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ingroia-antonio-web25di Pippo Giordano - 23 gennaio 2013
Ho seguito con particolare silenzio l'intero percorso di Antonio Ingroia sino alla sua candidatura. Ho letto l'ultima lettera di Salvatore Borsellino: “Ingroia, ancora tanta strada da fare, ma il mio appoggio non mancherà” e non posso che condividerla, anche se uno scambio d'opinione era già avvenuto telefonicamente.

Devo, anche far notare, il mio disappunto per la presenza di Sallusti nella trasmissione di Lucia Annunziata e che subito dopo la chiusura del servizio, avevo fatto rilevare il “tranello” posto in essere per mettere in difficoltà Ingroia. E, se devo esser sincero non capisco perchè Ingroia ha accettato di dialogare col pregiudicato Sallusti: io mi sarei rifiutato e di certo mi rifiuterò e nemmeno gli stringerò la mano. A questo punto, archiviata la puntata di Annunziata, è doveroso da parte mia affermare pubblicamente che il mio appoggio ad Ingroia non verrà meno, e vorrei argomentarlo.
Ho conosciuto il PM Antonio Ingroia in un bruttissimo momento, quando la democrazia di questo Paese era stata sospesa. Prima della strage di via D'Amelio, non sapevo chi fosse Ingroia: io ero intento a collaborare  con  Paolo Borsellino. Dopo l'eccidio di via D'Amelio, tra i tanti magistrati venuti ad interrogari i collaboratori di giustizia, in quel periodo alla DIA ne avevamo ben cinque, è arrivato pure Ingroia. Chi mi conosce, sa bene che a me piace più ascoltare che parlare; è un retaggio che mi porto sin dalla tenera età e questo mi consente di “guardare” dentro le persone. Aliquò, Natoli, Lo Forte, Boccassini, Vigna, Pignatone, Guarnotta e tanti altri magistrati, si sono avvicendati negli interrogatori. Ma Ingroia mi ha particolarmente colpito.

In lui ho notato, a parte la giovane età, una somiglianza caratteriale simile al dottor Giovanni Falcone: riflessivo, calmo e soprattutto metodico e durante il nostro lavoro, ho colto nell'animo di Antonio Ingroia un dispiacere silente per la morte del giudice Paolo Borsellino, un dispiacere diverso, un dispiacere vero anche se non esplicitato. Entrambi di poche parole, ci siamo tuffati in quel che anche Borsellino aveva cominciato a fare, interrogare, interrogare ed interrogare i pentiti. Sentivamo, senza nemmeno dircelo, l'esigenza di dare risposte, sentivamo la necessità di farlo per Giovanni, Paolo e i miei colleghi. Prima che io andassi in pensione, Ingroia mi ha affidato l'ultimo decreto per intercettare un'utenza telefonica e non ho più avuto modo di rivederlo, sino a quando insieme al movimento Agende Rosse, non mi sono recato in via D'Amelio. Poi sono stato costretto a difenderlo dagli inconsulti attacchi di Gasparri e Chicchitto, piuttosto che Berlusconi.
Tanti si sono dispiaciuti ed io tra loro, dell'abbandono della toga da parte di Ingroia. Ma dobbiamo comprendere, che nelle decisioni di un uomo, c'è sempre una ragione a monte e quindi io stesso la rispetto, ed invito gli altri, a farlo. Gli errori di Ingroia nel compilare la lista dei candidati? E', a parere mio, il pagamento del noviziato. Diamo fiducia ad Ingroia, offriamogli la possibilità che può ancora contare sulle persone oneste che insieme a lui hanno lottato per accendere quella luce di verità sulle stragi mafiose. Non commettiamo lo stesso errore degli incalliti politici che un giorno si e l'altro pure, mettevano i bastoni tra le ruote per impedire ad Ingroia e al Pool di Palermo, di scoperchiare la “trattativa” tra Stato e mafia. Se noi non diamo fiducia al politico Ingroia, non sapremo mai se la sua opera che dovrà essere esercitata dall'interno del “Palazzo” potrà mai farci sentire quel bel profumo di libertà che fa ripudiare il puzzo del compromesso morale.
Una preghiera ad Antonio Ingroia. Non dialoghi con chi sino a ieri ha offeso, denigrato e calpestato la memoria del nostri Martiri per mano mafiosa: la prego, non ci deluda. In buona sostanza, caro dottor Ingroia come ha detto Salvatore, anche il mio appoggio non mancherà.

Tratto da:
19luglio1992.com
   

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