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napolitano-giorgio-big0di Giuseppe Di Fini - 10 settembre 2012
Caro Presidente,
forse non ricorda più il nostro incontro; sono ormai passati anni da quando, con la trepidazione di un ragazzino che si affaccia nel mondo dell’impegno sociale, fui molto lieto di poter dialogare con Lei. Venni ospitato al Quirinale in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, con lo scopo di raccontare la mia esperienza.
Davanti ai miei occhi, avvicinandosi, un nonno affettuoso iniziò a parlarmi.

“Hai molto coraggio! Sono fiero di te! Comprendo le difficoltà, ma devi andare avanti; ti sembrerà una lotta senza fine, però il mondo ha bisogno di giovani come te...
Quindi vorresti diventare un magistrato? Bene! Alla Magistratura non mancherà mai il mio sostegno. Che dire? Buon lavoro!”
Io, in pochi istanti, risposi: “Credo in Lei; abbiamo bisogno del Suo supporto. Buon lavoro”.
Andai a prendere posto; Lei venne portato via dalla scorta.
Si rinnovò in me una forte fiducia nella Sua carica istituzionale; tornai in Sicilia con il compito di intensificare la mia attività e, maestoso conforto, avrei ottenuto il sostegno del mio Presidente; quel sostegno che, secondo le Sue affermazioni, avrebbe ottenuto anche la Magistratura.
Assistendo ai continui attacchi contro la Procura di Palermo, ho verificato che le parole hanno un miserrimo peso...Anche quelle del mio Presidente.
"Bisogna sperare nei giovani! Il futuro sono i giovani! I giovani avranno il mondo sulle spalle"
Certo, molto semplice. I potenti di turno hanno raso al suolo il paese (e continuano ad annientarlo), hanno scaricato la responsabilità del futuro sulle nuove generazioni (senza pensare che, prima di tutto, siamo il PRESENTE) e vi congedate dal lerciume in cui ci avete lasciati. Voi parlate; noi ci attiviamo. Noi ci impegniamo; voi continuate ad allestire il palco di questa orrenda commedia.
Con ovvie eccezioni.
Che fine ha fatto la sua promessa?
Credevo in Lei, Presidente; credevo nella Sua istituzione.
Credevo; oggi non ne sono più sicuro.

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