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cosi non si puo vivereda lavalle deitempli.net - 24 marzo 2015
Anche la provincia di Agrigento, in occasione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle Vittime di mafia”, ha voluto ricordare tutte le vittime delle mafie.

Diversi gli eventi dedicati alla memoria, ma anche all’approfondimento di temi fondamentali nella lotta alla mafia, agli aspetti normativi che finiscono con il creare vittime di serie A e vittime di serie B, quando, come nel caso dei tanti uccisi antecedentemente al ’61, “vittime-non vittime” perché non riconosciute da uno Stato che le ha semplicemente dimenticate.

Ad Agrigento città, in occasione della giornata commemorativa, sono stati presentati due diversi libri.

“Così non si può vivere – La storia mai raccontata del giudice Rocco Chinnici che sfidò gli intoccabili”, di Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli, presentato presso l’auditorium Nicolò Gallo di Agrigento e che ha visto tra i presenti, oltre gli autori, gli organizzatori, Agende Rosse Rosario-Livatino Agrigento e Maestri del lavoro, il Procuratore capo della Repubblica Renato Di Natale e Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage in cui morirono il consigliere istruttore, due carabinieri e il portiere dello stabile, anche lui vittima prima della mafia e poi dello Stato che ne ha fatto uno dei tanti considerati vittime di serie B.

A coordinare l’evento, che ha visto la partecipazione di molte persone, Egidio Terrana, direttore di Malgrado Tuttoweb.

A ricordare l’umanità del Consigliere Chinnici, Paparcuri, che con la sua testimonianza ha inoltre voluto far conoscere ai presenti, specialmente ai ragazzi, la non morale delle mafie e gli effetti negativi che produce sulla società civile.

Al termine dell’incontro,  è stato reso omaggio a tutte le vittime delle mafie, alle quali è dedicata la giornata del 21 marzo, primo giorno di primavera.

Presso la Biblioteca - museo regionale Luigi Pirandello di Via Imera, sempre ad Agrigento, veniva nel frattempo presentato il libro “Vittime di mafia”, scritto da Fabio Fabiano e Gian J. Morici.

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A coordinare i lavori il professor Alessi.

Tra gli intervenuti il Direttore della biblioteca Vincenzo Caruso, la Direttrice didattica del liceo scientifico Leonardo,  Vincenza Ierna e il Direttore del settimanale cattolico agrigentino “L’Amico del Popolo”, Carmelo Petrone.

All’evento hanno preso parte Fabio Fabiano, coautore del libro, Giuseppe Ciminnisi e Angela Ogliastro, familiari di vittime innocenti di mafia, vittime loro stessi di una legge che crea disparità tra le vittime innocenti.

Gli studenti del liceo scientifico Leonardo,  che attentamente hanno seguito gli interventi, hanno avuto così modo di ascoltare i familiari delle vittime di mafia che hanno narrato le proprie storie e quelle dei loro cari, mostrando loro qual è il vero volto della mafia e quanto bestiale e orrendo sia il modus operandi di questi vigliacchi che ritengono di poter misurare il proprio “valore” spezzando vite innocenti.

Ma non solo ad Agrigento città si sono volute ricordare le vittime di mafia.

A Sciacca, nel pomeriggio della stessa giornata, presso l’Istituto professionale industria e artigianato “I.p.i.a. Accursio Miraglia”, si è svolta  la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle Vittime di mafia”, manifestazione voluta  ed organizzata dalla “Fondazione Accursio Miraglia” e dall’associazione nazionale “I cittadini contro le mafie e la corruzione”.

A introdurre e coordinare i lavori, Enzo Alessi.

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Al tavolo dei relatori si sono alternati rappresentanti di associazioni, uomini politici, sindacalisti, testimoni di giustizia, familiari di vittime innocenti di mafia, rappresentanti della società civile, mentre il gruppo dei MALARAZZA ha suonato e cantato dal viso un pezzo scritto interamente da loro su don Pino Puglisi.

Tra gli intervenuti il senatore Beppe Lumia che ha illustrato la figura di  Accursio Miraglia, sindacalista ucciso dalla mafia e del quale era presente tra i relatori il figlio Nico, che ha rimarcato la necessità di mantenere alto il livello di attenzione verso i rischi derivanti da sempre possibili infiltrazioni mafiose.

Anche in questa sede si è parlato delle discrasie di una legge che distingue le vittime di mafia da quelle del terrorismo mafioso, finendo con il penalizzare le prime. Un tema che ha trovato sensibile all’argomento l’onorevole Tonino Moscatt che si è impegnato affinchè si possa arrivare all’equiparazione tra vittime che in quanto tali non possono appartenere a categorie diverse creando disparità tra le une e le altre, sottolineando come sia necessario vedere il politico in maniera diversa da come fino ad ora lo si è visto e che lo stesso deve assumersi le responsabilità anche di quanti lo hanno preceduto. E sempre in ambito politico si registra l’intervento del parlamentare regionale Matteo Mangiacavallo, che ha sottolineato come sia necessaria la presenza e l’impegno del mondo politico per ricercare le soluzioni a chi già ha pagato caro l’impegno sociale proprio o quello dei propri cari.

Secondo Antonino Turri , Coordinatore nazionale di “I cittadini contro tutte le mafie”, associazione che con la “Fondazione Miraglia ha organizzato l’evento, è necessario che la popolazione sia partecipe e protagonista come cittadinanza attiva nella lotta alla criminalità organizzata. Un impegno necessario se realmente vogliamo sperare che in futuro le mafie possano essere definitivamente sconfitte.

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Acute le riflessioni di Dino Paternostro, direttore del giornale on line “Città nuove” e segretario della Camera del Lavoro di Corleone,  che ha illustrato ai presenti come concetto di antimafia sia antico quanto la mafia stessa, ricordando come lui sia riuscito a vincere una sua personale scommessa facendo urlare a Corleone che la mafia fa schifo. E per chi conosce Corleone e la storia dei corleonesi, non v’è dubbio alcuno che non si è trattato di un risultato di poco conto.

Bontorno Alessio, responsabile della Consulta Giovanile di Sciacca ha ricordato come l’arma dei giovani è la cultura pura , la purezza con la quale si affrontano i conflitti giornalieri ignari delle logiche complottiste che esistono.

È stato poi il turno di Gian J. Morici che in collegamento  Skype da Parigi ha spiegato le ragioni che hanno spinto lui e Fabio Fabiano a scrivere un libro sulle vittime di mafia. Una critica a chi scrive di mafiosi e pentiti facendone delle star, alla quale ha fatto seguito l’accusa rivolta a quegli organi stampa che hanno atteggiamenti omertosi quando si tratta di denunciare all’opinione pubblica fatti gravi che riguardano personaggi noti e potenti.

Lotta da più di 23 contro la ‘ndragheta, Franco Gaetano Caminiti, imprenditore calabrese che ha presentato più di 55 denunce, subendo anche due attentati alla vita. L’imprenditore che più volte ha scritto alla Commissione Antimafia e alla Procura di Reggio Calabria per essere sentito, senza mai avere ottenuto una convocazione né una risposta, nonostante ciò continua a viaggiare ad andare in giro per l’Italia per diffondere la cultura antimafia fra i giovani…

Catania Graziano familiare di vittima di mafia, Il cui padre rimase ferito durante l’agguato al boss locale, denuncia lo stato di abbandono, chiede la prova tangibile sul territorio da parte dello Stato e di poter conoscere su cosa e come si faccia antimafia.

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A denunciare come lo Stato conceda privilegi nei confronti dei collaboratori di giustizia in termini di denaro e presenza, dimenticando di garantire gli stessi  nei confronti dei familiari delle vittime o dei testimoni di giustizia, è stata Angela Ogliastro, il cui fratello sparì per “lupara bianca”. Parole toccanti quelle di Angela che non ha mai trovato conforto neppure nel poter piangere dinanzi la tomba del fratello visto che il corpo non è mai stato ritrovato.

Fabio Fabiano ha invece parlato delle storie delle vittime di mafia inserite nel libro. Vittime innocenti, vittime dimenticate perché figlie di un dio minore. Fabiano che ben conosce le vicende di mafia che hanno riguardato il territorio nel quale lavora e ha lavorato da poliziotto, non ha usato mezzi termini nel condannare quegli “ominicchi” che si ritengono potenti grazie alla loro arroganza, alla bestiale violenza e al timore a volte reverenziale da parte di chi ne ha timore.

Giuseppe Ciminnisi e Nico Miraglia sono intervenuti in merito alla tanto deprecata legge che finisce con il creare vittime di serie A e vittime di serie B, tracciando poi l’evoluzione del fenomeno mafioso fino ad arrivare ai “colletti bianchi” che rappresentano quel livello superiore che troppo spesso si finge di ignorare. Ciminnisi ha aggiunto che sarebbe “carino” il prossimo anno poter  leggere i nomi dei mafiosi anziché i nomi delle vittime…

Incisivi gli interventi di Agostino D’Amato, rappresentante dell’associazione Pio La Torre Centro Studi e di Salvatore Tripi ( Presidente FLAI CGIL).

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L’incontro, nel corso del quale non sono mancate critiche a chi dell’antimafia ha fatto passerella a proprio uso e consumo, ha attirato l’attenzione della platea anche per un giallo imprevisto. Antonino Vassallo, fotografo di professione, ha narrato infatti come si trovò sul posto pochi istanti dopo l’attentato al Giudice Giovanni Falcone. In quella circostanza Vassallo scattò diverse fotografie. Il rullino venne immediatamente sequestrato da due persone in borghese che si qualificarono come agenti di polizia. Solo a distanza di tempo, Vassallo scoprì che quelle immagini non arrivarono mai sul tavolo degli inquirenti che indagavano sulla strage. Che fine fece il rullino fotografico di Vassallo che conteneva le immagini dei primi istanti subito dopo l’attentanto? Chi erano gli uomini che sequestrarono quelle fotografie? Tutte domande senza risposta. Domande inquietanti se messe in relazione con i più recenti fatti che hanno visto coinvolti pezzi delle istituzioni in presunte trattative tra lo Stato e la mafia.

Giorno 21 a Sciacca non c’è stato posto per passerelle e antimafia di facciata. Si è trattato di un momento di commemorazione, di vera giornata della memoria, non discriminante e selettiva, che, in quanto tale, deve essere rappresentata dai familiari delle vittime innocenti di mafia. Unica memoria che grazie alla testimonianza dei familiari delle vittime può gettare le basi, in particolare con le nuove generazioni, affinchè la nostra terra possa sottrarsi al terribile giogo delle mafie. Ma si è trattato anche di un momento di forte denuncia perché i temi dell’antimafia non possono essere monopolizzati da nessuno, men che meno da quanti strumentalizzano il dolore per fare inutili passerelle o che sfruttino l’antimafia di facciata per fare carriera.

Tratto da: lavalledeitempli.net

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