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ciancimino-massimo-web16di Gea Ceccarelli Riccardo Castagneri - 30 gennaio 2014
Tutto è iniziato con le mie dichiarazioni, ma tutto non potrà risolversi con le mie sole dichiarazioni”, commenta amaramente Massimo Ciancimino, teste chiave del processo sulla Trattativa Stato-mafia.

E aggiunge “Lei mi sta domandando se mai potrà emergere uno straccio di verità, ma io temo che da solo, a anche con l’aiuto di magistrati del calibro di Nino Di Matteo, purtroppo temo che ciò non possa accadere”.

Non solo, ma i segnali che sono giunti a Ciancimino, così come ad altri testimoni fondamentali della trattativa, sono decisamente inquietanti: il collaboratore Francesco Onorato arrestato per aver violato le restrizioni imposte dalla detenzione domiciliare, Massimo stesso ha subito egual sorte per un inspiegabile eccesso di zelo.

Francesco Di Carlo ha dichiarato: “Sono messaggi precisi, qualcuno ci sta consigliando di farci i fatti nostri”.

Però tutto ciò non è bastato, Massimo Ciancimino non ha arretrato di un passo, esposto insieme alla sua famiglia, senza protezione da parte dello Stato, alla vendetta di Cosa Nostra

 In parecchi non avrebbero scommesso un centesimo sulla sua presenza al processo, invece il figlio di don Vito c’è, e sarà proprio il dibattimento a giudicare le sue dichiarazioni sugli anni delle stragi e sugli angoli bui, veritiere o mendaci.

Massimo, in una missiva di minacce scritta precedentemente alla sentenza Mori-Obinu, si dava per certa l’ipotesi che, in quell’ambito, la sua credibilità sarebbe stata minata e i due ufficiali assolti: profezia avveratasi. Quanto è radicata ancora Cosa Nostra nelle istituzioni e quanto incide l’assoluzione dei due ufficiali nel processo sulla trattativa?
L’errore che spesso si fa, è considerare la trattativa Stato-mafia come un qualcosa di storicamente definito in un unico patto. In realtà non si tratta di una trattativa, ma di una continua rinegoziazione di patti per rimettere in piedi accordi frantumati dalle promesse non mantenute. Non so se e quanto la sentenza di assoluzione in primo grado del processo Mori possa incidere sul processo sulla trattativa, di certo è un segnale forte che certi armadi non si possono aprire. Riina in quella è stato ritenuto attendibile dal Presidente Fontana al di fuori di ogni ragionevole dubbio, "nessuna trattativa, Ciancimino parla per interesse per preservare il suo patrimonio", proprio quello che ha sempre detto Riina ( stessi termini usati dal Riina durante le conversazioni con Lo Russo). Ho apprezzato il riconoscimento dato alla mia collaborazione dal Presidente della corte di Appello di Palermo, “Rilevante il contributo di Massimo Ciancimino alle indagini sulla trattativa” il primo dopo tanti anni di delegittimazione. Sarebbe da chiedersi che fine hanno fatto tutte quelle inchieste prontamente riportate dai maggiori media nazionali su presunte mie violazioni di legge, la storia di Verona, i  rapporti presunti con uomo della Ndrangheta, l’inchiesta avviata dal Csm su presunte mie dichiarazioni di poter accedere ad i pc della procura, tesori in Svizzera, in Romania, ad oggi sono passati dieci anni dall’apertura dell’inchiesta sul famoso riciclaggio, 2004, qualcuno forse dovrebbe farsi qualche domanda del perché questo massacro mediatico è avvenuto, a chi ancora fa paura Massimo Ciancimino.

Che ruolo ha rivestito il Presidente Napolitano nella stessa?
Sul ruolo di Napolitano, ultimamente ha fatto molto discutere l’affermazione di Salvatore Borsellino che lo ha definito garante della trattativa per le sue telefonate con Mancino. Io ho un po’ di difficoltà a rispondere a questa domanda, mi riservo di rispondere in modo più preciso in sede d’interrogatorio. Ma vede, penso che ormai la realtà di come si sono svolti i fatti sia sotto gli occhi di tutti. Loris D’Ambrosio scrive a Napolitano del timore di essere stato un “un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, accordi che non potevano essere detti, rivelati. Tutti sapevano, la terza carica dello Stato non sapeva niente? Abbiamo assistito a imbarazzanti silenzi, l’ex direttore della DIA De Gennaro che dichiarava davanti a un giudice e un’aula di giustizia imbarazzato di non ricordare o non sapere nulla. Ognuno deve porsi delle semplici domande. Non siamo scemi e ricostruire il quadro non è difficile, ma capisce bene che il reato di calunnia è sempre dietro l’angolo, non bastano i racconti e le teorie di mio padre, per sostenere tesi anche se logiche c’è bisogno di riscontri probatori. Già ho alzato troppo il livello nel tentativo di aiutare a far luce su quello che realmente è successo in quegli anni: ne sto pagando le amare conseguenze, accusato di calunnia da due procure, controlli continui, processi sul nulla, arresti, condanne esemplari come quella a tre anni di reclusione per la vicenda della dinamite che comunque è stata anch’essa conseguenza del tentativo di fermare le mie dichiarazioni che stavano andando a colpire piani troppo alti. Questo non significa che mi tirerò indietro, ma che per il mio ruolo di testimone è necessario attenersi a quelli che sono i riscontri probatori di pari passo con le indagini della magistratura. Spesso per far capire meglio il vero problema di questa inchiesta e dei tanti illustri smemorati faccio ricorso ad un famoso comico Italiano, sicuramente uno dei più grandi oggi purtroppo scomparso, Massimo Troisi. Lo stesso dichiarava in nota trasmissione come lo stesso sarebbe voluto essere il figlio di Andreotti, sosteneva a buon ragione che a differenza di suo padre che si accorgeva di qualsiasi mancanza o marachella fatto dal Troisi, spostare la macchina, dimenticanze, il grande Statista Italiano non si è mai accorto di tutto quello che accadeva in Italia, stragi, tangenti, depistaggi, trattative, tutto è passato sotto i sui tanti anni di governo ma l’illustre politico come ha sempre sottolineato lui non ha mai saputo niente o perlomeno se fosse realmente accaduto, il tutto sarebbe avvenuto a sua insaputa, un modo di fare recentemente anche avvallato come possibile e non punibile da un recente dispositivo di sentenza.

Nella stessa lettera, il processo sulla trattativa veniva definito “imbarazzante”; è lo stesso procedimento ad aver scatenato la furia di Riina: perché, e cosa vi è dietro l’improvvisa loquacità del boss? E’ stata inoltre avanzata l’ipotesi che Lorusso sia pilotato dai servizi, è credibile?
Già è difficile fare il testimone, queste analisi le lascio ai tanti addetti ai lavori, certamente più autorevoli di me. Posso dire che mi sembra tutto molto anomalo e che Riina non è un soggetto capace di avere una strategia, è un animale, un soggetto che agisce di pancia. E’ stato fatto notare come Riina non abbia nulla da temere a livello processuale, avendo già numerosi ergastoli. Cosa teme allora il capo dei capi da questo processo e dalle nuove indagini ancora in corso? Certamente l’ipotesi che ci sia in qualche modo una regia o un qualche ruolo dei servizi non è difficile da supporre, non sarebbe un fatto nuovo nelle vicende italiane. Leggevo che questo Lorusso sarebbe un personaggio di basso calibro anche all’interno della stessa Sacra Corona Unita. Proprio ieri sono state depositate parte delle intercettazioni di Riina, emergono altri fatti strani, come il fatto che Riina e il suo compagno fossero a conoscenza di una e-mail riservata girata nella mailing list interna della procura in cui i pm palermitani avevano manifestato la volontà di presentarsi in massa al processo in segno di solidarietà con i colleghi. Fa pensare perché mai Riina non voglia che il capo dello Stato testimoni al processo, come mostri di concordare con quanti hanno criticato la richiesta della procura di ascoltarlo come teste.

Le sue dichiarazioni sono state quelle ad aver di fatto dato il via al processo palermitano. Ora, oltre ad essere costantemente delegittimato, subisce una media di tre controlli a notte. E’ plausibile ritenere si tratti di un’operazione atta scoraggiare i testimoni?
Non mi piace gridare al complotto e ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni. Ma credo che nessuno possa negare l’anomalia di tutti questi controlli, di una misura di prevenzione personale provvisoria, caso unico in Italia, misura applicata tre giorni prima dell’inizio dell’udienza preliminare del processo sulla trattativa,( misura basata su una informativa del Noe comandata dal mitico Ultimo che già spesso in passato non ha lesinato insulti nei miei confronti e nei confronti dei magistrati che conducono le inchieste sulla trattativa )  un chiaro segnale per me, processi continui per presunte violazioni di questi obblighi (di recente ho subito un processo da cui sono stato assolto nonostante la richiesta di condanna, 2 anni e mesi otto fatta dal Pm, meno di quella data al custode della messeri dove avvenne la consegna di  Provenzano, il tutto perché, ammalato, come da regolare certificazione medica presentata e dopo aver avvisato le autorità competenti, non ero potuto recarmi a firmare). Per non parlare della costante e violenta campagna di delegittimazione. Quando ho cominciato questo percorso di aiuto alla magistratura, sapevo di aver intrapreso una strada difficile e tutta in salita, ma speravo di poter essere da esempio per tanti. Ricorderà come sembrava essersi squarciato un velo, come dopo di me in tanti avevano cominciato a ritrovare la memoria. Ma lo Stato non ha saputo valorizzare questa opportunità, ha lasciato che io fossi schiacciato, l’arresto eclatante per calunnia ne è forse l’acme. Di fatto oggi tanta gente mi dice “chi te l’ha fatto fare, pensa alla tua famiglia”. E’ triste constatare come in Italia debba ancora pagare il silenzio. Certamente credo che la mia vicenda, il modo in cui sto pagando la mia scelta non possa non scoraggiare chi potrebbe decidere di farsi avanti a testimoniare invece di scegliere la strada più comoda e scontata in Italia del silenzio.

