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grasso-valeria-web2di AMDuemila - 5 agosto 2013
Alla fine la risposta è arrivata. Qualche ora fa il Nop ha consegnato la risposta a Valeria Grasso (foto) in merito alla sospensione dei contributi dovuti. La motivazione è del tutto semplicistica quanto paradossale. La somma mensile elargita in favore della famiglia Grasso è stata sospesa in quanto la testimone di giustizia si trova lontano dalla località protetta. Di fronte alla più becera burocrazia a nulla serve spiegare che la motivazione della lontananza dalla località protetta è dovuta a serissimi problemi di salute della figlia. Né tanto meno serve spiegare che la scelta di seguire le cure della figlia in Sicilia nasce da una motivazione altrettanto delicata che riguarda il benessere psico-fisico della ragazza. Per lo Stato la signora Grasso avrà diritto al contributo economico solamente quando ritornerà nella città dove vive sotto false generalità. Allo stesso modo il Nop ha deciso che la scelta di una nuova casa in località protetta deve concludersi in un’unica abitazione già indicata senza possibilità di verificare eventuali condizioni più favorevoli alla famiglia Grasso perché considerati “fuori budget”.

Di fronte a queste metodologie a che serve ricordare che a suo tempo dal Nop non avevano sollevato problemi alla trasferta siciliana della signora Grasso in attesa di trovare una  nuova casa nel sito riservato? Questa vicenda ha un sapore pirandelliano, ma soprattutto emana un senso di ingiustizia da qualunque parte la si osservi. La maniera in cui un testimone di giustizia viene trattato dallo Stato rappresenta in maniera plastica l’attenzione e la cura che lo stesso Stato pone verso coloro che si ritrovano a fare il proprio dovere di cittadino di fronte ad un reato. Troppi sono i casi di testimoni di giustizia usati e poi abbandonati da quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelarli. Un Paese che per far fronte ai “tagli” colpisce in primis testimoni di giustizia o familiari di vittime di mafia qualifica immancabilmente la sua caratura criminale. L’amarezza, la rabbia e la profonda preoccupazione di Valeria Grasso si scontrano ora con un’ulteriore spada di Damocle che pende sulla sua sicurezza e su quella della sua famiglia. Il prelevamento della bici del figlio avvenuto la scorsa notte non dà molto spazio all’immaginazione. “Probabilmente – ha commentato a caldo Valeria Grasso – esiste una parte dello Stato fatto di uomini che preferiscono le vittime (che purtroppo tacciono per sempre) da ricordare con qualche commemorazione piuttosto che incoraggiare altre vittime cercando di proteggerle fisicamente, così come da ogni forma di scoraggiamento, è evidente che non conviene perché forse diventeremmo troppi…”.

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