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immigrati-libici-salutodi Enza Galluccio - 21 aprile 2015
I pescatori di ogni luogo del mondo la conoscono bene.
Ci sono leggi che nessun legislatore ha mai veramente scritto. Sono parte del patrimonio umano, sanno di solidarietà e rispetto della vita, appartengono a uomini di mare che ogni giorno la sfidano e che non conoscono confini.
Essi non guardano il colore della pelle né si chiedono da dove provengano quegli uomini, quelle donne e quei bambini.
Un pescatore non lascerebbe mai morire qualcuno tra le acque senza aver provato con tutte le sue forze a salvarlo.
I pescatori del nostro sud non l’hanno fatto neanche quando una disumana legge degli uomini glielo imponeva, minacciando di condannare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque avesse violato l’ordine di non soccorrere.
Era la Bossi-Fini, e gli uomini del mare avevano detto no.  
Ma non era bastato, ci son voluti ancora molti anni da quel lontano 2002 in cui veniva emanata nonostante l’adesione dell’Italia alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto di asilo del luglio 1958 a Ginevra, con conferma a Dublino nel giugno 1990.  
Soltanto nel 2014, dopo il monito del Parlamento europeo che chiedeva di “rivedere o modificare leggi che puniscono chi soccorre in mare”, con chiaro riferimento alla Bossi-Fini, in Italia si rivede quella legge ingiusta attraverso l’abrogazione del reato di clandestinità.

La politica dei respingimenti, nel nostro Paese, ha mostrato e mostra ancora un suo carattere disumano anche attraverso strutture di accoglienza molto simili a delle carceri e lo scandalo della gestione dei centri denominato Mafia Capitale.
L’ultima tragedia del mare che ha visto la morte di quasi mille migranti in fuga da paesi come Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana è ancora il risultato di scelte politiche assurde e violente in tema d’immigrazione e di un’agghiacciante indifferenza europea che favorisce i mercanti di vite umane e il loro inganno di speranza. Ed è soltanto la punta di un iceberg.
Da Palermo giunge la notizia che sarebbero già pronte molte altre imbarcazioni clandestine cariche del loro peso umano.
Il procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia ha affermato: "In Libia ci sono tra 500 mila e un milione di persone pronte a partire per l’Italia. Sono siriani, eritrei, etiopi. Disperati pronti a pagare seimila dollari a testa per abbandonare i loro Paesi".
Uomini, donne e bambini stipati come se fossero oggetti, merce da trasporto, considerati “cose” già prive di vita prima ancora di morire e già destinati a morire prima ancora di pagare quei viaggi della morte.
Erano partiti dalle coste libiche in più di novecento, tra i quali circa duecento donne e cinquanta bambini. Sono sopravvissuti soltanto in ventotto…

Foto tratta da gentedimarenews.it

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