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giordano-pippo-webdi Pippo Giordano - 8 dicembre 2013
Nel rimembrare le parole di Paolo Borsellino, dirette a Gaspare Mutolo che aveva espresso il desiderio d'essere interrogato solo da lui: “ Questi due Giudici, sono come i miei figli e quindi mi assisteranno”, sento il dovere di ricordare quei momenti. I Giudici “figli” erano i PM della Procura di Palermo Gioacchino Natoli e Guido Lo Forte, in quel momento presenti all'interrogatorio.

L'episodio avvenne al secondo interrogatorio, dopo quello del 1° luglio, del pentito Gaspare Mutolo, che avvenne in un anonimo appartamento di Roma. Ecco, spesso penso ai PM Natoli e Lo Forte, perché dopo la tragedia di via D'Amelio, divennero la “voce e le azioni” di Paolo Borsellino. E posso testimoniare che i due "figli” non tradirono l'affetto e la dedizione verso Paolo Borsellino. Si buttarono a capofitto negli interrogatori, non solo di Mutolo, ma degli altri pentiti che nel frattempo sopraggiunsero alla DIA. Superato lo shock di via D'Amelio, centinaia di interrogatori scandirono le nostre giornate interrotte solo da frugali pasti di panini e pizzette: non avevamo né il tempo né la voglia si sederci in un ristorante. Non lesinavamo ore di lavoro, dovevamo fare in fretta, dovevamo concludere quel che non è stato possibile fare a Paolo Borsellino. Sia Natoli che Lo Forte, lavorarono in silenzio, senza alcun clamore mediatico e proprio il metodo nel condurre gli interrogatori, mi fecero comprendere che Borsellino aveva ben riposto non solo la fiducia personale ma anche quella professionale: pianificarono gli interrogatori sul modello di Falcone e Borsellino. Durante la mia  carriera d'investigatore, ho conosciuto decine e decine di giudici istruttori prima e pubblici ministeri poi. Ricordo alcuni di loro, oltre Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Pier Luigi Vigna, Domenico Sica, Antonio Ingroia, Vittorio Aliquò, Ilda Boccassini, Leonardo Guarnotta, Giuseppe Di Lello e Agata Consoli. Ma Lo Forte e Natoli rappresentarono l'immediata continuità di Borsellino. Come posso dimenticare, quei momenti terribili delle stragi di Capaci e via D'Amelio, senza ricordare l'encomiabile comportamento di alcuni dei magistrati appena citati? Certo, è una valutazione di un modesto investigatore, che pur nel rispetto dei propri ruoli aveva un rapporto fiduciario e di stima che qualificava la mia persona. Ordunque, altro che mentalmente disturbati, come poi asserì l'ex premier Silvio Berlusconi. E che nessuno sentì la necessità di  rispedire al mittente le gravi offese, si guardarono bene di farlo: fu una gravissimo errore. Gioacchino Natoli e Guido Lo Forte, mi fecero verificare che anche nel dolore, la Magistratura era capace di operare con onestà e dedizione verso lo Stato. E anche se minati nell'animo per la morte del loro “padre” Borsellino, mantennero la giusta equidistanza nell'espletamento delle funzioni. Vorrei far notare che, sia io che Natoli e Lo Forte, assistemmo Paolo Borsellino all'ultimo interrogatorio della sua vita e non potrò mai dimenticare né quel venerdì 17 luglio 1992 né il grande lavoro svolto da Lo Forte e Natoli. Grazie, Magistrati Gioacchino Natoli e Guido Lo Forte, vi ricordo con tanto affetto; avete dimostrato di essere stati dei veri “figli” di Paolo Borsellino.

ANTIMAFIADuemila
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