di Salvatore Battaglia - 19 settembre 2014
Riceviamo e pubblichiamo una poesia su Aldo Moro scritta da Salvatore Battaglia.
“De coniuratione”
LA VERITÀ SEPOLTA
9 maggio 1978
Si piange
sul suo tragico commiato:
Aldo Moro,
attento a recepir
le altrui ragioni.
L’urbe testimone impotente
di una grande tragedia,
di una grande vergogna.
Oh! la nostra angoscia!
la nostra cecità!
la nostra impotenza!
Quel 9 maggio:
un grido di dolore
scosse la nazione.
Orrore!
Quel che pareva impossibile
accadde.
L’azione plateale, esemplare.
Pur se già da tempo
precise avvisaglie
precedettero
l’azione criminale.
Anche lui presago
dell’imminente pericolo.
Come Cesare, allora,
incredulo
all’arrivo
dell’agguato imminente.
Un’accurata regia.
una concertata preparazione.
Nessuna trattativa fattibile.
nessun margine di salvezza.
Doveva morire!
Il “Bel Paese” prezioso avamposto mediterraneo.
Superiora premunt.
Doveva morire.
E con lui
il disegno di un percorso intentato.
Chi sapeva, allora,
tacque.
Impotenti, supini.
Chi allora ubbidì,
assecondando la trama,
fu, poi, ampiamente gratificato.
Ora, per sempre, tacciono:
e sulle stragi: Milano, Bologna.
E su quella morte.
Una ferita aperta:
una comunità inquinata.
Quale vergogna.
Quel 9 maggio!
Si piange
sul suo corpo trafitto,
riverso.
Ora e sempre
si piange la sua morte,
e quella degli uomini della sua scorta
Si piange
su una storia senza futuro.
Salvatore Battaglia