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masi-saveriodi Sara Donatelli - 30 ottobre 2014
Oggi, in data 30 ottobre era prevista la sentenza in Cassazione nei confronti del Maresciallo Saverio Masi, il caposcorta del magistrato Antonino Di Matteo, sotto processo con l'accusa di tentata truffa e falso materiale. L'udienza è però stata rinviata causa assenza del relatore. Tanti i liberi cittadini pronti a manifestare il proprio sostegno al Maresciallo e al suo avvocato, Giorgio Carta. Tanti i liberi cittadini che mettendoci la faccia decidono di non nascondersi dietro l'ipocrita e troppo semplice scusa dell' "aspettare una sentenza". L'unica sentenza che chi sostiene di lottare per la verità e la giustizia deve accettare e condividere è la piena assoluzione. Punto.

Perchè la storia di Saverio Masi è fin troppo chiara. Arrivato a Palermo nel 2001 decide fin da subito di impiegare tutte le proprie forze nella ricerca dei boss Bernardo Provenzano (catturato solo nel 2006) e Matteo Messina Denaro (tuttora latitante) che lui sostiene aver individuato già in quei primi mesi di lavoro. Il Maresciallo però ha sin da subito la netta sensazione che questi boss non debbano essere visti, né tantomeno presi. E per tale motivazione, spinto dalla voglia di Verità e Giustizia, Saverio Masi decide di denunciare i propri superiori per la mancata cattura dei due boss. Nel frattempo viene però messo sotto processo per una multa di 106 euro comminatagli durante un'operazione di polizia giudiziaria. La Procura della Repubblica di Palermo  accusa inizialmente il Maresciallo di aver compilato una relazione falsa (si contesta la sua effettiva presenza in servizio quel giorno), di aver falsificato materialmente la relazione (la lettera di accompagno, invece di essere firmata dal superiore del maresciallo, fu siglata dal maresciallo stesso con l'aggiunta della dicitura "A.P.S.", assente per servizio, riferita al superiore) e di aver voluto truffare lo Stato per farsi togliere una multa ottenuta non nell'esercizio delle sue funzioni di Pubblico Ufficiale. Da qui la condanna in primo grado, nel 2011,  alla pena di otto mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali per falso materiale, falso ideologico e tentata truffa. Segue l'ennesima condanna, l'8 ottobre del 2013, a sei mesi di reclusione pena sospesa. Qui però il Maresciallo viene assolto da un capo di imputazione e questo è un aspetto fondamentale. Togliendo il falso ideologico la Corte ha infatti accertato che quel giorno Masi era effettivamente in servizio e che quindi il problema è esclusivamente limitato al fatto che, secondo i giudici, Masi avrebbe messo la firma di un'altra persona per dichiarare il vero. In base all'articolo 33 del codice penale militare di pace, il maresciallo rischia la destituzione dall'arma dei Carabinieri. Ed accusare un carabiniere di aver tentato di farsi annullare una contravvenzione di 106 euro dopo una vita passata ad anticipare di tasca propria svariate spese di servizio legate ad attività di indagine significa sfiorare il grottesco. In un Paese in cui però il grottesco diventa ogni giorno normalità. Tutto rinviato dunque. Nel pomeriggio però alcuni liberi cittadini, una volta usciti dal Tribunale hanno deciso di recarsi in Senato approfittando dell'opportunità che è stata loro data dal Senatore Maurizio Vincenzo Santangelo, portavoce M5S. Dopo una visita all'interno delle varie aule del Senato, nel pomeriggio hanno assistito alle interrogazioni a risposta immediata al Ministro dell'interno sulla gestione dei flussi migratori e sulle risorse e sull'organizzazione delle forze di polizia. E proprio in relazione a quella "normalizzazione del grottesco" di cui parlavamo prima, non possiamo non citare quello che è stato l'intervento del Senatore Sacconi (NCD) che riferendosi al Ministro dell'Interno afferma a gran voce "Signor Ministro, sono pienamente soddisfatto. La ringrazio perché difende ogni giorno gli addetti alle Forze di polizia e il personale di pubblica sicurezza dai tentativi di delegittimazione che continuano ad esservi". Il Ministro dell'Interno è Angelino Alfano. Quello stesso ministro che ha dato una risposta all'interrogazione parlamentare sulla vicenda del Maresciallo Saverio Masi pressoché inutile ed insensata. Quello stesso ministro che a dicembre dello scorso anno si è riempito la bocca di belle e vane promesse in merito all'assegnazione del dispositivo del bomb jammer al PM Antonino Di Matteo. Belle e vane promesse dicevamo. Sono passati dieci mesi e del bomb jammer nessuna traccia. Quello stesso ministro che il 12 aprile scorso, mentre tanti cittadini in piazza lo attendevano e reclamavano il bomb jammer per Di Matteo, si divertiva con i propri compagni di merenda a danzare sulle note di "Happy" davanti ai sostenitori del suo partito. Quello stesso ministro che insieme a tanti altri, fa parte di una casta politica che tutto fa, ogni giorno, tranne che difendere e sostenere gli uomini migliori di questo Stato. Uno stato che ha il volto di uomini come Antonino Di Matteo e Roberto Scarpinato. Uno Stato che ha il volto di Saverio Masi.

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