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Prima parte
di Enza Galluccio* - 15 luglio 2014
Nel suo memoriale Vincenzo Calcara afferma che nel periodo in cui Borsellino era procuratore a Marsala, Francesco Messina Denaro avrebbe commissionato il suo omicidio su ordine di qualcun altro. Durante l’ultima videointervista che ho realizzato, Calcara parte dai fatti, cioè dal momento in cui gli è stato assegnato l’incarico di eseguire quella condanna a morte:

“L’omicidio  di Paolo Borsellino [1981]era stato organizzato da Francesco Messina Denaro su ordine di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Questo piano doveva essere realizzato in due modi, in poche parole Paolo Borsellino doveva morire e basta. Di lui non dovevano rimanere neanche le idee. Queste sono le parole che mi dice personalmente Francesco Messina Denaro, capo assoluto della famiglia di Castelvetrano a cui io appartenevo”

A parte Cosa nostra, poteva esserci qualcun altro tra i mandanti di quel primo progetto omicida?
Ci poteva essere … ? C’era qualcun altro!
Gli interessi a uccidere Paolo Borsellino erano anche di forze occulte che andavano oltre di Cosa nostra. Queste Entità, mi creda, sono ancora più pericolose di Cosa nostra stessa perché essa, da sola, essendo vulnerabile sarebbe stata distrutta.

Lei scrive che qualcuno avrebbe tradito Borsellino pur essendogli molto vicino. Sembra  riferirsi ad Angelo Finocchiaro [ prima Alto Commissario Antimafia, poi a capo del Sisde - nda], è così?
Io confermo questo nome perché Angelo Finocchiaro, allora Alto Commissario antimafia, era strettamente legato a Paolo Borsellino che a sua volta riteneva Finocchiaro una persona di fiducia, tant’è vero che sono venuti a trovarmi - insieme ed in gran segreto - alle Torri di Palermo. Parliamo del mese di maggio del ’92. In quel periodo ero isolato e protetto in quella struttura. Da quel momento Paolo Borsellino mi dice: “Ecco Vincenzo, ti metto nelle mani di Sua Eccellenza Angelo Finocchiaro” davanti a me lo chiamava così, come avevo sentito fare anche dal dottor Natoli [Gioacchino Natoli, magistrato della procura di Palermo - nda] in un incontro precedente; (Finocchiaro) era un uomo molto importante e il suo potere ha fatto sì che io potessi uscire dalla struttura carceraria. Si badi bene che in quel periodo non c’era la legge sui pentiti e una persona che collaborava con la giustizia poteva essere protetta dall’Alto Commissariato soltanto se non aveva una condanna definitiva. In quel periodo io ero già stato definitivamente condannato a poco più di 7 anni di carcere. Certo non  era un ergastolo! Questo significa che non avevo interesse a collaborare soltanto perché avevo 30 anni da scontare, ma perché ho fatto una scelta leale e questa carica mi è stata data proprio da Paolo Borsellino …  Non sarei mai potuto uscire dal carcere se egli non avesse toccato con mano quanto fosse alto il rischio che io potessi essere ucciso. Per questo hanno fatto in modo che io andassi a Roma, per essere al sicuro.
Dopo la morte di Paolo Borsellino, quando ero già  nelle mani di Finocchiaro in un bellissimo hotel di Roma, sono stato convocato da Sua Eccellenza che si presentava come se fosse dispiaciuto, addolorato. Mi diceva “ Vincenzo io so quanto amore e affetto hai avuto per Paolo Borsellino, ma sappi che il mio dolore è uguale al tuo … “ però poi aggiungeva “ Vincenzo, secondo te chi lo ha ucciso?  L’ha ucciso Cosa nostra….” Ed io rispondevo “ Eccellenza, perché, lei non lo sa chi l’ha ucciso? Non è stata solo Cosa nostra. Lei sa benissimo che con Borsellino si parlava delle cinque Entità e della Super Commissione Nazionale … ci sono interessi che vanno oltre Cosa nostra. Sa benissimo che in mezzo ai suoi, ci sono uomini deviati … E lo sa perché, insieme, avevate trovato le prove. Quando in sua presenza, Borsellino mi ha detto che avevate trovato dei riscontri … lui era felice! Mi diceva che davanti a lei potevamo parlare apertamente …

Finora, però, dal suo racconto non si evidenzia un vero e proprio tradimento. Mi spieghi meglio.
Lui [A.Finocchiaro – nda]mi aveva anche detto “ Vincenzo siamo sfortunati … di queste Entità ne aveva iniziato a parlare Buscetta, noi siamo a conoscenza di queste Entità … Ascolta, io tengo molto alla tua vita. Borsellino è morto, ma tu non morirai” si presentava con un fare paterno “ Tutti conoscono Cosa nostra, ma queste Entità non sono riconosciute dalla società civile, dallo Stato. È meglio non parlarne. Non ci sono le prove, i riscontri, ne va anche della tua tranquillità”
Io gli avevo chiesto dove fossero finite tutte le prove e i riscontri che aveva trovato Paolo Borsellino, ma lui rispondeva “ Cosa ti devo dire? È successo un disastro. Io collaboravo con Paolo Borsellino, però non ho alcun materiale” Da quelle parole ho capito. Ho messo in atto tutte gli insegnamenti ricevuti in Cosa nostra per non far trasparire la rabbia … Quindi, gli ho dato ragione, aggiungendo che era inutile che se ne parlassi visto che era stato distrutto tutto.
Mi fermo qua.


