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ciancimino-scortiamo-tribunaledi Anita Rossetti e Linda Grasso - 6 marzo 2015
Eccoci, il 2 marzo scorso davanti al tribunale di Caltanissetta a ricordare a Massimo Ciancimino che non è solo e che se lo Stato gli nega anche una proforma di scorta, ci saremo noi a vigilare su di lui.
Siamo cittadini arrivati da diverse città d’Italia che hanno scelto di essere proprio nell’aula F, alla prima udienza dibattimentale del processo dove Massimo Ciancimino è accusato di calunnia nei confronti di De Gennaro e di Narracci. Quegli uomini dei servizi che lui ha riconosciuto come interlocutori di suo padre a vario titolo, ma senza poterlo provare.
Non si dice ciò che non si può provare, nessun pentito lo ha mai fatto, ovviamente per non rischiare un’imputazione per calunnia o magari di finire addirittura ammazzato soprattutto quando i fili che si toccano sono ad altissima tensione, perché chi collabora e sottoscrive un patto con lo stato, conosce le regole e non rischia di peggiorare la sua situazione solo per amore di verità, anche perchè chi ha trasgredito ha poi fatto una brutta fine…

Massimo Ciancimino non è un pentito e neanche un pazzo, non ha sottoscritto nessun patto né con lo Stato né con altri, ma è solo un raro esempio di coerenza tra paternità e amore per il proprio figlio, per cui ha scelto di essere uomo e di andare fino in fondo con una dignità che di questi tempi è così rara che facilmente può essere scambiata per follia, soprattutto da chi sarebbe capace di vendere la propria madre e magari i figli, pur di assicurarsi anche solo una piccola parte rispetto a ciò che lui ha messo in gioco.
Massimo Ciancimino è il testimone chiave del processo sulla trattativa Stato-mafia che si svolge a Palermo, quel processo che vede alla sbarra diversi rappresentanti delle Istituzioni. Palermo è l’unica procura che abbia osato tanto, per questo Di Matteo rischia di saltare in aria in ogni momento e, non scordiamolo, insieme a lui rischiano anche gli uomini che lo scortano! Una condanna per calunnia al testimone, ritenuto credibile proprio da chi sta indagando anche sugli uomini dei servizi segreti, significherebbe, a nostro avviso, la delegittimazione del lavoro svolto dai magistrati che lo ritengono attendibile e un colpo micidiale all’impianto accusatorio del processo più ostacolato della storia.
Non dimentichiamo poi che anche Massimo Ciancimino è ben contemplato nella strategia stragista per cui anche lui rischia la vita come Di Matteo.
Noi sosteniamo le ragioni del processo sulla trattativa stato-mafia, che non è presunta come qualcuno ancora chi si ostina a definirla. Noi non lasceremo soli i magistrati del pool di Palermo e non permetteremo che vengano condannati a morte dall’isolamento istituzionale di cui sono oggetto, in particolare il Dott. Di Matteo che, malgrado tutte le conferme riguardo all’attentato ben descritto dai collaboratori di giustizia, non ha ricevuto ancora una sola parola di sostegno neanche dal nuovo presidente della Repubblica!!
Né potremmo lasciare solo Massimo Ciancimino a difendersi da chi pensa di annientarlo con ogni mezzo, compresa la delegittimazione e magari una condanna per calunnia…

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