Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

giordano-pippo-web1di Pippo Giordano - 2 luglio 2013
In passato Cosa nostra preferiva compiere le stragi o gli omicidi eccellenti nel periodo estivo. Evidentemente il caldo le era congeniale. Ora che la pax regna sovrana, Cosa nostra non ha interesse ad animare le vie di Palermo. Anzi il silenzio sembra lasciar spazio agli sciacalli liberi di operare nell'assoluto disinteresse da parte di chi, per dovere istituzionale, avrebbe dovuto con forza condannare le azioni criminose. Appare evidente che la sottovalutazione dei gravi fatti che da decenni si consumano per intimidire la Procura della Repubblica di Palermo, sono un segnale di disinteresse da parte di chi invero avrebbe dovuto ed ha l'onere di manifestare vicinanza e solidarietà verso il PM esposti nelle indagini su Cosa nostra. Ma questo non è avvenuto, se non per dimostrare sterile commozione in gravi fatti luttuosi, come le stragi del 92/93 o presentarsi impettiti e tristi ad ogni anniversario. Lacrime di coccodrillo un tanto al chilo e solo esclusivamente per dimostrare che uno Stato esiste sui giornali e tv. Giova, quindi ricordare che i pregressi attacchi nei confronti di Falcone e Borsellino, poi continuate verso Ingroia, Nino Di Matteo, Messineo non sono altro che una grave intimidazione verso chi con caparbietà e senso dello Stato ha condotto e conduce una serrata lotta a Cosa nostra. E la lontananza delle Istituzioni viene interpretata dai boss come un chiaro segnale di “compiacenza” a loro rivolto.

Le minacce e le intimidazioni da parte degli uomini d'onore fanno parte del “gioco”, ma quelli provenienti dall'ambiente “amico” sono inaccettabili. Non è tollerabile che “corvi” e autori di “veline” possano agire indisturbati. Le minacce a Nino Di Matteo, che ho già definito “bufale” proprio perchè penso siano originate dagli “apparati” amici, e “l'accesso” nell'abitazione del Pm Roberto Tartaglia, dovrebbero allarmare non poco la parte sana di questo Paese. Invece, nulla di nulla accade in questa Italia, oramai avvezza a qualsiasi sopraffazione del Diritto costituzionale. Tutto si riduce a una linea di pensiero che da sempre aleggia in Sicilia “sunnu fatti di iddi”. E no signor presidente Napolitano, ministri Alfano, Cancellieri e CSM non sono fatti di esclusivo interesse dei Magistrati palermitani. Semmai ce ne fosse ancora bisogno la lotta alle mafie non può essere relegata al coraggio e all'iniziativa di pochi PM. Ma è mai possibile che la morte di tanti innocenti non vi ha insegnato nulla? A Palermo si sta celebrando un processo di storica portata, ovvero la trattativa tra Stato-mafia e che vede seduti sullo stesso scranno polittici, uomini delle Istituzioni e mafiosi. Ebbene, in uno stato di Diritto sarebbe normale che il processo in itinere fosse celebrato nell'interesse dell'accusa e della difesa, da noi no! La pupiata del “furto” nell'abitazione del magistrato Tartaglia, impegnato nel processo de quo, dimostra che una schiera di uomini “amici” sono impegnati per impedire che il processo sulla trattativa giunga a termine. Ora, sarebbe persino facile individuare gli “intrusi” - io, se fossi in attività, saprei come muovermi – ma penso che ai PM palermitani non manca l'iniziativa, piuttosto la domanda che dobbiamo farci è: “Chi manovra questo team di “amici”? Qual è il fine ultimo? Introdursi in un appartamento anche se munito di porta blindata o sistemi d'allarme è cosa assai facile e quindi capisco perfettamente il messaggio di “platealità” della messa in scena, dell'effrazione o lasciare in bella mostra oggetti. Se volevano asportare la chiavetta usb o altri documenti, non c'era affatto bisogno della pupiata. Due metodi per minacciare: verso Di Matteo le lettere anonime, verso Tartaglia, la presenza fisica. In ogni caso, la lobby degli sciacalli autori del furto dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino non conosce crisi. Anzi sembra sia più vegeta che mai e rinvigorita, mentre Napolitano, Alfano, Cancellieri, Letta e il CSM, hanno altro a cui pensare: lo scandalo delle microspie americane. Tanto i problemi della Procura di Palermo, sunnu fatti d'iddi, ossia dei Magistrati e non importa se vivono con estrema precarietà.

19luglio1992.org

Ti potrebbe interessare...

Santo Della Volpe. E sono già dieci anni

Jeffrei Preston Bezos

''Caro Paolo, non abbiamo dimenticato''

Se vuoi la pace prepara la guerra?

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos