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ambrosoli-umberto 0Lettera a “L'Unità”
di Umberto Ambrosoli - 12 luglio 2013
Caro direttore, voglio sottoporre alla sua attenzione e a quella dei lettori de l'Unità l'istruttivo caso di una Lombardia «eccellente» in tante cose, ma non nella tutela dei fanciulli: qualora siano bambini, figli di stranieri senza permesso di soggiorno, essi infatti non hanno alcun diritto alla assistenza pediatrica.
E proprio nella Lombardia, patria di tante battaglie per i diritti dei cittadini, la maggioranza Leghista-Pdl disposta a litigare e a dividersi quando si tratta di nomine, si ricompatta per un pregiudizio ideologico e mostra la più sprezzante chiusura invece di aprirsi ad una scelta di civiltà. La mozione che abbiamo presentato in Consiglio regionale sulla parità di trattamento pediatrico tra bambini italiani e bambini figli di immigrati irregolari, ha una storia molto lunga e deve suonare come l'ennesimo, se non definitivo, campanello d'allarme rispetto a un tema che a molti cittadini lombardi e alla coalizione di centrosinistra sta molto a cuore, ma che trova invece la totale indifferenza della attuale maggioranza di potere.

Un testo similare a questo era stato già presentato dal Partito democratico nella scorsa legislatura. Siamo tornati senza indugi sul tema non solo per una sensibilità che ci accomuna a tanti cittadini, ma anche per permettere alla nostra Regione di superare questa vera e propria arretratezza. Infatti lasciare senza assistenza pediatrica un bambino in ragione del suo status di figlio di persona non in regola con il permesso di soggiorno, è di per sé una barbarie. Lo dicono i medici, lo dicono le associazioni a tutela degli immigrati, ma lo dice soprattutto la nostra coscienza: un bambino non può vedersi negato un diritto fondamentale garantito in ogni società civile, a partire dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, meglio nota come Convenzione New York del 1989. Convenzione che ci ricorda come quello della tutela dei fanciulli sia autentico termometro per svelare il grado di verità di chi dice di volere delle politiche che abbiano al centro la persona. Ma cosa è intervenuto di nuovo? Perché abbiamo riproposto questa mozione? Non è stata una mozione «ideologica», come qualcuno della maggioranza ha affermato nel dibattito. C'è infatti una precisa disposizione governativa che nel frattempo è intervenuta. L'accordo fra il governo centrale e le Regioni del 20 dicembre 2012 sottolinea a proposito che: 1) sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata; 2) che è necessario individuare, nei confronti di tale categoria di popolazione, le iniziative più efficaci da realizzare per garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie, di cui al decreto del presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza; 3) che è - infine - opportuno raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all'assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari. Ma, soprattutto ed esplicitamente, l'allegato normativo, corposo e ricco di indicazioni, invita all'«iscrizione obbligatoria al Sistema Sanitario Regionale dei minori stranieri presenti sul territorio a prescindere dal possesso del permesso di soggiorno». A oggi - per completezza di informazione - questo «accordo Stato-Regioni» è stato recepito con atto formale da Lazio, Puglia, Liguria, Campania, Calabria e dalla Provincia Autonoma di Trento. Altre enti regionali ci risulta si stiano adeguando. Questo accordo tra Stato e Regioni è pensato proprio per uniformare le prassi concrete dei diversi territori e per garantire a tutti uno standard minimo di servizi e diritti. Quindi a Trento come in Puglia, uno straniero senza documenti può avere il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta; egli come un qualsiasi cittadino italiano vede riconosciuto il suo diritto alla salute; in Lombardia no. Ora, molte associazioni o anche singoli medici ci informano che, nonostante un iniziale barlume di speranza fra gli operatori, queste indicazioni in Lombardia sono rimaste lettera morta. Non solo perché manca chiaramente un atto normativo di recepimento, ma anche perché le indicazioni ai presìdi territoriali non sono arrivate in maniera univoca e chiara. Ci troviamo quindi di fronte ad Aziende Sanitarie o addirittura a singoli ospedali che si comportano in modo difforme. Da qui la nostra mozione che invitava tutto intero il Consiglio regionale a procedere senza indugi nel dare attuazione a queste novità e a dimostrare che la Lombardia, in tema di tutela del diritto alla salute, coltiva davvero l'eccellenza; quell'eccellenza di cui si continua a farsene vanto solo e unicamente quando fa comodo ai suoi governanti. Saniamo questo ritardo - che di eccellente non ha niente - tra Regione Lombardia e altre regioni italiane e diamo a tutti i bambini, senza distinzioni di colore, religione, razza o status giuridico un accesso diretto alla salute, bene primario di ogni paese evoluto. Accettiamo e vinciamo la sfida per una politica che, attraverso la tutela dei bambini, abbia davvero al centro la persona. È una battaglia di civiltà. E continueremo, anche insieme ai consiglieri del Pd, a portarla avanti in ogni istanza possibile.

Umberto Ambrosoli Coordinatore Patto Civico E Pd Regione Lombardia

Tratto da: L'Unità

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