvo Vitale hanno affisso, sulla facciata del casolare, una lapide lignea, costruita da Paolo Chirco: anche qua qualche cultore della legalità ad ogni costo potrebbe accusarci di violazione di proprietà, così come c'è violazione ogni volta che un privato oltrepassa il cancello per visitare il luogo. Parliamo di un posto che i compagni di Peppino più volte hanno ripulito, perchè adibito a ricovero per bovini da chi non ha mai intravisto la"sacralità" che esso emana e ha preferito custodirvi o farvi custodire le "vacche cinisara". Parliamo di un posto in cui vennero lasciati in pasto ai corvi e alle gazze i brandelli del corpo di Peppino, che, da quel posto si rigenerano in ogni primavera e sembrano essere stati seme per tutti coloro che amano Peppino e ne vogliono conservare e trasmettere la memoria e le idee. Parliamo di un posto su cui sono state fatte promesse di acquisto, di gestione, di sistemazione, di messa in sicurezza, di inserimento nei luoghi di memoria della Sicilia, da rappresentanti politici siciliani, ultimo Crocetta, una volta compagno, che poi si sono dimenticati di tutto. E infine parliamo di un posto in cui vandali o oscuri ammiratori hanno portato via, distrutto e snaturato il sedile di pietre in cui sono state ritrovate le macchie di sangue di Peppino. A mio parere, economicamente, quel posto non vale niente, sia perchè vi è stato a suo tempo apposto un vincolo, grazie alle pressioni dei compagni di Peppino e di Giovanni Impastato, sia perchè la vicinanza della linea ferrata non consente utilizzazioni abitative, nel caso qualcuno volesse costruirvi qualcosa. Quindi un posto in cui qualsiasi valutazione è possibile, a partire da una cifra più che simbolica di diecimila euro, a cento, o addirittura, come mi sembra di capire, a quattrocentocinquanta, cifra su cui va fatto un botto.Crocetta aveva promesso, in caso di mancato accordo per la vendita, la procedura d'esproprio e l'acquisizione ai beni immobili della Regione, ma non se n'è fatto niente. Apprendo, dal blog di Cinisi Libera che il proprietario è disponibile a cedere il posto a questa Associazione , la quale avrebbe in mente di farne un museo della memoria o non so cos'altro e, a tal fine, avrebbe lanciato, tramite facebook una proposta di raccolta fondi. Che vuol dire? Che in questo posto saranno fatti dei lavori per la messa in sicurezza della casa? Che il tutto sarà sbancato da qualche motopala e sistemato per accogliere "i turisti"? Che all'ingresso bisognerà pagare il biglietto? Che ci sarà un custode? (ben venga)? Che sarà ripristinato il sedile di pietra, magari apponendovi false macchie di sangue? Che nei paraggi, se non lì dentro, sarà edificata una costruzione in cui si esporranno reperti e simbologie antimafia già presenti altrove?. Se così è non ci sto. Quel posto ha un significato se resta così com'è, nella sua terribile testimonianza di luogo in cui è stato consumato un orribile delitto dai mafiosi di Cinisi. Vale quanto la foiba di Rocca Busambra, in cui venne precipitato Placido Rizzotto, o il cosiddetto giardino della memoria che sta sotto il posto dell'autostrada dove vennero uccisi Falcone, la moglie e la scorta e dove ci sono i resti accartocciati di una macchina. E vale come tanti altri posti segnalati da lapide, come tappe di un tragico calvario e di una storia infinita di cui siamo vittime. Cioè, quel posto non si tocca,perchè appartiene alla storia. In ogni caso sono dell'avviso che bisognerebbe segnalare qualsiasi iniziativa si intenda adottare per il casolare all'autorità comunale e a quella regionale per valutare eventuali provvedimenti. Se vogliamo bene a Peppino lasciamo stare le polemiche, diamoci da fare per costruire il mondo "con le idee e il coraggio di Peppino" . E' difficile, vero?

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