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serra-davide-web0di Enza Galluccio - 27 ottobre 2014
L’arroganza del potere e l’inettitudine si fanno materiche in questi giorni “caldi” di ottobre, ma anche le strategie ritardatarie di un sindacato che spesso ha perso i contatti con la sua base - solo percepita e mai abbastanza vissuta - lasciano a desiderare.
L’unica cosa certa rimane solo quella piazza. Certa come la rabbia che la colora e riscalda, come l’urlo che rimbomba al suo scorrere, come gli sguardi di chi ne fa parte e mostrano il proprio orgoglio e la dignità di un popolo che arranca, ma non vorrebbe più tacere.
E non mancano in queste ore le parole di Davide Serra (in foto), amico del giovane Premier che vorrebbe rappresentare la nuova sinistra italiana, a folclorizzare queste giornate di risvegli di piazza e di Leopolda autoreferenziale…

Serra è il nuovo modello di imprenditore nonché finanziere, anche lui giovane che da ragazzo giocava persino a pallavolo nella serie A2; anche lui, presente all’appello… congressuale (?!) che si è svolto ancora una volta all’ex stazione fiorentina – di fatto e non a caso un polo fieristico congressuale, dove Renzi - da scaramantico  - non rompe le vecchie abitudini di quando nasceva rottamatore e lì riuniva i suoi adepti e sostenitori, per inneggiare al nuovo e al giovanilismo idealizzato che, da piacione quale è, ha utilizzato come cavalli di battaglia…
Ebbene, il coraggioso e intuitivo Davide Serra ha esordito delucidando tutti sul diritto di sciopero che, pensa un po’, avrebbe dei costi! Secondo la sua lunga esperienza di uditore ed opinionista - che svolge durante i suoi numerosi voli aerei - allontanerebbe tutte quelle folle di investitori che di fronte ad  un ritardo causato dallo sciopero del personale, deciderebbero di cambiare rotta e allontanarsi dall’Italia.
Si badi bene, non per l’altissimo livello di corruzione e criminalità che fa lievitare i costi d’impresa alle stelle, non per gli eccessi di burocratizzazione del sistema che blocca in infinite attese ogni iniziativa imprenditoriale, ma proprio per quel diritto di sciopero che strategicamente il Finanziere consiglia di regolarizzare ancor di più, per contenerne i costi… E alla Leopolda lo considerano già un eroe.
Mi sorge a questo punto un dubbio: sta a vedere che quello strumento - definito così vecchio e da ultima spiaggia - ricomincia a funzionare davvero obbligando i vari rottamatori, vecchi e nuovi oggi al potere, ad abbassarsi  e ad ascoltare proprio quella piazza di cui ho descritto l’intensità? E se davvero quei volti accesi mantenessero la promessa di fermare tutta l’Italia che lavora, insieme a quella che un lavoro non ce l’ha, e riuscissero in tal modo - come nella storia di qualche decennio fa - a riportare l’ago della bilancia in equilibrio e ad avere un proprio peso? Se arrivassero così a rimettere in gioco il diritto di essere ascoltati e il dovere da parte di quella classe dirigente, piena di sé e ridondante di luoghi comuni, di ascoltare? Chissà, se anche in quella circostanza il giovane premier ed il suo amico finanziere si sentirebbero ancora così certi e tronfi nell’elargire le loro acutissime parole d’ordine…

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