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montinaro-antonioSu Falcone: Lo scorto perché sono sicuro che lui sia onesto”
di AMDuemila - 23 gennaio 2014
Antonio Montinaro era uno degli agenti di scorta assegnato alla protezione del giudice Giovanni Falcone. Insieme a Vito Schifani, Rocco Dicillo, Giuseppe Costanzo, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo mettevano a repentaglio la loro vita per fare da scudo al magistrato che negli ultimi anni della sua vita aveva spostato l’azione di contrasto alla mafia assumendo la direzione degli Affari Penali al Ministero della giustizia. Erano lì a proteggere Falcone anche quando, il 23 maggio 1992, le tre Fiat Croma percorrevano l’autostrada di Capaci, sventrata da 400 chili di tritolo.
ANTIMAFIADuemila riporta l’ultima lettera scritta da Antonio Montinaro prima di essere ucciso insieme a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. Nelle sue parole ritroviamo tutto il coraggio di un uomo che ha fatto del suo lavoro una missione di vita unito al profondo amore per la moglie e i due figli.


Chiunque fa questa attività ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria.
La paura è qualche cosa che tutti abbiamo: chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange, è un sentimento umano, è la vigliaccheria che non si capisce e non deve rientrare nell’ottica umana.
Io come tutti gli uomini ho paura indubbiamente, non sono vigliacco, me ne sarei già andato. 

Beh nella mia posizione la paura è magari lasciare i bambini soli.

Per uno scapolo è diverso.

Per uno sposato si gestisce in virtù della propria famiglia: si ha paura di lasciarli soli, si ha paura di non avere la capacità di morire per una ragione valida.

Io scorto un uomo ad altissimo rischio, un uomo che ha dato la possibilità a molti di credere.

 Non lo scorterei sicuramente se non avessi la massima fiducia nei suoi confronti; ho messo la mia vita a rischio per lui.

Perché probabilmente è uno dei pochi di cui io forse ho tracciato una tale identità antimafia che mi permette di stare bene con me stesso, lo scorto perché credo che sia onesto, sennò non lo scorterei.

Se un personaggio decide di combattere un fenomeno come la mafia e non ha l’aiuto della società, è normale che bisogna scortarlo.

Se qualcuno decide di ammazzare un personaggio lo fa a prescindere da quanti uomini ci siano di scorta.

Però io pecco di presunzione: io dico che attualmente siamo nelle condizioni, noi di questo apparato di sicurezza, se vengono nel contesto di autobomba va bene e li si è persi, li siamo sconfitti, la bomba fa il danno e tutto…

Ma se dovessero venire nel contesto dell’attentato fatto ad un uomo cioè con l’uso di armi leggere o mitragliatrici, beh lì abbiamo la presunzione di lanciarne qualcuno a terra anche noi.

La faccia della mafia è la faccia della gente che vede uccidere un uomo e non testimonia, ecco ci sono mille facce, mille momenti che vengono fuori quando la gente ha paura.

La mafia è forte proprio perché la gente ha paura, e la paura nasce dalla volontà di non credere in chi potrebbe rappresentare, cioè la gente crede di non poter avere fiducia nello stato.

Si sconfigge la mafia con un solo modo secondo me: facendo capire ai cittadini che i tempi del rivolgersi ad un “Peppino” o ad un “Zu Cicio” sono terminati, esiste uno stato, esistono dei rappresentanti e sono loro che devono risolvere i problemi, il vicino di casa non li può risolvere, può rislvere l’ascensore quando si è rotto…



Antonio Montinaro

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