Recentemente ha dichiarato che la verità sulla morte di Attilio Manca non è stata ancora scoperta poiché esiste un “diktat” che impedisce di parlare della latitanza di Provenzano: quanto ancora resta da scoprire al riguardo e cosa si vorrebbe insabbiare?
Tutto quello che è legato alla latitanza di Provenzano, durata ben 43 anni, e alla sua cattura deve rimanere nascosto. Questo per nascondere le garanzie che furono date all’epoca della trattativa che gli hanno permesso di girare liberamente per l’Italia indisturbato per tanti anni. Provenzano doveva prendere il posto di Riina ed essere il garante di una mafia non più stragista, una mafia che ritornasse alla vecchia strategia della sommersione e della non contrapposizione con lo Stato. Mi sembra che per vent’anni questo risultato sia stato ottenuto. Ecco perché la morte di Attilio Manca deve essere archiviata come un suicidio nonostante l’evidenza e i tanti elementi emersi dicano altro. La tenacia della famiglia Manca che non si è mai arresa, ha permesso però che finalmente stiano uscendo degli elementi importanti di verità che stanno facendo vacillare questo castello di menzogne.

Provenzano stesso è stato vittima di strani incidenti in carcere, è in corso un’inchiesta per istigazione al suicidio. C’è il dubbio che qualcuno voglia farlo tacere. Sussiste il rischio che sorte simile possa verificarsi con lei? A chi gioverebbe il suo silenzio, nello specifico?
Da quando ho iniziato a rispondere alle domande dei magistrati ma anche da prima, appena tramite interviste ho fatto emergere una mia disponibilità a parlare di certi argomenti, mi hanno fatto capire in tutti i modi di non essere contenti di questa mia loquacità. Sono note le minacce, le intimidazioni, la dinamite che mi è costata una pesante condanna in primo grado per aver per paura non denunciato, cercando di proteggere mio figlio, fino all’ultima lettera di cui abbiamo parlato prima. Quella sulla sentenza Mori non è l’unica profezia di quella lettera che si è avverata, anche il mio arresto se non mi fossi tirato indietro era preannunciato quando l’anonimo, che poi non è tanto anonimo, fa riferimento alle inchieste di Roma, Bologna e Palermo che pendevano sulla mia testa. Ho aperto quella lettera la sera del 28 maggio, il giorno dopo che mi era stata recapitata nella cassetta della posta: dopo poche ore, di notte, mi hanno arrestato su ordine della procura di Bologna, nemmeno due giorni dopo l’apertura del processo a cui secondo loro non sarei dovuto andare. Vede, questa è gente che sa le cose prima del tempo, la stessa gente che mi avvertì un mese prima dell’arresto di Provenzano di allontanarmi dall’Italia, un episodio ritenuto ampiamente riscontrato dalla procura. Io ho dimostrato anche in questa ultima occasione di non essere assolutamente ricattabile, denunziando il tutto alla magistratura e rendendo nota la lettera nella sede che ritenevo più opportuna, ossia nel processo sulla trattativa. Lei mi chiede a chi gioverebbe il mio silenzio. Di sicuro le mie dichiarazioni sono scomode per tanti e purtroppo vanno molto in alto. A differenza di tanti pentiti di mafia, come Buscetta, che hanno avuto timore a parlare del cosiddetto terzo livello, quello che è nelle mie conoscenze va tutto a toccare questi livelli che hanno fatto paura a tanti. Per fortuna di mafiosi ne ho conosciuti pochi.

La trattativa prosegue tutt’oggi con la latitanza di Messina Denaro? Nel caso, chi sono i protagonisti?
Matteo Messina Denaro rappresenta l’ultimo personaggio che possa dare un volto alla mafia cattiva, quella che ammazza. Con un suo arresto la mafia tornerebbe a non avere un volto, alla completa sommersione. Io direi che i protagonisti non sono poi cambiati molto. Ricordiamo sempre che non bisogna pensare a tante singole trattative staccate tra loro, ma a una continua rinegoziazione di patti e accordi che si rinnovano nel tempo.

Vi è effettivamente il rischio di un ritorno allo stragismo? Con che scopo?
La situazione d’instabilità politica ha sempre fatto sì che si ricorresse alla strategia della tensione per ricompattare l’elettorato al centro e favorire nuovi soggetti in grado di farsi garanti di vecchi e nuovi accordi e interessi, spazzando via chi non era più in grado di farlo. Oggi il quadro politico confuso e instabile fa temere che la tentazione di rispolverare la vecchia ricetta possa tornare a farsi viva, le stesse esternazioni ancora tutte da verificare del Riina sembrino prestarsi a questo sporco gioco.

Tratto da: articolotre.com

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