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mosaico-vittime-mafiadi Pippo Giordano - 28 settembre 2013
Qualcuno mi ha definito “un romantico patriota siciliano”. Ebbene, se nel guardare le foto in calce all'articolo di ANTIMAFIADuemila dal titolo “Massimo Ciancimino: quello che non mi hanno fatto dire”, non posso che essere un romantico. E si! Le foto fanno affiorare ricordi d'amicizia, di stima e di affetto che ho condiviso con Grandi galantuomini Siciliani. Le foto dell'aula bunker di Palermo, oggi con le gabbie vuote rappresentano per me la vittoria dello Stato. E la vittoria è ascrivibile a chi con perseveranza, coraggio e alto senso dello Stato ha reso possibile che si realizzasse pagando un alto tributo di sangue. Un giorno, entrai in quell'aula per rendere testimonianza, già non c'erano più i miei colleghi della mia V° Sezione diretta da Ninni Cassarà, assassinati da Cosa nostra e ancor prima di raggiungere la Corte, volsi lo sguardo verso le gabbie e riconobbi diversi dei cosiddetti uomini d'onore: parecchi li conoscevo personalmente.

Un pentito racconta che quel giorno, un paio di loro, appena mi videro, si angustiavano ancora perché io non avevo accettato i loro soldi per non essere arrestati. Ed oggi nel vedere l'aula e le gabbie vuote, esprimo con tutto il romanticismo possibile, gratitudine a due persone che mi regalarono la vittoria: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Il fuoco dell'inferno, spentosi con le stragi del 92/93, lacerò tanti cuori e solo la verità potrà alleviare le sofferenze e rimarginare in parte le ferite, ma per favore non chiedetemi di dimenticare. Non posso! Non solo non posso ma non devo!” (parole mie scritte qualche tempo fa) Solo la verità, non chiedo altro e se questa verità passa anche attraverso le parole di Massimo Ciancimino, ben venga. Non dico nulla di nuovo, quando affermo che ho fiducia in Massimo Ciancimino: gliel'ho dimostrato in diverse occasione, soprattutto quando in un momento di scoramento voleva abbandonare ciancimino-massimo-web13tutti e tutto. Recentemente ho pubblicato un post dove ho scritto “L'estate sta volgendo al termine e i vacanzieri fanno rientro e con loro anche gli estensori delle lettere di minacce al PM palermitano Nino Di Matteo”. Ed ora eccoli, puntuali gli squallidi anonimi, si fanno vivi. Invitano Massimo Ciancimino a ritrattare quello che finora ha raccontato ai PM. E nel “volantino” l'anonimo (che dice di essere un portavoce di una organizzazione) rilancia le minacce ai Giudici. Ma non hai altro da fare? Toglitelo dalla zucca, il processo sulla trattativa arriverà a sentenza e che ti piaccia a no o meglio che vi piaccia o no, Massimo Ciancimino, così come i Magistrati, non si faranno intimidire da un anonimo quaquaraqua. Dunque, collegati ad internet e scegliti sani e costruttivi giochi, invece di rompere i “cabasisi”. Adesso mi rivolgo a Massimo. Massimo, non ti fermare, non dare retta a “stu pisciteddu di cannuzza”. Pensa solo a dire la verità, la tua verità! Chi ti parla ha speso la sua vita per la ricerca della verità. So bene che il confine delle verità è labile e talvolta si è nell'impossibilità di dimostrarla. Sai quante amarezze condivise con Giovanni Falcone, quando le nostre”verità” rimanevano solo nostre verità. Ma le nostre verità erano lì, certificate da complesse e articolate indagini. Massimo, non fuggire da via D'Amelio!

Foto in alto
Un mosaico con i volti delle vittime della mafia. È l'iniziativa promossa dalla ex associazione Muovi Palermo, oggi Vigliena, che  ha installato l'opera all'ingresso del tribunale di Palermo. Il mosaico fa parte del progetto “Frammenti di memoria condivisa” presentato alla città il 19 luglio del 2011. L'opera che è alta 5 metri e larga 4, raccoglie le foto di tutte le vittime di Cosa nostra ed è stata posizionata sulla facciata cieca che precede il loggiato d'ingresso del tribunale. Ma come spiega Danilo Maniscalco di Vigliena, l'opera sarà un vero work in progress a causa della difficoltà di reperire immagini. "Auspichiamo  -  dice Maniscalco - giorno dopo giorno di potere integrare il mosaico con le immagini mancanti che speriamo siano gli stessi parenti delle vittime a darci". A scoprire il mosaico, è stato il giudice Antonino Di Matteo, presidente dell'Anm.
(© Mike Palazzotto)

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