di Pippo Giordano - 28 ottobre 2013
Lo voglio dire con estrema franchezza: Totò Cuffaro, ex presidente della regione Sicilia, sta pagando per tutti. Come noto, Salvatore Cuffaro è stato condannato a 7 anni di reclusione per aver favorito la mafia e attualmente è in stato di detenzione. Non voglio dire che Totò Cuffaro sia innocente, ma quanti Totò Cuffaro ci sono liberi pur avendo le medesime colpe se non addirittura più gravi di lui? Un detto siciliano recita “u cani muzzica u chiù spardato” e ritengo proprio che Cuffaro lo sia, nel senso che “u lassaru al suo destino”.
C'è un cristianeddu bonu bonu che sembra essere l'espressione genuina di come talvolta la giustizia è ingiusta, nel senso che le colpe rimangono nel limbo dei sospetti, visto che sentenza non ci fu! Quest'uomo, uno dei manovratori di questo Paese che “cariu nell'acqua e nisciu asciutto”, è li a decantare tutta la sua onestà, eppure anche le balate da Vucciria sannu che è un cristianeddu intisu: ma più che un cristianeddu intisu penso sia massone/mafioso dalla testa sino ai piedi. Egli potrebbe essere l'establishment del gotha mafioso in ombra: quell'onorata società che non si sporca le mani, che è distante anni luce dai vari Totò Cuffaro.
Durante il mio cammino mi sono imbattuto in decine di questi pupari dalle menti raffinatissime, dunque non è cosa di oggi. Ci sono sempre stati e mi meraviglia che un pubblico ministero lanci l'invito ai boss a “staccare” la spina ai politici. Siffatto invito non è realizzabile, poiché il binomio mafia/politica è talmente radicato che è difficile capire dove finisce l'una e inizi l'altra. Il coacervo d'interessi e il potere amalgamato col territorio ne impedisce non solo il divorzio, ma anche la separazione temporale.
Oggi quasi tutti i politici, esperti antimafia, detentori assoluti del sapere mafioso, ci propinano la “verità” comoda e confezionata, ovvero che la politica è estranea alle stragi del 92/93. Si sforzano di farci comprendere che in via D'Amelio non ci fu depistaggio. Insistono dicendoci, come ha fatto il Tribunale di Palermo nel processo Mori-Obinu, che non ci fu trattativa tra Stato e mafia. Ordunque, mi convinco sempre più che Totò Cuffaro sia stato un “agnello sacrificale”, da mostrare come trofeo di verità. Nel mentre, però, il cristianeddu citato prima, conserva per intero tutto il suo potere e la verità, ovviamente è caduta in “sonno”. I rapporti mafia/politica non sono una novità di questi giorni. Ho in mente ricordi di quand'ero bambino quando i mafiosi gozzovigliavano coi politici: miiiiiiiiiiiii comu si annacavano e il popolo sovrano li votava e s'inchinava al loro passaggio, togliendosi la coppola dicevano “servo suo sono!”
Quindi perchè c'è tutta questa meraviglia? Perché io non devo essere arrabbiato pensando ai miei colleghi e magistrati ammazzati dalla mafia, mentre taluni politici nel frattempo incontravano i mafiosi? Perchè non devo avere le "sportine" girate quando penso che da oltre vent'anni non riesco ad avere giustizia e verità? No! Mi duole dire che la mafia potevamo vincerla, ma qualcuno ha preferito barattare la vittoria col sangue degli innocenti: Capaci, via D'Amelio, Milano, Roma e Firenze sono lì a dimostrarlo.
Nella Palermo di oggi è caduto il silenzio: Cosa nostra sta zitta, non ha interesse ad arruspigghiare il cane che dorme. Abbiamo in "sonno" assai cristianeddi del salotto buono di Palermo. E tutti vissero felici e mafiosi.
Tratto da: 19luglio1992.com