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borsellino-sal-c-gianninidi Sara Donatelli - 10 maggio 2015
Il leader del Movimento delle Agende Rosse: "Grazie ai napoletani ho compreso come si ama una città"
Una città viva, Napoli. Ieri, sabato 9 maggio, presso la Sala Valeriano Piazza del Gesù è stato sancito un vero e proprio patto di reciproca assunzione di responsabilità tra l’Amministrazione comunale ed i cittadini. Il tutto, sotto la “supervisione” di Salvatore Borsellino, garante appunto di questo momento molto importante per la città partenopea. Il leader del Movimento delle Agende Rosse tre anni fa è diventato inoltre cittadino onorario di Napoli o, per usare le parole del sindaco Luigi De Magistris, “ambasciatore di Napoli nel mondo”. In cosa è consistito questo accordo? Bisogna innanzitutto fare un passo indietro. Quello di ieri è stato in realtà un momento conclusivo di un ciclo di incontri dal titolo “Napoli: da degrado a bene comune”, organizzato dal Centro Culturale “Gesù Nuovo”- gruppo legalità , con la collaborazione del Movimento Agende Rosse Campania – gruppo “Paolo Borsellino” e dell’Associazione A.R. Ca. Questo percorso è iniziato il 24 gennaio con l’analisi del “Contesto”, proseguito il 21 febbraio con un focus sull’ “Esperienza” e giunto alla “Riflessione” del 7 marzo.

Il nodo di tutto è stato il momento della “Valutazione”, concretizzatosi con la creazione di due laboratori di cittadinanza attiva che, a loro volta, hanno dato vita a due progetti ben precisi  i quali ieri, appunto, sono stati consegnati al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Si è trattato di un momento di fondamentale importanza per la città di Napoli in quanto le istituzioni (in questo caso l’Amministrazione Comunale) ed i cittadini si sono impegnati reciprocamente, attraverso proposte concrete, ad assumersi delle responsabilità nei confronti della propria città. L’incontro, che ha avuto come tema l’ “Azione”, è stato moderato dal direttore del tg3 Campania,  Antonello Perillo, il quale ha ricordato Peppino Impastato proprio nel giorno dell’anniversario della sua uccisione. Il primo a prendere la parola è stato padre Vincenzo Sibilio: “Ci siamo chiesti come poter contribuire a dare un aiuto a questa città e la risposta è stata quella di voler fare qualcosa di concreto e, per tale motivazione, abbiamo provato ad immaginare un progetto. Il tema che è venuto fuori è stato “Napoli: da degrado a bene comune”. Non dobbiamo assolutamente dimenticare che la nostra città, in passato, è stata  tra le tre capitali d’Europa, insieme a Londra  Parigi. Ed è anche per questo che noi non accettiamo il degrado in cui Napoli ha dovuto vivere negli ultimi anni. Abbiamo allora individuato cinque tappe da percorrere: la prima è “il contesto”, all’interno del quale si inseriscono “le esperienze” come, ad esempio, quelle concrete di Ciro Corona e del nostro sindaco Luigi De Magistris . Il terzo passo è stata la “riflessione”: era infatti giunto il momento di riflettere su tutte le esperienza vissute ed è proprio a questo punto che è arrivata la novità. La quarta tappa di questo percorso, è stata infatti la “valutazione”: dividendoci in due gruppi abbiamo provato a comprendere se vi era la possibilità di compiere un esercizio concreto di cittadinanza attiva. Ecco, devo dire che siamo rimasti entusiasti dei risultati ottenuti e questa sera, finalmente, siamo arrivati all’ “azione” e sono molto felice- ha concluso padre Sibilio- che il garante di questo patto sia un uomo come Salvatore Borsellino, per il quale nutro profonda stima e ammirazione”. Il primo progetto, dal titolo “Educazione all’appartenenza”, è stato presentato da Dario Tenore, del Movimento delle Agende Rosse della Campania. Tale progetto si snoda attraverso tre fasi: il coinvolgimento, l’emozione e la creazione, la presentazione. Si parte dalla selezione di alcuni istituti superiori di Napoli e dalla relativa proposta del progetto agli studenti del terzo e quarto anno, passando per la creazione di laboratori di fotografia, musica, progetti multimediali, creazione di cortometraggi e spettacoli teatrali si arriverà, con la partecipazione alle attività del laboratorio, non solo alla costruzione di un personale di lavoro che abbia ad oggetto la realtà del territorio ma anche e soprattutto ad una maggiore coesione del gruppo di lavoro e ad una maggiore partecipazione sociale. Alla fine gli studenti presenteranno alla città il risultato delle loro attività laboratoriali nell’ambito di “Giugno Giovani”. Dario Tenore ha scelto di concludere la presentazione di questo primo progetto citando Giorgio Gaber, il quale diceva “L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso a un’apparente aggregazione. L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”. Il secondo progetto viene presentato da Nunzio Sisto, Presidente dell’Associazione A.R.CA e del Movimento delle Agende Rosse della Campania.  “Attraverso lo studio dei cittadini operanti all’interno dei territori, ci siamo resi conto di come esistano delle realtà straordinarie che purtroppo ricevono poca valorizzazione” ha esordito. La prima risorsa per porre in essere questo secondo progetto viene individuata nell’Amministrazione Comunale, che deve garantire la messa a disposizione di luoghi fisici per la realizzazione dei progetti. Questa offerta deve essere intesa non solo come partecipazione di proprie risorse umane-professionali “ma- ha continuato Nunzio Sisto- quello che chiediamo all’Amministrazione Comunale è soprattutto la massima collaborazione alla regia del progetto”. Le altre risorse sono state individuate sia nelle varie associazioni, come ad esempio “l’A.R.CA” e “Resistenza Anticamorra”, le quali dovranno offrire le proprie competenze e la propria professionalità, sia nell’Università, coinvolgendo attivamente gli studenti. Il referente del Movimento delle Agende Rosse Campania termina così: “ La “rete” deve essere qualcosa di concreto, non di astratto. Bisogna sottrarsi alla solitudine e all’individualismo, aprendo le porte alla “moltiplicazione di sé””. Molto sentito anche l’intervento del magistrato anticamorra Giovanni Conzo: “Tutto questo nasce da incontri di persone che vogliono resistere. Noi dobbiamo resistere!”. Gli ultimi due a prendere la parola sono stati Salvatore Borsellino e il sindaco Luigi De Magistris. Quest’ultimo, che per l’ennesima volta si è dimostrato un sindaco che ama e che vuole confrontarsi, ha ringraziato padre Sibilio e Giovanni Conzo per il loro quotidiano impegno, per poi rivolgersi a Salvatore Borsellino: “Nella mia scrivania, da anni, ho un’agenda rossa  in modo tale che tutte le persone che entrano nel mio ufficio possano vederla e comprendere come essa sia un simbolo. Il simbolo di chi ha scelto di schierarsi. L’incontro con Salvatore, nel 2007, segnò la mia vita- prosegue il sindaco partenopeo-. Proprio quando il vento era contrario qualcuno ha scelto di schierarsi dalla mia parte. E quel qualcuno fu proprio Salvatore, uno dei primi a farlo. Per questo sento che a lui mi lega e mi legherà sempre un legame eterno ed indissolubile, è anche grazie a lui se oggi sono qui”. De Magistris si è poi soffermato sulla “latitanza” della borghesia napoletana: “La letteratura unilaterale fa male alla nostra città. Se noi scegliamo di raccontare solo le cose negative, ignorando quelle che sono tutte le realtà belle e positive del luogo, diventiamo fiancheggiatori del male, negando qualsiasi alternativa ai giovani. Alternative che invece esistono, non solo grazie a tutti i semplici cittadini che scelgono di “sporcarsi le mani” ogni giorno, ma anche grazie a magistrati come Giovanni Conzo, il quale ha avuto il coraggio e l’umiltà di calarsi all’interno delle dinamiche sociali, rischiando anche la contestazione e il dissenso. E’ stato molto bello ricordare come Paolo Borsellino scelse, nonostante tutto, di rimanere a Palermo. Ed anche noi oggi abbiamo preso questa decisione. Rispettiamo chi va via, anche perché ci rendiamo conto di come sia difficile lasciare la propria città per lavorare e vivere altrove. Ma guardatela la nostra città, guardatela con attenzione. E’ complicata, Napoli, è vero. Ma se riusciamo a essere collettività, se noi cittadini uniamo le forze allora tutto cambierà. Si metterà in moto un processo di autodeterminazione collettiva dal basso che porterà il cittadini ad amare la propria città, a prendersene cura. Insieme possiamo farcela. L’idea dei cantieri sociali, ad esempio, mi ha colpito tantissimo. Dobbiamo capire che non sarà mai possibile avere un diverso futuro politico senza una rivoluzione culturale ed una rivoluzione economica. La crisi non si affronta con gli stessi strumenti che l’hanno prodotta e dunque dobbiamo costruire un’alternativa”. A concludere il dibattito è stato Salvatore Borsellino che ha definito Napoli la sua città ideale: “ Quando ero ragazzo andai via da Palermo per crearmi una stabilità lavorativa che potesse garantire a me e alla mia famiglia un futuro diverso. Lo feci perché il controllo della città di Palermo era stato abbandonato dallo Stato e gettato in pasto alla mafia che, anno dopo anno, ha distrutto il “mio paradiso terrestre”. Così la definivo Palermo, un paradiso terrestre. Una città divisa tra il mare e la montagna, con un cielo azzurrissimo ed una distesa  infinita di piantagioni di agrumi. Poi la mafia ha distrutto tutto. Assistevo allo scempio che veniva fatto di Palermo ed immaginavo Napoli diversa. La immaginavo proprio come una sorta di alternativa a quella Palermo che vedevo mutare giorno dopo giorno. Ma mi sbagliavo. Non sapevo cosa Napoli ha dovuto subire in questi anni, e me ne sono reso conto solamente oggi”. Poi, rivolgendosi a De Magistris, ha ammesso: “Mi sono quasi vergognato di aver accettato, tre anni fa, la cittadinanza onoraria di questa città, e di essere ritornato qui solamente tre anni dopo. Ma fortunatamente questo nuovo ruolo di “garante” mi permetterà di essere maggiormente presente”. Poi, il leader del Movimento delle Agende Rosse, si rivolge ai ragazzi che operano attivamente sul territorio: “Grazie a voi sto vedendo nascere un sogno, un sogno che si sta concretizzando solo grazie all’amore che voi nutrite per la vostra città, che molto mi ricorda il sentimento che Paolo aveva per la sua Palermo”. E conclude: “Cari napoletani, ho molto da imparare da voi e vi prometto che verrò qui per imparare da voi come si ama una città, perché oggi ho visto come si fa. Ho visto Ciro Corona che sta costruendo qualcosa dalle macerie. E sembra un pazzo. Ma noi abbiamo bisogno di pazzi. Abbiamo bisogno della pazzia. E’ grazie alla pazzia che si realizzano i sogni. Ed è grazie a voi se oggi ho compreso come, con l’amore, sia possibile costruire qualunque cosa”.

Foto © Castolo Giannini

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