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borsellino-moglie-e-figliodi Gianluca Daluiso - 19 gennaio 2013

Caro Paolo,

oggi sono 21 anni che non puoi più trascorrere il tuo compleanno a casa con la tua famiglia. Sono 21 anni, che questo Paese aspetta che si possa scoprire la verità su quel terribile periodo.

Gli anni passano, ma il tuo ricordo rimane sempre fisso nei nostri cuori. E’ vero, come posso io, nato 26 giorni dopo la strage di via d’Amelio, parlare del tuo ricordo. Non potrei, perché non ho mai avuto la possibilità di poterti conoscere, di poterti parlare, o anche solo di poterti incontrare. Nulla di tutto questo. Eppure mi sembra di averti conosciuto. Non lo so il motivo. Forse perché le tue parole, i tuoi insegnamenti, è come se fossero cosparsi nell’aria. O forse perché mi sembra di rivedere il tuo sguardo, la tua voglia di combattere, ogni volta che tuo fratello Salvatore, alza la tua agenda rossa al cielo. Quell’agenda, che è diventata oggi, per tanti italiani, simbolo di verità e giustizia. Vedi Paolo, la tua morte, il tuo sacrificio, ci ha migliorati, come solo l’amore può fare. Il tuo è stato un gesto di amore, per la tua terra, per il tuo Paese, per tutti noi. Credo che il modo migliore che abbiamo, per onorare la tua memoria, non sia il tuo ricordo dentro di noi. O almeno non solo quello. Ci deve essere prima di tutto la tua voglia di combattere, di resistere, la tua voglia di trovare il coraggio per poter provare almeno a cambiare le cose.

Caro Paolo, tu non ci sei più, ma è rimasto il puzzo del compromesso morale, è rimasta quella indifferenza, e in alcuni casi, anche quella contiguità con il malaffare. Anni di cattiva politica, hanno portato ad infettare diverse frammentazioni della società. Ma non c’è solo questo. Il nostro Paese non è solo questo. C’è anche tanta gente onesta, che crede nei tuoi stessi valori, che crede sia veramente possibile un’Italia diversa, un’Italia migliore. Tu, Paolo, ci hai insegnato la passione per la verità, che ci rende liberi, e la passione per la giustizia, che ci rende tutti uguali.

E soprattutto nei momenti più difficili, quando crediamo che non ce la facciamo, perché vanno avanti sempre i peggiori, quando la rassegnazione sembra prevalere su di noi, tu ci hai trasmesso la fiducia per credere ancora nella speranza. Ci hai insegnato la dedizione, l’importanza di fare il proprio dovere, sempre e in qualsiasi situazione. Anche nei casi di maggiore sconforto, com’è capitato a te, a Giovanni e a tanti altri come voi. Quando vi sentivate amareggiati, isolati, attaccati ed etichettati come i “Professionisti dell’antimafia”. Quando eravate vittime di quell’indecente sistema della macchina del fango, o peggio ancora, di quella stupida “invidia”. E nonostante tutto questo, proseguivate a schiena dritta e a testa alta il vostro lavoro. Ci avete donato la vostra umiltà, dimostrando che non si fa il proprio dovere perchè qualcuno ci dica grazie, ma lo si fa per principio, per la propria dignità.

Grazie Paolo per avermi insegnato, prima di tutto, attraverso la tua testimonianza di vita, il significato della parola umanità e di amore per gli altri.

Tratto da: 19luglio1992.com

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