“Legalità e cambiamento, parliamone insieme”. Questo il titolo dell’incontro che si è svolto ieri mattina presso l’I.S. “G. Galilei” di Verona, al quale sono stati invitati ospiti illustri come Don Luigi Ciotti, fondatore di “Gruppo Abele” e “Libera”, Roberto Massucci Questore di Verona e Beppino Tartaro, giornalista.
Presenti all’evento l’Associazione “Falcone e Borsellino” con Flavio Bertaiola e Alessandra Rossi, il gruppo “Anioc” con Adelino Fasoli, “Meritocrazia Italia” con Donatella Castioni, Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Verona e Carla Vertuani, Dirigente Scolastica di I.S. “L. Einaudi” di Verona.
La Dirigente Scolastica Mariangela Iacarelli, moderatrice della conferenza, ha dato la parola al Questore Roberto Massucci, il quale ha spiegato ai ragazzi che “Riabilitazione” ed “Inclusione” come espressione di legalità, sono i valori a cui egli intende ispirarsi nella propria attività governativa di gestione delle emergenze e dell’ordine pubblico, soprattutto quando si trova ad operare con le fasce giovanili della popolazione.
Ha invitato ai giovani studenti a ragionare sul proprio atteggiamento, per fare scelte di segno opposto rispetto a quello tipico del mafioso fatto di arroganza e prevaricazione e ha raccomandato di non permettere che altri compiano quelle scelte che spetterebbero a loro. Per compiere scelte consapevoli, aggiunge, è necessario dotarsi fin dai banchi di scuola di una solida “cassetta degli attrezzi” fatta di cultura e discernimento.
Molto coinvolgente l’intervento di Beppino Tartaro, giornalista e scrittore originario di Trapani, residente in Veneto. Ha subito pesanti querele per aver puntato il dito su verità scomode. Scagionato da tutte le accuse, organizza convegni sulle tematiche antimafia a Verona, ai quali partecipano esperti e conoscitori della realtà mafiosa nazionale.
“È necessario recuperare la saldatura tra uguaglianza e giustizia- esordisce Don Luigi Ciotti - non c’è uguaglianza senza giustizia e non c’è giustizia senza uguaglianza. Lottate, ragazzi, per il riconoscimento dei vostri diritti! Sarà il “noi” la vera forza, fatta di cittadini che si uniscono per realizzare il bene comune, che apprezzano la luce e che denunciano le ombre, che sanno rispettare la sacralità delle istituzioni e che sono in grado di riconoscere i traditori del proprio mandato istituzionale. C’è una cosa che accomuna questa Italia talvolta così poco unita – aggiunge - l’infiltrazione mafiosa, ormai radicata in ogni angolo del Paese. Questo fatto deve rappresentare per tutti noi una sfida e ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte, a partire dalle piccole cose che diventano segni importanti".
Calzante a tal proposito la conclusione calcistica riportata dal fondatore di “Abele”. Un podere viene espropriato alla mafia, i volontari si adoperano per realizzare una scuola di calcio per offrire alla gioventù locale un’opportunità di aggregazione, per ben nove anni la criminalità organizzata non permette che si realizzi l’attività, “Abele” coinvolge la Federazione Italiana Calcio per un’inaugurazione forzata, la notte precedente si registrano atti intimidatori, “Abele” teme che la Federazione batta in ritirata, invece la Federazione ribadisce che i fatti accaduti la notte precedente saranno una ragione in più per scendere in campo.
Grazie a questo prezioso segnale, fatto di un “noi” di squadra, ora l’attività sportiva è finalmente decollata.
Foto © ACFB
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