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giordano-pippo-web1di Pippo Giordano - 3 aprile 2013
L'ho scritto tante volte, sino alla nausea: chi scrive lettere anonime deve ritornare nell'antro buio a lui naturale e se dipendesse da me, qualsiasi scritto anonimo lo strapperei all'istante. Scrivere lettere anonime è una delle cose più meschine e odiose che un essere umano compie: l'amarezza è, che nel nostro Paese questa subdola pratica è ampiamente diffusa. Le recenti lettere anonime di minacce indirizzate al PM palermitano Nino Di Matteo e ad un magistrato di Caltanissetta, le ho definite in una nota, per sdrammatizzare, “bufale di primavera”. Intanto non ci credo che le abbia partorite una mente mafiosa. Se così fosse, vorrebbe dire che colui o coloro che l'hanno scritte soffrono di instabilità mentale. Ma siccome mi rifiuto di credere che la mano di un uomo d'onore possa averle vergate, ne deduco che l'autore va ricercato in altri ambiti. Ambiti che hanno interessi a creare la psicosi nell'opinione pubblica, ancorché produrre nei confronti di Nino Di Matteo, impegnato in delicati processi, un sorta di pressione psicologica: pressione vana, poiché il magistrato Di Matteo non si farà certamente fuorviare da un pinco pallino simile ad un corvo primaverile.

Intanto, occorre dire che le missive di questi giorni non sono le uniche minacce indirizzate a Di Matteo. In tanti ricordano che all'inizio di quest'anno, sono pervenute allo stesso Di Matteo minacce e nell'occorso, l'ignoto palesava d'essere una persona “informata” della vita privata del magistrato. E, quindi mi viene da sorridere visto che da gennaio l'anonimo ne ha spedito altre, si è forse riposato oppure ha finito l'inchiostro? Suvvia, anonimo, lascia perdere, dedicati a qualcos'altro, datti all'ippica.

Perchè non credo che l'anonimo, come ho detto prima, appartenga a Cosa nostra? Non può, per il semplice fatto che la mafia non ha necessità di comunicare le proprie intenzioni, non l'ha mai fatto e non lo farà. La forza di Cosa nostra sta proprio nel silenzio assoluto e quando parla, purtroppo, lo fa coi fatti talvolta eclatanti. Mi riesce davvero difficile comprendere – leggendo stralci della lettera anonima- che un uomo d'onore facente parte del commando incaricato di uccidere Di Matteo, ad un certo punto si dissocia, come se fosse stato folgorato sulla via di Damasco, renda pubblico l'attentato. E' il nuovo Paolo Tarso? C'è qualcosa che mi sfugge: che fine ha fatto il mancato attentatore pentito, ovvero l'autore della missiva anonima? E come può o potrebbe far ancor parte del sodalizio, quando si sa bene quale sono le ferree norme che regolano la vita di Cosa nostra? Si è forse andato a nascondere in Papuasia? Insomma, non credo che le lettere profumino di mafia. Qualcuno, in rete avanza l'ipotesi che Cosa nostra sia davvero l'autrice delle lettere e che il fine sia quello di lanciare dei messaggi “agli amici romani” per “restaurare” quel rapporto ancestrale che da sempre ha caratterizzato lo Stato e la mafia. Supposizioni, sono solo supposizioni come del resto sono le mie considerazioni, come quella che immagino “menti raffinatissime” pronte a cavalcare, non solo il vuoto di “potere” che aleggia nel nostro Paese, ma persino approfittarsi di un momento che vede Di Matteo sottoposto a richiesta di procedimento disciplinare. Nelle lettere si fa anche riferimento ad esplosivi e armi già pronte e allora mi viene da ridere ancor di più, perchè non mi meraviglierei se venissero trovate: la storia giudiziaria è piena di ritrovamenti fatti scoprire alla bisogna.

In ogni caso è fuor di ogni dubbio che occorre stare con gli occhi aperti e tuttavia, sento la necessità di dire all'anonimo, sia esso uomo d'onore che appartenente alle “menti raffinatissime” che il il PM Nino Di Matteo non sarà lasciato solo. L'Italia onesta non lo permetterà: la stagione di Capaci, via D'Amelio, Via Dei Georgofili, di Roma e Milano, non ci sarà mai più. Scordatelo, insulso individuo anonimo. A Nino Di Matteo la mia personale solidarietà.

Tratto da: 19luglio1992.com

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