di Massimo Ciancimino - 4 giugno 2015
Io non giocavo alla guerra, ahimè volevo solo proteggere mio figlio, come sempre pagherò a caro prezzo questa decisone presa da semplice padre più volte minacciato e sotto scorta. Una scorta non chiesta e che tanti problemi ha causato nel mio equilibrio familiare. Non me ne pento, ripeto lo rifarei. Forse l'unica cosa che non rifarei è quella di auto denunciarmi, lo ho fatto sicuro di avere solo agito da buon padre e dopo aver mandato via mio figlio ed unendo i tasselli di una mosaico, con il fermo di Parma ho capito tutto, ho percepito che altri non era che l'ennesimo trappolone, come sempre il tutto era ben collegato, quanto mi era stato annunciato anche questa volta si stava tristemente verificando. Il tutto con la certezza di non temere una giustizia con la quale con grandi sforzi e non senza sacrifici avevo deciso di aiutare. Non ero e non sono un collaboratore, ne altro, ho semplicemente risposto alle loro domande, ritenevo il tutto una scelta corretta. Sapevo tante cose utili per riaprire una pagina nera della nostra storia, era un mio preciso dovere raccontarle.Ho tanta fiducia nella magistratura, purtroppo sentenze come queste mi fanno sempre più capire che sarò sempre destinato a scottare il pregiudizio del mio cognome, l'imbarazzo di non aver risparmiato nessuno nei miei racconti, nonostante i tanti suggerimenti di fermarmi ad i soli carabinieri ed infine una guerra tra varie procure che tanto ha regalato a chi questo processo non vuole che si svolga.
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Riportiamo di seguito la replica di una giovane studentessa
Massimo, non ti pentire mai di quello che hai fatto, non dar retta ai “furbi” che ti vedono come un "coglione", sono i “furbi” la rovina di questo Paese. Non sei tu che hai sbagliato, tu non hai sbagliato nulla, anche con il gesto di raccontare la verità ai magistrati hai dato a tuo figlio un esempio, un esempio non di "coglionaggine", di poca furbizia, ma un esempio di coerenza. un padre di cui essere fieri che ti insegna ad essere coerente fino in fondo con le proprie idee, anche a costo di pagarne un prezzo, un prezzo che però si paga a testa alta.
Lo sai che quello che conta non è quello che insegniamo ai figli con le parole, ma quello che insegniamo con l’esempio. Gli stai insegnando l’importanza dell’onestà e del senso di giustizia profondo che tu, Massimo, hai dentro di te ben radicato e ti fa lottare contro le ingiustizie, io lo vedo nei tuoi occhi che fremono e nelle tue parole indignate, nonché nelle tue scelte.
Non sei tu che hai sbagliato, era evidente a chiunque che c’era lo stato di necessità, perfino a un non addetto ai lavori come me, ti ricordi? te lo dissi da subito quando ci siamo conosciuti, allora si parlava di patteggiamento che tu non volevi fare, volevi andare a dibattimento, ma io non capivo perché dovevi essere condannato e anche solo processato per questo gesto che avevi compiuto sotto la spinta di una minaccia.
Non sei tu quello che deve avere paura di una condanna, di fronte al Tribunale della Storia non ci saranno scuse e sconti per nessuno e saranno altri ad essere condannati:
"Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla." (Giordano Bruno)
Adriana Stazio
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