Lei parla anche di un incontro con l’onorevole Vizzini …
In quella stessa occasione, era arrivato l’onorevole Vizzini.
Quando Borsellino e Finocchiaro mi erano venuti a trovare alle Torri di Palermo,  parlavano di un appuntamento con Vizzini per la consegna dei documenti che sarebbero serviti a farmi uscire fuori dal carcere. Borsellino si appuntava tutto sia sull’agenda marroncina sia su quella  rossa. Io vedevo che prendeva appunti anche su dei fogli di carta con una scrittura molto fitta. Ho visto questo con i miei occhi così come ho visto l’agenda rossa. Quando  era arrivato l’onorevole Vizzini da Finocchiaro, si davano del tu. Avevano molta confidenza. Si sono abbracciati e poi Vizzini era venuto a stringermi la mano dicendomi che capiva il mio dolore. Ma non mi ha detto che anche lui era addolorato … Sentimenti diversi, come quelli di Angelo Finocchiaro. In poche parole una bellissima ipocrisia che io non potevo non cogliere …
 
A parte Finocchiaro, a suo parere, ci sono altri che avrebbero tradito Borsellino? Ho letto alcune sue affermazioni su Canale che lascerebbero intendere qualcosa …
Assolutamente sì, soprattutto personaggi nell’arma dei carabinieri c’erano uomini che lavoravano con lui, ma lo hanno tradito, lo hanno lasciato solo … al suo destino.  Se dobbiamo parlare di Canale, io so che ha fatto una buona carriera.
Quando sono stato arrestato, mi avevano sequestrato dei documenti con i nomi di alcune città dell’Australia legati a personaggi potenti di C.N. dove io mi sarei dovuto presentare dopo aver ucciso Borsellino. Tra questi ricordo ancora Rizzo, Stivala, un’organizzazione della chiesa St. Antonio … Avevo scritto tutto utilizzando un codice che avevo spiegato  alla presenza di Canale … quegli appunti, quei nomi sono spariti. Ci sono le mie dichiarazioni in cui parlo di quei nomi in codice, sono state  firmate da Borsellino e dalla dottoressa Tosi, sostituta di Paolo Borsellino quando era procuratore a Marsala. Non c’è più niente, sparito tutto. Le posso assicurare che da quel momento in poi, Paolo Borsellino non mi ha più fatto incontrare con il maresciallo Canale. Quando gli ho detto che per me era meglio non vederlo più, ha acconsentito. Gli occhi gli lampeggiavano di rabbia perché aveva già iniziato a scoprire qualcosa che, essendo un magistrato, non mi poteva dire …

Lei racconta di aver sempre visto Borsellino trascrivere le sue testimonianze sulle cinque Entità, sui rapporti con il Vaticano e altre cose,  sull’agenda rossa. Aveva riferito anche dei nomi? Se sì, a suo parere, il contenuto dell’agenda rossa potrebbe essere alla base delle motivazioni della sua morte?
Devo precisare che quando parlavo, Borsellino prendeva appunti su dei fogli, non sull’agenda rossa. Ma quando era a casa e in tribunale, scriveva tante cose importanti  su quell’agenda . Posso confermarlo perché in presenza dell’Alto Commissario Finocchiaro mi aveva posto una domanda sulle Entità di cui avevo parlato soltanto a lui. Mi aveva detto “ Adesso puoi parlare. A sua Eccellenza interessano queste cose e vuole sapere di quest’episodio che ho scritto qua, nell’agenda” e mi aveva sfogliato l’agenda rossa davanti. Io ho visto con i miei occhi che sull’agenda c’erano gli appunti di quanto io gli avevo detto. Il dottor Borsellino scriveva sull’agenda rossa tutto quello che scopriva, non solo quello che gli dicevo io … ma anche quello che diceva anche l’altro collaboratore [Leonardo Messina – nda] il quale ultimamente, al processo Borsellino-quater di Caltanissetta, ha avuto il coraggio di confermare l’esistenza della Super Commissione nazionale.
Una persona civile ha il dovere di arrabbiarsi quando vede insabbiare la verità.

In questa video-intervista, realizzata il 9 luglio 2014, Calcara prosegue con dichiarazioni sul Vaticano e le Entità, la morte di papa Luciani, Matteo Messina Denaro e anche Giulio Andreotti. Questi contenuti saranno pubblicati in un successivo articolo.

* Autrice di libri sulle MAFIE e sulle relazioni tra Stato e criminalità organizzata

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