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8 luglio 2015
L'imprenditore Bentivoglio, che da anni contrasta il potere 'ndranghetista, ai microfoni di "Voci del Mattino"
"Dire di no alla 'ndrangheta è un atto non facile per nessuno, nemmeno per noi lo è stato. Ma avevamo costruito un'azienda, e abbiamo deciso di cacciarli, di dire no, di rifiutare le loro richieste criminali. E ho dovuto subìre diverse punizioni, è iniziato cosi il mio calvario: furti, incendi, bombe, sette attentati negli ultimi anni”. E’ il racconto che Tiberio Bentivoglio (in foto), l’imprenditore di Reggio Calabria che da 23 anni tiene testa alla ‘ndrangheta reggina, a ‘Voci del Mattino’, programma di Radio1 Rai.
Negli Anni '70, gli venne in mente di aprire un negozio di articoli sanitari, piccola impresa da seguire con la moglie Vincenza e pochi collaboratori a Reggio Calabria. Col tempo arrivarono i primi successi, fece il grande passo e aprì un vero emporio sanitario, 450 metri quadri con un grappolo di dipendenti. Con il successo arrivarono anche i corvi. “E' stato devastante, e anche perché ogni volta bisogna ripartire, resistere, io e mia moglie ci siamo trovati soli, dovevamo anche proteggere i bambini, che erano piccoli. Ma questo mio atto di ribellione mi faceva sentire forte. Ora non mi sento più forte, purtroppo. Non ho paura dei mafiosi - ha detto Bentivoglio - ma del silenzio. Del silenzio intorno a me. Ho paura dei tanti clienti che sono scomparsi dal mio negozio, ho paura della parte sana di questo Stato che continua a girarsi dall'altra parte. Ho paura delle istituzioni che fingono, salgono sul palcoscenico, sono abituati a parlare anche troppo. Ho paura di tutte quelle scene dell'Antimafia, delle troppe parole”. “Pensavo - ha aggiunto - che in uno stato civile una persona che denunciasse la mafia vedesse raddoppiare i suoi introiti. Non è così: avevamo tanti dipendenti, ora siamo soli e mia moglie, e non abbiamo nemmeno i soldi per pagare le bollette. Ma non siamo mosche bianche, noi vorremmo essere contagiosi, ma ce lo impediscono e l'ho anche detto anche alla Commissione Antimafia. Quando mi autodenunciai, 9 anni fa, perché non riuscivo più a pagare i contributi ai dipendenti perché potevo soltanto pagare loro gli stipendi, mi hanno pignorato la casa, mi hanno ipotecato ogni cosa, Equitalia è comparsa 24 ore dopo. Non si puo perdere tutto perché si denuncia, non è giusto. Noi siamo purtroppo l'esempio dell'assenza dello Stato. Per questo, voglio fare un appello ai nostri politici: smettetela di usarci, di dire che denunciare fa bene, per poi abbandonarci. Noi vogliamo vincere, vogliamo vincere a tutti i costi, vogliamo liberare il Sud da questa mannaia della mafia che ci sta travolgendo".
AUDIO Voci del Mattino del 08/07/2015 (al min. 22 l’intervista a Bentivoglio)