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infamidi Miriam Cuccu - 14 ottobre 2013
Se mai dovesse capitarvi di andare a Catreggio, potreste accorgervi della presenza di una “sottile, ma invisibile linea” che “separa il legale dal mafioso”, una sorta di velo impalpabile che divide idealmente due mondi in eterno conflitto. In ogni Catreggio coesistono due mondi speculari, passare da uno all’altro è un attimo: dire “sì” piuttosto che “no”, scegliere di parlare oppure tacere, sentirsi “infame” o “uomo d’onore”. E se della parola “onore” – il dizionario recita testualmente “rispettabilità di cui gode chi si comporta con onestà e rettitudine” – se ne è fregiato chi l’ha poi svuotata del suo significato più profondo, l’”infame” – “chi compie azioni spregevoli” – è diventato un appellativo di cui essere orgogliosi.
Gli "infami", a Catreggio, sono le donne e gli uomini che alla Direzione Distrettuale Antimafia lottano contro la 'Ndrangheta in un eterno "gioco" di guardie e ladri, nel quale sono molte le prime che aiutano i secondi, e lo sconforto e la frustrazione che nasce dal fronteggiare un avversario che penetra tanto facilmente nel territorio sono spesso dietro l'angolo.

La realtà delle esperienze raccontate, vissute dall'autore sulla propria pelle, interiorizzate e successivamente trasmesse a chi legge, ben descrive il clima di tensione vissuto dagli addetti ai lavori alla Dda, nel quale le indagini da seguire con ritmo estenuante si alternano con sconcertante nonchalance ad episodi ordinari: una cena, una camminata al mare, una canzone, una barzelletta. Niente di tutto ciò può tuttavia essere considerato "ordinario" quando il potere delle 'ndrine, ormai presente tanto in Calabria quanto a Milano o all'estero, sorveglia con attenzione tutte le mosse degli avversari per essere sempre un passo avanti.
"Infami" prende per mano il lettore e lo porta direttamente dietro le quinte dell'antimafia, dove comprende cosa si nasconde dietro l'ultimo atto di un'operazione o il processo contro questo o quel capobastone. L'autore, attraverso la sua esperienza diretta, ci racconta la normalità della vita di chi lotta quotidianamente contro la 'Ndrangheta ed il profondo legame che nasce tra i colleghi della Squadra: gli uffici ingombri di carte, le intercettazioni da ascoltare, i documenti da acquisire, gli ascensori non funzionanti e un sistema politico, burocratico e sociale costruito ad arte per salvare il furbo e il potente a discapito degli onesti. Ma "Chi glielo fa fare?". Forse l'orgoglio di vedere brillare negli occhi di un figlio gli stessi ideali, nonostante i sacrifici; la certezza di combattere per una battaglia giusta, seppure con la consapevolezza di uno schieramento di forze impari e dell’esistenza di una cultura mafiosa difficile da estirpare; la speranza, a dispetto delle difficoltà, e il disperato bisogno di credere che, come tutti i mali, anche la mafia avrà una fine.

Schietto e diretto, mai retorico, leggere "Infami" è assistere in prima persona a una battaglia che è prima di tutto esorcizzazione di quella paura di cui le mafie si nutrono, è scoprire un mondo che va oltre un documento di ordinanza, è conoscere un'antimafia che viene solitamente guardata come un concetto astratto e irraggiungibile, spesso accompagnato alla figura di eroi solitari. La nostra storia è costellata di storie di uomini e donne ricordati - a ragione - come eroi, uccisi dalle mafie perché colpiti dal sistema più subdolo ed efficace: quello dell'isolamento. Queste pagine invece parlano di uomini vivi, che insieme portano avanti gli ideali dei nostri eroi uccisi. Fino a quando il loro ricordo sarà accompagnato dall'azione quotidiana di chi, pur nel pericolo, sa benissimo a quale mondo ha scelto di appartenere, ci sarà ancora speranza.

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