Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

riina-salvatore-web3di Pippo Giordano - 25 gennaio 2014
Giova fare una necessaria premessa. La mia opinione sul'ex capo dei capi di Cosa nostra è fondata su argomentazioni acquisiti sul campo, ovvero dalla pregressa frequentazione da ragazzo, di uomini importanti di Cosa nostra, tanto per fare un nome Michele Greco e dalle "chiacchierate" fatte con un coetaneo amico sin dall'infanzia di Totò Riina. Inoltre, la mia vicinanza ad uomini  che sono transitati nelle file del pentitismo, come Totuccio Contorno, Stefano Calzetta, Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo, Pino Marchese, Gino La Barbera, Santino di Matteo e Tommaso Buscetta, ha rappresentano per me la chiave di lettura sulla personalità e carriera delinquenziale non solo di Totò Riina ma anche di Greco. Un altro pentito avrebbe dovuto aggiungersi alla mia lista, ma quella sera del suo arresto, nè io nè lui abbiamo avuto il tempo materiale per "aprirci": era tardi e l'Ucciardone doveva chiudere i cancelli. Si trattava di Giovanbattista Ferrante, coautore delle stragi di Capaci e via D'Amelio, poi pentitosi. La lunga premessa era indispensabile.

Ordunque ho sempre sostenuto che mai eppoi mai uomini come Totò Riina, avrebbero parlato di cose di Cosa nostra con soggetti non in organici alla mafia siciliana. Lo dico con un certo scoramento, giacchè le "confidenze" di Totò Riina rivolte al mafioso della Sacra Corona Unita, Lorusso, hanno creato in me un senso di disgusto. E, credo che la stessa considerazione avviluppa la mente dei pentiti che ho citato. Tutti eravamo convinti che mai eppoi mai un Totò Riina si lasciasse andare a discorsi "comareschi" di tale portata. Ho rivisto in video Totò Riina, non era la prima volta, l'avevo già monitorato a Pianosa e mi hanno letteralmente deluso i suoi ragionamenti e riferimenti al passato. E' chiaro che sono rimasto basito sulle minacce a Di Matteo, però vedere colui che s'era creato attorno il mito di "capo dei capi", parlottare in quel modo su fatti che hanno insanguinato il Paese è incomprensibile e sminuisce il personaggio, facendolo regredire a "sottocapo dei capi". Io non sono un esperto di cose di mafia e se c'è qualcuno che asserisce che Totò Riina è ancora il capo di Cosa nostra, non posso che tenerne conto e purtuttavia vorrei vedere quanti uomini d'onore di Cosa nostra, apprezzano il palese "pentimento" di Riina. Perchè, di questo si è trattato. Qualcuno veramente crede che dopo le "uscite" di Totò Riina, egli possa essere ancora un interlocutore credibile del gotha mafioso? Tutti i pentiti mi hanno raccontato di quel codice non scritto che regolava e penso regoli ancora oggi Cosa nostra. Un obbligo è rappresentato dal divieto parlare di cose di mafia tra uomini d'onore appartenenti a "famigghie" diverse o di affari interni se non si è direttamente coinvolti... Infatti, le prime valutazioni sul movente del suicidio di Antonino Gioè, furono indirizzate proprio alla parole dette e intercettate da noi della DIA, in via Ughetti a Palermo, mentre riferiva cose dell'Organizzazione, che non avrebbe mai dovuto dire. Ne consegue che il comportamento di Riina, appare gravissimo, visto che incalzato da Lorusso si "lanzò" (raccontò). E' del tutto evidente. che Totò Riina nell'ora d'aria, appare come una persona senza freni inibitori, ossia una persona desiderosa di raccontare la sua storia criminale che, invero avrebbe dovuta essere secondo i pentiti, tenuta ermeticamente chiusa. E qual è il ruolo di Lorusso, ha lavorato per conto proprio o per conto terzi? Questa vicenda, da qualsiasi lato si guardi, puzza: puzza di "perenne trattativa". Anche le minacce di morte a Nino Di Matteo, appaiono come un "alzare la posta" nei latenti messaggi che lo stesso Riina ha ha voluto mandare a menti raffinatissime. Mi viene un comprensibile dubbio. Ma se non ci fosse stato il processo sulla trattativa Stato-mafia, Totò Riina avrebbe fatto le confidenze a cielo aperto che ha fatto? Penso proprio di no! E, allora credo che Totò Riina possa mettere in chiaro la Storia criminale di questo Paese. Egli è l'unico che se vuole può farlo, lo so io e lo sa anche lui. Signor Riina, dia ai posteri la possibilità di conoscere gli eventi bui che hanno offuscato la giovane democrazia di questo Paese. Solo così potrà riscattare gli errori del passato e riscrivere mezzo secolo di trattative tra Stato e mafia.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos